venerdì 2 luglio 2021

LA DIFFICILE CONVIVENZA TRA SCIENZA E PSEUDOSCIENZA

 di SERGIO SALVI



Secondo Marco Ciardi, autore del recente libro “Breve storia delle pseudoscienze” (Hoepli, 2021), sono almeno due le lacune di vecchia data che gravano sulla comunicazione scientifica.

La prima lacuna è l’incapacità da parte di scienziati, politici e mezzi d’informazione di spiegare che cos’è la scienza, i principi su cui si basa, i meccanismi del suo funzionamento. La seconda lacuna è l’assenza di conoscenze sull’evoluzione storica della scienza. In entrambi i casi, l’origine del problema riguarda la scuola.

A scuola, infatti, si imparano passivamente le formule chimiche o le equazioni matematiche ma senza avere un’idea chiara di cosa si stia studiando. Troppe sono le nozioni da mandare a memoria, che poi sono rapidamente dimenticate, diventando il più delle volte inutili. In altre parole, a scuola non si insegna a riflettere su cosa sia e come funziona la scienza, sono quasi del tutto assenti le analisi dei metodi e dei valori alla base della ricerca e, da ultimo, si insegna la scienza senza la sua storia. Di conseguenza, mancando una formazione adeguata sui temi scientifici, non deve sorprendere che in molti (non solo tra i politici e i giornalisti, ma anche tra gli stessi scienziati) non siano in grado di comprenderli e, di conseguenza, di comunicarli adeguatamente. Inoltre, insegnare le materie scientifiche senza accompagnarle a una spiegazione che permetta di capire i motivi e le cause della loro origine e i problemi a cui sono dovute andare incontro nel corso del loro sviluppo, fa sì che non ci si interroghi quasi mai sulle distinzioni di campo fondamentali per comprendere il ruolo svolto dalla scienza moderna, per esempio, sulle differenze tra scienza e magia, scienza e religione, scienza e pseudoscienza. 

L’uomo ha sempre cercato di elaborare spiegazioni per comprendere i fenomeni naturali, inizialmente elaborando tentativi di analisi della realtà largamente basati sul senso comune e, in seguito, grazie ad osservazioni sempre più raffinate e strumenti di calcolo sempre più precisi, sviluppando metodi e tecniche che hanno consentito di fare affermazioni via via più certe e affidabili. Si è trattato di un processo né lineare né progressivo, che ha subìto arresti e retromarce, fino alla comparsa della scienza moderna nell’Europa del Seicento e, con essa, delle regole che caratterizzano il sapere contemporaneo e che sono alla base del modo corretto di studiare la natura e noi stessi. 

La scienza è l’unico ambito della conoscenza all’interno del quale non ha alcun valore l’appello alle autorità, o alle testimonianze individuali. La scienza moderna, in opposizione alla magia, nasce come sapere pubblico, controllabile, riproducibile e verificabile. Ma la scienza tende anche ad essere in continuo mutamento e, al contrario di quanto comunemente si crede, ha bisogno di immaginazione e creatività; è ricca di fascino, di mistero e di soluzioni imprevedibili. Soluzioni che però vanno dimostrate e accertate, non solo pensate.

La costruzione delle teorie - prosegue Ciardi - è molto più problematica e storicamente complessa di quello che le ricostruzioni logiche vorrebbero, mentre il confine tra scienza e pseudoscienza va sempre interpretato nel contesto storico del tempo e mai secondo i parametri di valutazione contemporanei. Non deve quindi stupire che nel Seicento le metodologie matematiche e sperimentali tipiche della scienza moderna siano state elaborate contemporaneamente a studi che erano ancora strettamente legati all’astrologia, all’alchimia e ad altre discipline che oggi non hanno più una validità conoscitiva. Né - a mio avviso - dovrebbe stupire più di tanto che alcune di quelle discipline pseudoscientifiche siano sopravvissute fino ad oggi e che ad esse se ne siano affiancate altre di più recente concezione. Questo perché - come evidenzia lo stesso Ciardi - gli esseri umani, caratterizzati dal desiderio di esplorare e conoscere il mondo che li circonda, non si rassegnano a un’accettazione passiva della realtà, ma la mettono continuamente in discussione, attraverso domande, ipotesi e congetture di vario genere. Tutto sommato - riflette Ciardi - lo spirito che anima gli scienziati (così come gli storici) non è molto diverso da quello dei complottisti (e, aggiungo io, dei sostenitori delle pseudoscienze). Essere scettici, dubitare di tutto, rimettere in discussione le conoscenze acquisite fa parte del modo di pensare sia degli uni che degli altri. Il problema dei complottisti (e degli assertori delle pseudoscienze), però, è che i loro dubbi restano sempre nel territorio dell’indimostrabile, della credenza, e non vengono mai posti sul piano del confronto secondo le regole della metodologia della ricerca storica e scientifica. 

Ognuno può credere a quello che vuole - conclude Ciardi la sua introduzione al volume - ma l’importante è che conosca l’origine delle proprie credenze e se hanno un fondamento più o meno plausibile.

Nella conclusione del libro, invece, Ciardi termina con alcuni brani del celebre astrofisico Carl Sagan (1934 - 1996) che suonano ancora oggi attualissimi: “Per molte persone le mediocri dottrine delle pseudoscienze sono la più vicina approssimazione oggi esistente a una scienza comprensibile. La popolarità di queste pseudoscienze equivale a una nota di biasimo alle scuole, alla stampa e alle emittenti televisive, perché i loro sforzi nel campo dell’istruzione scientifica sono occasionali, privi di efficacia; e a noi scienziati, perché facciamo così poco per divulgare le nostre discipline”. E ancora: “Non si esorcizzano né le torbide tentazioni dell’irrazionale, né le fantasie malate, con l’esecrare o col dichiarare che non hanno diritto di esistere. I roghi fanno solo proliferare le streghe. Il fatto stesso che certi atteggiamenti sopravvivano, e di continuo risorgano nella storia, e si intreccino al progredire dell’uomo, propone problemi che vanno affrontati: storici e teorici, di genesi e di significato”.


 
SERGIO SALVI
 
Biologo libero professionista, già ricercatore in genetica, è biografo di Nazareno Strampelli e cultore di storia agroalimentare. Si dedica alla divulgazione scientifica su temi d’interesse storico e di attualità. È Socio corrispondente della Deputazione di Storia Patria per le Marche

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