domenica 27 marzo 2022

SICCITÀ AL NORD: ALCUNI DATI

 

I raffronti delle precipitazioni dal 1 ottobre 2021 con le serie storiche secolari di quattro stazioni dell’area (Milano, Torino, Bologna e Venezia) fa propendere per livelli di anomalia modesti, salvo che per Torino ove il 2022 si classifica al 20° posto a partire dal meno piovoso, il 1990. Nella norma appaiono i livelli dei grandi laghi prealpini mentre sfuggono all’analisi i livelli di innevamento alpino e le portate del Po e degli affluenti.

 

di LUIGI MARIANI



A Milano l’ultima pioggia significativa (13,5 mm) risale al 15 febbraio scorso mentre a Torino, secondo i dati della stazione del Dipartimento di Fisica dell’Università (qui) si deve risalire all’8 dicembre 2021 (11 mm). Basta poi leggere il comunicato stampa della Coldiretti del 17 marzo (qui) per ritrovare tutti i caratteri del disastro incombente.

ALCUNI DATI

Ho controllato le precipitazioni fin qui cadute nel Nord Italia nell’anno idrologico in corso, e cioè dal 1 ottobre 2021 (data in cui ha inizio l’anno idrologico) al 28 febbraio, per quattro stazioni per le quali dispongo di serie storiche secolari mensili di precipitazione (Milano, Torino, Bologna e Venezia) ed il risultato è riportato nelle tabelle 1 e 2. Al riguardo giova premettere che l’anno idrologico è un buon descrittore della situazione in atto in quanto considera il periodo di ricarica delle falde dopo la fase siccitosa estiva e rende inoltre ragione dell’acqua che si accumula nei terreni senza essere consumata per traspirazione dalle piante, che nel periodo invernale sono in riposo vegetativo. Dai dati in tabella non si evidenziano anomalie particolarmente spiccate se non per la stazione di Torino, per la quale il 2022 con 138 mm dal 1 ottobre 2021 è al 20° posto a partire dal meno piovoso in assoluto che è il 1990 (31 mm) seguito dal 1884 (49 mm).

Ho potuto anche verificare il livello dei grandi laghi prealpini (Maggiore, Como, Iseo, Idro, Garda - qui -) che risultano tutti pienamente nella norma.

Non ho raffronti da segnalare circa lo stato dell’innevamento sulle Alpi.

Non ho potuto neppure verificare l’anomalia delle portate in alcune stazioni storiche come Pontelagoscuro (qui) non disponendo di serie storiche di tale variabile. Sarebbe interessante se qualche lettore potesse offrire dati al riguardo.

Non ho infine dati circa gli stoccaggi idrici nelle dighe alpine che sono essenziali per garantire gli afflussi al sistema.

LE PROSPETTIVE A MEDIO TERMINE

Per quel che riguarda il settore agricolo i cereali vernini (soprattutto frumento e orzo) che sono oggi in campo non dovrebbero avere fin qui subito danni. Anche le colture arboree e la vite non dovrebbero al momento presentare problemi in quanto il freddo delle ultime settimane ha rallentato la vegetazione e i consumi idrici sono al momento modesti. Problemi vi sono e vi saranno con le semine primaverili (pisello, barbabietola, fra poco mais e più in là pomodoro e riso) in quanto lo strato più superficiale dei suoli è molto povero d’acqua, il che ostacola le operazioni di preparazione del letto di semina e rende difficile la germinazione delle colture. Chi avesse dati discordanti rispetto a questa mia analisi è pregato di inviarli in quanto è difficile avere un’idea complessiva circa un fenomeno così variegato e con una variabilità a microscala tanto accentuata. Non resta dunque che sperare che piova e che le condizioni rientrino nella piena normalità.

ALCUNE VALUTAZIONI GENERALI

Credo che in nostro paese meriterebbe un monitoraggio delle variabili atmosferiche e il loro raffronto con le serie storiche effettuato da un ente competente e che dovrebbe essere a mio avviso chiamato a produrre bollettini con cadenza settimanale. Ciò anche per evitare che l’interpretazione dei livelli di anomalia dei fenomeni sia affidato a organizzazioni che non presentano caratteristiche di terzietà e che rischiano peraltro di influenzare negativamente i mercati.




LUIGI MARIANI
Agronomo libero professionista con lunga esperienza nella modellazione matematica dell’agroecosistema. Direttore del Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura e vicepresidente della Società Agraria di Lombardia, attualmente insegna Agronomia all’Università degli studi di Brescia e Storia dell’Agricoltura all’Università degli Studi di Milano, dopo essere stato a lungo docente di Agrometeorologia.


1 commento:

  1. Buonasera Luigi, per i cereali autunno vernini le mancate pioggie di marzo pongono un problema per le concimazioni azotate che senza umidità negli strati superficiali del terreno stentano ad arrivare alle radici, anche se le ridotte piogge invernali hanno limitato le lisciviazioni azotate. Mi interesserebbe sapere qual'è invece il tuo parere sull'aumento di frequenza dei fenomeni estremi riportato in questo stutio: https://rdcu.be/cJVHj

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