Gli alisei con il loro fluire da est verso ovest permisero l’impresa di Cristoforo Colombo ponendo in contatto, forse per la prima volta, i centri genetici agrari del vecchio e del nuovo mondo. In questo scritto parlerò della rilevanza di questi venti per l’agricoltura e il commercio e del loro strettissimo legame con la circolazione generale, il sistema di termoregolazione del pianeta Terra.
di LUIGI MARIANI
Alcune ricadute agronomiche della scoperta dell’America
Con la scoperta dell’America avrà inizio quella globalizzazione che è un tratto distintivo della modernità, accompagnandoci tutt’oggi, ed enormi furono anche le ricadute agronomiche. Infatti nuove specie vegetali coltivate (mais, tabacco, girasole, patata, pomodoro, zucca, arachide, ecc.) e, in misura minore animali, attraversarono l’Oceano per giungere in Europa, mutando in modo radicale e spesso in meglio le diete di noi europei e, analogamente, altre specie raggiunsero le Americhe (si pensi al frumento, al riso, al pesco, al cavallo, ai bovini e agli ovi-caprini). Ebbe così compimento l’opera di interconnessone fra i grandi centri genetici primari (Sudest asiatico, Mezzaluna fertile, Sub-Sahara e America scentro meridionale) (figura 1) iniziatasi molti millenni prima, immediatamente a valle della rivoluzione neolitica, che aveva preso il via all’inizio dell’Olocene, fra 12.000 e 9.000 anni orsono.
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Figura 1 – I quattro grandi centri genetici primari con le principali specie vegetali in essi domesticate (da Gepts, 2004 - modificato). Ad ogni centro genetico si associa una grande civiltà agricola (civiltà del riso per il sudest asiatico, civiltà del frumento per la mezzaluna fertile, civiltà del sorgo per il centro sub-sahariano e civiltà del mais per il centro americano). La domesticazione ha inizio al termine dell’ultima era glaciale (fra 9000 e 12000 anni orsono) ma la piena connessione fra i 4 centri si verifica a seguito della scoperta dell’America.
Resta tutt’oggi aperta la domanda circa il fatto che altri popoli possano aver raggiunto le Americhe prima di Colombo e qui si pensi ai Vichinghi che intorno all’anno 1000 avevano raggiunto la Groenlandia, a un tiro di schioppo da Vineland o ai navigatori
Curiosa in tal senso è anche la menzione dell’America fatta dal cronista milanese Galvano Fiamma nella sua Cronica universalis del 1340 (Chiesa, 2021) di cui qui di seguito si riporta la traduzione di un passo scritto in latino: "I marinai che percorrono i mari della Danimarca e della Norvegia dicono che oltre la Norvegia, verso settentrione, si trova l’Islanda. Più oltre c’è un'isola detta Grolandia...; e ancora oltre, verso occidente, c’è una terra chiamata Marckalada. Gli abitanti del posto sono dei giganti: lì si trovano edifici di pietre così grosse che nessun uomo sarebbe in grado di metterle in posa, se non grandissimi giganti. Lì crescono alberi verdi e vivono moltissimi animali e uccelli. Però non c’è mai stato nessun marinaio che sia riuscito a sapere con certezza notizie su questa terra e sulle sue caratteristiche". È possibile che la notizia fosse giunta a Galvano da marinai genovesi che commerciavano con le regioni del nord e il suo interesse risiede nel fatto che informazioni seppur vaghe sull’esistenza di terre oltreatlantiche avrebbero potuto rendere più accettabile per i protagonisti e per i finanziatori il rischio connesso alla spedizione del 1492.
Gli Alisei e la domesticazione del cotone
Si deve forse agli alisei il curioso fenomeno per cui le due principali specie di cotone coltivate e cioè Gossypium hirsutum L. e Gossypium bardabense L., tetraploidi con 2n=4x=52, sono frutto di un evento di ibridazione avvenuto 1-2 milioni di anni orsono1 fra un genoma A proveniente da una specie africana (Gossypium herbaceum L.) e un genoma D proveniente da una specie americana (Gossypium raimondii Ulbr.) (Chang etal., 2023). Non estraneo alla vicenda potrebbe essere il fatto che molti cicloni tropicali che interessano la regione caraibica si generano a partire da tempeste tropicali formatesi sulla costa africana e trasportate verso ovest dagli Alisei. Tali tempeste trasportano verso il nuovo mondo polveri di origine sahariana e con loro probabilmente anche polline e propaguli vegetali.
I viaggi di Colombo e le conoscenze meteorologiche dei suoi tempi
Interessante è osservare che l’impresa di Colombo fu resa possibile dalle conoscenze meteorologiche innovative acquisite dai navigatori (arabi in primis) che nel Medioevo avevano navigato nell’Oceano indiano e in Atlantico, oltre le colonne dell’Ercole. Colombo infatti sapeva che la fascia latitudinale fra 30° e l’equatore è dominata dagli Alisei, venti che spirano da Est verso Ovest. Ma perché gli Alisei hanno questo peculiare comportamento? Per capirlo occorre riflettere sullo schema di funzionamento della circolazione generale che incessantemente anima l’atmosfera del nostro pianeta con lo scopo di riequilibrare lo scompenso energetico continuamente reimposto dal Sole, il quale manda molta più energia nelle fasce intertropicali che alle latitudini medio-alte (figura 2). Dalla circolazione atmosferica dipende l’80% circa degli scambi energetici latitudinali, il restante 20% essendo garantito dagli oceani. Per inciso l’atmosfera può trasportare questa enorme mole di energia grazie al vapore acqueo, che assorbe 2450 Joule per grammo di acqua evaporata dalle grandi distese marine ed evapotraspirata delle aree terresti coperta da vegetazione e ne libera altrettanti condensando per produrre nubi e pioggia.
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Figura 2 – Distribuzione latitudinale della radiazione solare entrante e di quella terrestre uscente. Il diagramma evidenzia i tre pilastri del sistema climatico terrestre: l’equilibrio energetico (mediamente 235 W m-2 sono assorbiti e altrettanti sono emessi verso lo spazio), l’effetto serra (secondo la legge di Stefan - Boltzmann 235 W m-2 emessi corrispondono all'emissione di un corpo con Temperatura di -19°C. L'effetto serra giustifica il fatto che la Terra in superficie abbia una temperatura di +14°C. In parole povere la terra è riscaldata da due soli: il sole e l’atmosfera) e la circolazione (l'assorbimento di energia si concentra nella fascia equatoriale ma l'emissione è assai più regolare, il che si giustifica in presenza di un trasferimento latitudinale di energia, merito della circolazione atmosferica e oceanica.
Gli Alisei e la circolazione generale del pianeta
I tre grandi pilastri del clima del nostro pianeta sono la circolazione atmosferica e oceanica, l’effetto serra e l’equilibrio energetico e da ciò discende che una lettura completa dei processi meteorologici che hanno luogo a livello di campo coltivato o di terroir è impossibile senza aver contezza di tali pilastri e dei meccanismi che li governano. Ad esempio la conoscenza della circolazione atmosferica a livello planetario (circolazione generale) è essenziale per spiegare le grandi ondate di caldo e di freddo, che periodicamente colpiscono i nostri territori influenzandone profondamente la vocazionalità agricola e che sono dovute all’irruzione nel bacino del Mediterraneo di tre principali masse d’aria dalle caratteristiche peculiari (Artica, Polare e Subtropicale) da declinare nelle loro versioni marittima e continentale.
Riflettendo sullo schema di circolazione generale riportato nella figura 3 e illustrato nella figura 4 si comprende con relativa facilità il suo meccanismo di funzionamento e il ruolo in esso giocato dagli Alisei.
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Figura 3 – Schema di circolazione atmosferica generale. Con HC, FC e PC son rispettivamente indicate la cella di Hadley quelle di Ferrel e infine quella polare. Si noti che gli Alisei (frecce rosse) convergono da Nordest e da Sudest nella zona di convergenza intertropicale (ITCZ) indicata dalla linea in verde. Con H e L sono poi rispettivamente indicati i grandi anticicloni mediamente presenti a 30° e le grandi depressioni mediamente presenti a 60°N che come ingranaggi muovono da Ovest verso est le grandi correnti occidentali (in azzurro), le cui ondulazioni si generano principalmente per effetto dell’interazione delle grandi catene montuose estere in senso latitudinale (Montagne rocciose, Alpi scandinave, Ande, ecc.). Si noti anche che l’Emisfero sud si comporta in modo speculare rispetto a quello Nord. Da segnalare infine il diagramma a destra che mostra la distribuzione latitudinale delle piogge, la quale presenta 3 massimi, quello equatoriale legato all’OTCZ e quelli delle medie latitudini prodotti dalle westerlies.
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Figura 4 – Le nubi presenti nella a foto lasciano intuire le principali strutture la circolazione generale. In particolare si notino la fascia di nubi temporalesche (aree rotondeggianti) che caratterizzano la zona di convergenza intertropicale e le medie latitudini a Nord e a Sud, segnate dalla presenta di nubi in bande che sono le perturbazioni (sistemi frontali). L’immagine è delle ore 12 UTC del 29 marzo 2004 (Composite IR a cura di MeteoFrance e Japan Meteorological Agency.
Nella figura 3 si notino anzitutto le tre grandi celle latitudinali che sono alle radici della circolazione generale nei due emisferi: la più prossima all’equatore è la cella di Hadley (HC) che vede l’aria salire fino ai limiti della troposfera all’equatore meteorologico e discendere verso terra a circa 30° di latitudine Nord2; la seconda è la cella di Ferrel (FC) che vede l’aria scendere a 30°N e salire a 60°N; la terza è la cella polare (PC) che vede l’aria salire a 60°N e ricadere verso terra al polo. La zona di salita della massa d’aria presente all’equatore meteorologico è nota come zona di convergenza intertropicale (Inter Tropical Convergence Zone – ITCZ) ed è sede di una vivace attività temporalesca; la zona di discesa a 30°N è la fascia dei grandi anticicloni dinamici subtropicali (anticiclone delle Azzorre, a. dell’Oceano indiano e a. de Pacifico settentrionale) nei quali l’aria scende e le nubi si dissolvono. Infine la zona di salita a 60°N è sede dei grandi cicloni dinamici delle alte latitudini (ciclone d’Islanda in Atlantico e ciclone delle Aleutine nel Pacifico) cui si associano grandi corpi nuvolosi che in massima parte afferiscono a perturbazioni frontali.
Da tale schema è facile dedurre che la cella di Hadley, cella convettiva diretta una cui componente essenziale sono gli Alisei, governa gli scambi energetici fra equatore e tropici, per cui è una componente essenziale del sistema di termoregolazione del pianeta. Analogamente la cella di Ferrel e la cella polare governano gli scambi energetici fra tropici e medie latitudini e fra medie e alte latitudini.
Si noti anche che, per effetto della forza deviante di Corolis, l’aria ruota in senso orario attorno ai grandi anticicloni dinamici3 subtropicali e in senso antiorario attorno ai grandi cicloni dinamici delle latitudini medio-alte. Tali strutture si comportano in sostanza come veri e propri ingranaggi, che fanno assumere alle masse l’aria delle medie latitudini un moto da ovest verso est, dando così origine alle Grandi Correnti occidentali (Westerlies), il che spiega il fatto che le perturbazioni che interessano l’Europa giungano di solito dall’Atlantico. Al moto antiorario che anima gli anticicloni subtropicali si deve poi il fatto che nella cella di Hadley la massa d’aria che discende a 30°N si diriga verso l’Equatore assumendo direzione da Nordest.
Gli Alisei insieme all’ITCZ, ai Monsoni e a fenomeni ciclici come En Nino/La Nina, il dipolo dell’Oceano Indiano (Indian Ocean Dipole – IOD) e l’oscillazione di Madden Julian sono fra i principali ingredienti della meteorologia tropicale. Ad esempio le stagioni delle piogge ai tropici sono legate al monsone e al ciclico moto dell’ITCZ, che durante l’estate boreale si sposta verso Nord per poi tornare a Sud durante l’Inverno boreale.
Conclusioni
In sostanza dunque Colombo scoprì l’America sulle ali degli Alisei mentre tornò in Europa utilizzando le westerlies, seguendo così uno schema che sarà poi seguito dai marinai delle rotte trasatlantiche fintanto che la navigazione sarà a vela. L’importanza degli Alisei per la navigazione ha fatto sì che in lingua inglese siano anche noti come trade winds, termine dall’etimologia incerta e che sta per “venti del commercio”.
Per i più curiosi segnalo infine la descrizione di Alisei e Monsoni redatta nel 1708 dall’astronomo e geofisico Edmond Halley (1656-1742) reperibile sul sito della Royal Society. Tale descrizione è interessante in quanto ci mostra l’accumulo di conoscenze frutto delle grandi spedizioni di esplorazione marittima effettuate dalle grandi potenze europee (in primis Spagna, Portogallo e Inghilterra) fra XV e XVI secolo. A tali imprese dettero un enorme contributo grandi navigatori italiani come Cristoforo Colombo, Antonio Pigafetta e Vespucci, dal cui nome (Amerigo) trarrà nome l’America. Scriveva Vespucci a Lorenzo di Pierfrancesco de Medici: «Superioribus diebus satis ample tibi scripsi de reditu meo ab novis illis regionibus, quas et classe et impensis et mandato istius Serenissimi Portugaliae Regis perquisivimus et invenimus. Quasque Novum Mundum appellare licet, quando apud maiores nostros nulla de ipsis fuerit habita cognitio et audientibus omnibus sit novissima res.» (Nei giorni passati ti ho scritto piuttosto diffusamente del mio ritorno da quelle nuove terre che, con la flotta e i finanziamenti e il mandato del Serenissimo Re di Portogallo, abbiamo cercato e trovato. Le quali è lecito chiamare Nuovo Mondo, dato che i nostri avi non ne ebbero alcuna cognizione e quindi costituiscono per tutti quelli che ci ascoltano una novità assoluta) (fonte: wikipedia).
Note
¹ La separazione fra Africa e Sud America avvenne ben prima e cioè nel Cretaceo, oltre 60 milioni di anni orsono.Bibliografia
Gepts P., 2004. Domestication as a long-term selection experiment. Plant. Breed Rev 24: 1–44.
Gozzano G., 1911. La signorina Felicita ovvero la Felicità, da “I colloqui”.
Halley E., 1708. An historical account of the trade winds and monsoons, observable in the seas between and near the tropics, with an attempt to assign the physical cause of the said winds, https://royalsocietypublishing.org/doi/epdf/10.1098/rstl.1686.0026.
Storey A.A., 2007. Radiocarbon and DNA evidence for a pre-Columbian introduction of Polynesian chickens to Chile, PNAS. June 19, 2007, vol. 104 no. 25 10335–10339.
Luigi Mariani
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