giovedì 15 luglio 2021

I BOSCHI E LE FORESTE: ASPETTI PRODUTTIVI, AMBIENTALI E NORMATIVI

di TOMMASO MAGGIORE

 

MONTI, LAGHI, BOSCHI
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Il patrimonio forestale italiano è il più ricco d’Europa per diversità biologica, ecologica e culturale e mostra con le sue filiere produttive, ambientali, turistiche e ricreative un importante ruolo nell’ambito delle politiche di sviluppo.

In passato i boschi italiani e europei hanno rappresentato la fonte principale di approvvigionamento energetico e infrastrutturale, oggi si presentano, in controtendenza rispetto a quelli del resto del Pianeta, in forte espansione.

In Italia l’aumento della superficie forestale negli ultimi 60 anni si è quasi triplicata raggiungendo quasi il 40% della superficie territoriale. Ciò è avvenuto a discapito di aree arative e pascolive abbandonate. Sempre nel recente è aumentata sia la domanda di beni e servizi, ma anche la vulnerabilità e i rischi cui i boschi sono esposti.
L’origine dei rischi di cui sopra è in gran parte dovuta alla globalizzazione dei mercati che in definitiva ha creato turbative sociali, di mercato e ambientali. In Italia oggi si utilizza circa un quarto di quanto ogni anno i boschi producono e si importa più dell’80% del fabbisogno sia per l’industria sia per l’utilizzo energetico con ciò indirettamente provocando la deforestazione di paesi in via di sviluppo. Inoltre il legname importato può provenire da attività illegali o da forme di gestione non sostenibile nelle zone di origine. Ciò significa che in futuro anche per i boschi bisognerà pensare di più a una intensificazione razionale della risorsa, il che significa da una parte tutela del patrimonio e dall’altra produzione fuori foresta, in aree maggiormente vocate, anche con funzione di un aumento della biodiversità. Quanto sopra è stato previsto anche dal Parlamento Europeo con la Risoluzione del 28 aprile del 2015.

In questo numero con illustri ed esperti Autori approfondiremo vari aspetti dei boschi e dell’arboricoltura da legno in Italia.

Uno sguardo storico dei boschi Italiani negli ultimi due secoli è fornito dal Prof. Piussi con importanti considerazioni circa i cambiamenti intervenuti e le più recenti funzioni riconosciute a queste formazioni vegetali. Vengono messe in evidenza le interazioni tra storia naturale e storia sociale e si mostrano come i servizi richiesti dalla collettività si siano via via accresciuti.

Il Prof. Corona , nel suo scritto dopo avere descritto la reale situazione attuale dei boschi in Italia si sofferma sulle produzioni legnose e non nonché sulla filiera legno. Conclude sottolineando come la selvicoltura può rappresentare in Italia uno dei settori più dinamici della green economy e contribuire alla stabilizzazione delle popolazioni rurali nelle aree interne puntando su una complessiva gestione
del territorio. Auspica, infine, che quanto sopra possa trovare ampio spazio nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.


Il Dott. Raoul Romano nel suo articolo dopo aver fatto presente che negli ultimi decenni è cresciuta l’attenzione alla conservazione e valorizzazione degli aspetti naturalistici portando l’Italia ad essere uno dei paesi europei con la più alta incidenza di aree sottoposte a vincoli ambientali (parchi, aree protette e Natura 2000) con oltre il 27% delle superficie forestale nazionale. Precisa altresì che il regime di tutela e dell’utilizzo del bosco è subordinato all’interesse pubblico e ciò anche grazie ad una tradizione che risale a prima dell’unità d’Italia e poi ampiamente confermata dal R.D 3267 del 1923 con l’assoggettamento dei boschi al vincolo idrogeologico e successivamente con la legge 431 del 1985 relativamente al vincolo paesaggistico. Infine lungo spazio è dedicato all’illustrazione del Testo unico in materia di Foreste e Filiere Forestali (TUFF) nel quale si riconosce il ruolo strategico e multifunzionale del bosco come componente fondamentale del capitale naturale nazionale, fornitore di servizi ecosistemici, luogo di lavoro, fonte di sviluppo, di salute, di bellezza, turismo, prevenzione del dissesto idrogeologico e immagazzinatore di anidride carbonica.

Sempre sul TUFF seguono le considerazioni dell’Avv. Alimena e più precisamente sulle possibilità date dalla legge atte a far superare le difficoltà gestionali delle proprietà fondiarie frammentate e l’auspicio che una legge simile possa essere emanata quanto prima anche per risolvere le problematiche date dalle simili condizioni per le superfici agricole e pascolive.

Il Prof. Pettenella e collaboratori dopo aver delineato le principali caratteristiche del sistema produttivo forestale nazionale si sofferma sugli effetti della tempesta VAIA e della più recente pandemia da Covid-19. La prima ha provocato un surplus di offerta e conseguente saturazione della domanda, la seconda una maggiore richiesta di legname per l’industria con crescita dei prezzi. Auspica la stabilizzazione dell’offerta interna intervenendo con: professionalizzazione degli operatori forestali, trasparenza del mercato e semplificazione delle procedure amministrative, contratti pluriennali di vendita dei lotti boschivi, accordi di filiera e integrazione verticale delle imprese.

Una superficie consistente (circa 800.000 ha) nell’ambito dei boschi è occupata dal castagno. Il Prof. Brun e collaboratori nel loro lavoro indicano le possibili strategie per la valorizzazione di questa tipologia di boschi e fra queste appare di notevole importanza quella di superare le difficoltà della base fondiaria creando distretti a livello territoriale per giungere a gestioni accorpate di 2000-3000 ha e così poter accedere anche al pagamento dei servizi ecosistemici svolti. Gli Autori auspicano che del settore si occupi anche il prossimo PSR.

Il Prof. Mazzetto, noto esperto di digitalizzazione e meccanizzazione anche per il settore forestale, nel suo lavoro dopo avere introdotto i concetti che stanno alla base della digitalizzazione tratta compiutamente ciò che si può fare in tema di supporto alle decisioni con i programmi di Foresta 4.0. Presenta anche alcuni casi di studio da lui e dai suoi collaboratori seguiti e conclude auspicando che i futuri dottori in Scienze Forestali dovranno acquisire competenze informatiche e meccatroniche indispensabili per poter dialogare con informatici e ingegneri normalmente impiegati in altri settori. Foresta 4.0 deve rimanere nelle mani di Agronomi e Forestali veri responsabili dell’analisi dei requisiti e cioè del “dominio forestale”; da qui la necessità che i nuovi selvicoltori, per poter operare correttamente, allarghino le proprie conoscenze di base anche con nuove discipline tecnico-organizzative e gestionali.

Per avere dei “quadri regionali” sui boschi avremmo potuto interessare diversi amici “Forestali”, ma non avevano sufficiente spazio in questo numero, mentre ci auguriamo di poterli ospitare nel prossimo futuro. Tuttavia per costituire un modello di relazione sui boschi a livello regionale abbiamo sollecitato l’amico Dott. For. Armando Buffoni a farlo per la Liguria. Regione questa che ospita un ampio patrimonio forestale con un indice di boscosità superiore al 70%. L’Autore dopo un’ampia disamina della problematica “bosco ligure” auspica che la Regione individui gli obiettivi e i modelli colturali da applicare e affidi a operatori attenti, specializzati e competenti il loro perseguimento. Il tutto avendo chiaro il possibile sbocco del materiale legnoso ritraibile che in via di larga massima dovrebbe essere quello energetico, anche in relazione ai nuovi obiettivi di diffusione delle energie rinnovabili e in questo modo favorendo gli impianti a biomassa cui oggi manca il materiale legnoso grezzo.

La filiera legno-arredo è una delle più importanti attività economiche italiane, ma per circa 2/3 dipende dall’estero per l’approvvigionamento della materia prima. Appare necessaria la messa in atto di strategie di sviluppo per la produzione di legno fuori foresta ovvero della filiera arboricoltura da legno. Questa è la ragione del perché in questo numero dedicato ai boschi si sono aggiunti due elaborati relativi al pioppo e al noce. Del primo si sono occupati i Dottori Facciotto e Coaloa, noti esperti della coltura, che dopo avere mostrato la situazione attuale relativa alla pioppicoltura forniscono indicazioni circa la scelta del terreno, dei cloni cui prestare la maggiore attenzione, dei metodi “conservativi” da adottare per la preparazione e la gestione successiva del terreno, dell’irrigazione, della fertilizzazione e della potatura.

Il Dott. Pelleri insieme ai suoi collaboratori ha trattato del noce da legno. Dopo aver mostrato le tecniche colturali da adottare per ottimizzare i risultati si sofferma sui modelli colturali: quelli tradizionali in purezza, quelli puri con accessori, quelli misti e misti con accessori e quelli policiclici. Circa la scelta del modello da adottare, gli Autori concludono indicando come indispensabile un’analisi preliminare delle condizioni stazionali e che è sempre di fondamentale importanza una tempestiva realizzazione di tutti gli interventi colturali.
 
Il Prof. Severino Romano dell'Università della Basilicata propone un'accurata analisi delle politiche forestali, comunitarie e nazionali, prendendo in considerazione i diversi strumenti, con utili riferimenti al Green Deal europeo ed al Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza.

Prima di chiudere questo editoriale è mio dovere ricordare che nel gennaio di quest’anno per organizzare questo numero mi confrontai con il Prof. Ervedo Giordano che mi diede alcuni suggerimenti. Avendo Giordano raggiunto i 90 anni volevo dedicargli i lavori qui presentati e ne parlai anche con l’amico Prof. Piermaria Corona, lo faccio ora ancor più volentieri e con deferenza perché il Prof. Giordano (1930- 2021) recentemente ci ha lasciato.
 

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TOMMASO MAGGIORE
Già Docente di Agronomia Generale presso la Facoltà di Agraria dell’ Università degli studi di Milano, è stato anche Direttore del corso di Agronomia, Presidente del Corso di laurea Magistrale di Scienze della Produzione e protezione delle piante e Direttore del dipartimento di Produzione Vegetale. E’ autore di centinaia di pubblicazioni a carattere scientifico.







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