giovedì 7 ottobre 2021

MENZOGNE DEL BIOLOGICO. UN'ANALISI AGRONOMICA - SECONDA MENZOGNA


La natura produce sostanze buone per l’uomo mentre le sostanze di sintesi sono “cattive”

 

 di ALBERTO GUIDORZI e LUIGI MARIANI


 
 
Atropa belladonna è una pianta a fiore della famiglia delle Solanaceae. Il nome deriva dai suoi letali effetti e dall'impiego cosmetico. Il principio attivo della pianta è l'artropina, contiene, inoltre, molti alcaloidi tropanici psicoattivi altamente tossici e potenti, tra cui la iosciamina e la scopolamina. Tutte le parti della pianta sono tossiche, ma le bacche dolci e nero-violacee che sono attraenti per i bambini rappresentano il pericolo maggiore. I sintomi di avvelenamento includono battito cardiaco accelerato, pupille dilatate, delirio, vomito, allucinazioni e morte per insufficienza respiratoria.


I peggiori veleni esistenti in natura sono presenti nelle piante. Si pensi ad esempio ai terribili veleni presenti in Conium maculatum, in Scilla maritima o in Atropa belladonna. O tutti gli antinutrizionali presenti nella fabacee e nelle apiacee di cui l’uomo ha dovuto disfarsi per poterle mangiare.
Questi veleni, a cui afferisono sostanze che la scienza della nutrizione decanta come sostanze salutari (es. polifenoli, antiossidanti), sono sintetizzati dalle piante da milioni di anni per colpire i loro nemici mortali e cioè gli animali erbivori e fra questi l’uomo. E’ interessante a questo riguardo notare che le sostane velenose prodotte dai vegetali, a differenza dei fitofarmaci sintetizzati dall’uomo e che sono fatti apposta per colpire o le catene metaboliche dei vegetali, o il modo di nutrirsi degli insetti e dosati un funzione del loro peso corporeo, infinitesimo rispetto all’uomo, non fanno nessuna distinzione tra esseri viventi; sono tutti considerati “nemici da combattere, Secondo Bruce Ames (classe 1928 - professore emerito di Biologia e biochimica all’università della California Berkeley - qui) ogni pianta produce alcune dozzine di tossine, alcune delle quali (con una dose abbastanza alta) sarebbero tossiche per gli esseri umani. Il cavolo produce almeno 49 fitofarmaci noti. Data l'ubiquità dei fitofarmaci naturali, Ames stima che "gli americani mangino circa 1,5 g di fitofarmaci naturali per persona al giorno, che è circa 10.000 volte più di quanto ingeriscono in fatto di residui di fitofarmaci sintetici" (Ames, 1990).
Inoltre, Ames stima che consumiamo ogni giorno da 5.000 a 10.000 diversi pesticidi naturali, molti dei quali causano il cancro quando vengono testati in animali da laboratorio. Ma lasciamo parlare Ames: "agenti che risultano cancerogeni su roditodori sono presenti nei seguenti alimenti: anice, mela, albicocca, banana, basilico, broccoli, cavolini di Bruxelles, cavoli, melone, carvi, carote, cavolfiori, sedano, ciliegie, cannella, chiodi di garofano, cacao, caffè, cavolo, erba aromatica, ribes, aneto, melanzana, indivia, finocchio, succo di pompelmo, uva, guava, miele, melone, rafano, cavoli, lenticchie, lattuga, mango, funghi, senape, noce moscata, succo d'arancia, prezzemolo, pastinaca, pesca, pera, piselli, pepe nero, ananas, prugna, patate, ravanelli, lamponi, rosmarino, semi di sesamo, dragoncello, tè, pomodoro e rapa. E’ probabile che quasi ogni frutto e verdura contenga pesticidi vegetali naturali che sono cancerogeni per i roditori. (nota: i topi, non potendo evidentemente cuocere i fagioli, non si azzardano ad addentare fagioli crudi, appunto per i contenuti in antinutrizionali e antitripsici qui contenuti). I livelli di queste sostanze cancerogene naturali sono comunemente migliaia di volte superiori ai livelli dei pesticidi sintetici."
Una sintesi “operativa” di tali concetti è stata di recente fatta da Alex Berezow (2017): “Cucini il tuo cibo? Questo produce anche tossine che causano il cancro. Ti piace il caffè? È una tazza bollente di agenti cancerogeni per i roditori (nota: nel caffè tostato vi sono circa 3000 sostanze diverse, di cui solo 1000 sono state testate da un punto di vista tossicologico). Occorre tener resente che per ogni terribile pesticida sintetico che l'uomo ha creato, Madre Natura ha creato qualcosa di peggio che probabilmente ognuno di noi mangia regolarmente. Tuttavia, se insisti ancora a eliminare tutti i pesticidi dalla tua dieta, c'è una cosa che puoi fare: smettere di mangiare”.
Nel suo lavoro Ames si è costantemente preoccupato del fatto che un'attenzione eccessiva per gli effetti sulla salute relativamente minori di tracce di agenti cancerogeni potesse allontanare le scarse risorse finanziarie per la ricerca sui rischi più concreti per la salute e causare confusione nell’opinione pubblica sull'importanza relativa dei diversi rischi, proprio quello che oggi sta accadendo in modo sempre più massiccio. In tal senso Ames si è sempre considerato uno dei principali "contrari all'isteria per le minuscole tracce di sostanze chimiche che possono o meno causare il cancro", ed ha dichiarato che "se si hanno migliaia di rischi ipotetici a cui si dovrebbe prestare attenzione, ciò distoglie l’attenzione dai principali rischi da cui ci si dovrebbe proteggere.”
Il problema sollevato da Ames lo viviamo tutti i giorni in agricoltura quando osserviamo che l’opinione pubblica viene ad arte spaventata per la concia delle sementi, che per difendere i semi delle piante coltivate usa 50 g di principio attivo per ettaro evitando così almeno uno o due irrorazioni a pieno campo con quantità di prodotto venti volte maggiori.
Ma gli agricoltori biologici non difendono i loro raccolti? Certo che lo fanno ed usano o hanno usato prodotti che è falso definire naturali mentre si tratta di prodotti di sintesi e non anodini. 
 
 
 
ALBERTO GUIDORZI
Agronomo. Diplomato all'Istituto Tecnico Agrario di Remedello (BS) e laureato in Scienze Agrarie presso l'UCSC Piacenza. Ha lavorato per tre anni per la nota azienda sementiera francese Florimond Desprez come aiuto miglioratore genetico di specie agrarie interessanti l'Italia. Successivamente ne è diventato il rappresentante esclusivo per Italia; incarico che ha svolto per 40 anni accumulando così conoscenze sia dell'agricoltura francese che italiana.



LUIGI MARIANI
Agronomo libero professionista con lunga esperienza nella modellazione matematica dell’agroecosistema. Direttore del Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura e vicepresidente della Società Agraria di Lombardia, attualmente insegna Agronomia all’Università degli studi di Brescia e Storia dell’Agricoltura all’Università degli Studi di Milano, dopo essere stato a lungo docente di Agrometeorologia. Per nove anni presidente  dell'Associazione Italiana di Agrometeorologia, dal 2010 al 2018 è stato membro del RA VI - Task Team Agrometeorology della World Meteorological Organization. Membro ordinario dell'Accademia della vite e del vino e membro corrispondente dell'Accademia dei Georgofili, ha al proprio attivo oltre 400 pubblicazioni scientifiche e divulgative, di cui 86 su riviste peer review con un h index di 16.




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