giovedì 5 gennaio 2023

L’INSEGNAMENTO DELL’ESTIMO NELLE UNIVERSITÀ: PROPOSTE PER IL RILANCIO

 

di ANTONIO BOGGIA 


Foto - Francesco Marino "Scuola di Agraria, Università degli Studi di Firenze." 

1. Il punto di partenza 

Per affrontare il tema delle prospettive e del rilancio della disciplina estimativa, il migliore punto di partenza è proprio la definizione stessa di Estimo. L’Estimo è stato definito in molti modi diversi, ma tutti riconducibili agli stessi concetti di base. Ad esempio “L’estimo insegna a formulare un giudizio di valore intorno ad un dato bene economico riferito ad un preciso momento e per soddisfare una determinata ragione pratica” (Michieli, 1982). Oggetto delle attività estimative sono dunque i beni economici. Un bene economico è una risorsa scarsa in grado di fornire utilità al possessore. Quindi, un bene è economico quando presenta per l’uomo contemporaneamente sia la caratteristica dell’utilità, che quella della scarsità. In altri termini, deve essere in grado di aumentare il livello di utilità degli individui, e deve essere disponibile in quantità limitata. 

Queste due caratteristiche hanno fatto sì che per molto tempo l’attenzione, come oggetto di valutazione, fosse rivolta ai beni privati, quelli cioè che certamente le posseggono da sempre. Ma oggi, alla luce delle profonde e rapide trasformazioni che l’uomo, e quindi il sistema economico, sta attraversando, anche diversi beni e servizi di natura pubblica hanno acquisito la connotazione di beni economici, soprattutto per il fatto che, ferma restando la caratteristica dell’utilità, hanno acquisito anche quella della scarsità. Esempi evidenti sono la salute umana, ma anche la sicurezza, entrambe messe sempre più a rischio dai comportamenti dell’uomo stesso. Certamente però, nell’era dello sviluppo sostenibile e dell’economia circolare, un ruolo fondamentale è da riconoscere all’ambiente, nella sua accezione più ampia. Se l’ambiente ha senza dubbio posseduto fin dall’antichità la prima caratteristica, quella della utilità, certamente non era stato mai considerato limitato, dando per scontata l’inesauribilità delle risorse. 

Ma il prelievo senza limiti, il degrado qualitativo, hanno determinato la consapevolezza della scarsità delle risorse ambientali, che si è venuta a manifestare pienamente a partire dagli anni ’60 del 1900. In questo nuovo contesto, anche l’ambiente, come tutti i beni economici, sempre più spesso deve essere sottoposto a valutazione, per i più disparati motivi, peraltro sempre crescenti. Ai valori economici quantificabili attraverso il mercato devono essere associati i valori sociali ed ambientali. D’altra parte il concetto di comodi e scomodi, da sempre appartenente alla disciplina estimativa, consisteva proprio in questo: considerare come componenti del valore anche elementi spesso incommensurabili o addirittura intangibili. E spesso le prospettive e le proposte per il rilancio consistono nel sapere guardare con attenzione alla tradizione, al consolidato, rinnovando i concetti ed introducendo le necessarie innovazioni. I comodi e scomodi sono caratteristiche generalmente estrinseche con riferimento al bene oggetto di stima, difficilmente valutabili separatamente, ma la cui presenza costituisce un attributo di cui il mercato tiene conto. Generalmente essi possono essere: 

  •  economico-sociali 
  •  ambientali 

Naturalmente, si parla di comodi quando le caratteristiche incidono positivamente sul valore di stima, innalzandolo, e, viceversa, di scomodi quando invece l’incidenza è negativa, e quindi determina una diminuzione del valore. Troppo spesso queste caratteristiche sono state sottovalutate, sia in fase di dottrina e insegnamento dell’Estimo, sia nella pratica professionale, talvolta liquidandole con delle stime in percentuale sul valore, la cui entità spesso non è in alcun modo documentata.  

Alcuni esempi di comodi sono: 

  •  una posizione particolarmente favorevole 
  •  un bel panorama 
  •  la salubrità della zona 
  •  una distribuzione razionale degli spazi in una abitazione 
Alcuni esempi di scomodi sono, invece: 

  •  una zona ad alto traffico 
  •  una zona mal servita dai mezzi pubblici 
  •  la presenza di inquinamento  
  •  la mancanza di segnale internet in una abitazione 

L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite pone al centro delle attività umane il concetto di sviluppo sostenibile, declinato nelle sue dimensioni economica, sociale, ambientale ed istituzionale. Questo comporta la necessità di un adeguamento verso un approccio multidisciplinare. La prospettiva della disciplina estimativa è senza dubbio quella di una maggiore apertura verso la complessità e verso l’approccio multidimensionale. Estendere il campo di azione al territorio, agli aspetti sociali, ai servizi ecosistemici è il compito dell’Estimo del prossimo futuro.

2. Evoluzione del concetto di valore 

La Scienza economica fornisce indicazioni su come massimizzare l’utilità ricavabile dalle risorse a disposizione. Ma è necessario trasformare queste utilità in valori monetari? Trasposto nel campo estimativo, il problema viene affrontato, tra gli altri, dal Polelli (1997), quando afferma che <Si tratta allora di definire se oggetto dell’estimo è la valutazione dei beni economici ovvero la valutazione dei beni economici mediante moneta>.Il Polelli propone una soluzione del problema, affermando che occorre procedere ad un adeguamento alle esigenze emergenti in campo valutativo: il postulato del prezzo dovrebbe mantenere la sua validità per le valutazioni in ambito privato, mentre potrebbe essere superato quando si operi nell’estimo pubblico. Nell’estimo tradizionale, il postulato del prezzo afferma che il prezzo deve identificarsi come fondamento del giudizio di stima; esso è il valore al quale i prodotti vengono scambiati nel mercato e rappresenta il principale parametro con il quale il consumatore valuta se l’utilità acquisita nello scambio vale il potere di acquisto sacrificato. La specificità del problema della valutazione dei beni ambientali è legata al fatto che il valore di tali beni non è esprimibile in base ai prezzi di mercato, e quindi in termini di valore di scambio. Nell’estimo ambientale, infatti, il valore economico totale dei beni e dei servizi ambientali si fonda prevalentemente sui valori d’uso e, in misura minore, sui valori di non uso. Il problema della espressione in moneta dei valori d’uso risiede nel fatto che, come afferma il Valenti (1996), <Il valor d’uso è una qualità dei beni tutta soggettiva, individuale, relativa, varia secondo gli uomini, i loro bisogni, le loro facoltà>. La forte connotazione soggettiva dunque, e la pluralità di obiettivi cui si riferisce, rende assai complicata l’espressione monetaria anche dei valori d’uso. Lo stesso dicasi per i valori di non uso, per i quali i problemi sono ancora più accentuati. L’approccio basato sui valori di scambio, di uso e di non uso è legato alla visione propria dell’economia ambientale. Tuttavia, nella relazione tra economia e ambiente sono identificabili due approcci diversi, e certamente contrapposti: 

  •   Economia ambientale, quella parte dell’economia politica che studia i problemi connessi con l’uso delle risorse naturali e delle esternalità ambientali; 
  •  Economia ecologica, intesa come lo studio interdisciplinare delle interazione fra sistema economico e sistema ecologico.

Mentre l’economia ambientale è intesa come disciplina strettamente interna all’economia tradizionale, l’economia ecologica vuole essere un luogo di incontro fra ricerca ecologica e ricerca economica, abbattendo le tradizionali barriere disciplinari. Gli economisti dell’ambiente hanno riconosciuto l’esistenza di una questione ambientale e l’esigenza di considerarla nella definizione del comportamento economico dell’uomo. Le loro indicazioni, dunque, hanno stimolato la collettività, i singoli decisori e quelli istituzionali, a confrontarsi con l’esigenza di considerare le risorse naturali quale elemento determinante del comportamento decisionale. Essi, però, non hanno avuto il coraggio di separare le loro analisi ed i loro modelli dall’impianto teorico dell’impostazione neoclassica. Più realisticamente, non hanno ritenuto che fosse necessaria tale separazione, ritenendo valido lo stesso impianto teorico di base. 

Gli economisti ecologici, invece, ancor prima di affrontare in modo nuovo la questione ambientale contestano l’impianto paradigmatico e gli assunti della teoria neoclassica. Una critica che, spesso, oltre ad essere alimentata dalla non condivisione delle regole scientifiche fatte proprie dall’economa neoclassica, nasce anche dalla non condivisione delle regole politiche e sociali che la stessa economia neoclassica ha determinato. La loro esigenza è quella di pensare ed interpretare in maniera nuova e diversa l’eco-sistema, complesso, nel quale viviamo. In sostanza, un tentativo che vuole superare l’isolamento tra i principi tradizionali dell’economia e dell’ecologia, trovando per essi, attraverso una lettura transdisciplinare, una formalizzazione integrata che spieghi correttamente ciò che avviene nella realtà di tutti i giorni. L’approccio economico ecologico, dunque, si fonda sul riconoscimento della complessità, abbandonando così i rigidi schemi di semplificazione proposti dall’economia neoclassica; conseguentemente, i procedimenti di valutazione devono acquisire la capacità di interpretare e quantificare una moltitudine di aspetti. La necessità di mettere in relazione le valutazioni economico-estimative con le valutazioni provenienti da altri punti di vista, come quello biologico, ecologico e sociale, ha portato alla definizione del valore complesso, che nel caso di risorse di interesse pubblico assume il nome di valore sociale complesso. Luigi Fusco Girard (1991) afferma che il valore sociale complesso è tale perché da una parte esprime le valutazioni dal punto di vista della collettività, dall’altra cerca di cogliere anche valutazioni non economiche, cioè quelle qualitative, mettendo le une in relazione con le altre. Per fare ciò il valore viene espresso attraverso un insieme di indicatori multidimensionali. Viene così riconosciuto ed affrontato il problema della difficoltà di esprimere tutti i beni ed i servizi in termini monetari. Da qui la necessità di un cambiamento procedurale. Luigi Fusco Girard (1993) parla della necessità di un adeguamento della teoria estimativa, e individua con lucidità il percorso verso un “Estimo multidimensionale”. In un profilo multidimensionale, e quindi non solo monetario, è il concetto di valore sociale complesso ad assumere rilevanza. 

3. I nuovi compiti dell’Estimo: un esempio 

La sfida più importante che attende gli studiosi e gli operatori dell’Estimo è quella di rendere operative queste modalità di valutazione, fornendo gli strumenti di lavoro adeguati. Operazioni sempre più urgenti, considerato che a tutti i livelli, interazionale, europeo e nazionale, strumenti politici e normativi pongono l’accento sulla necessità di quantificare in moneta categorie di beni e servizi considerati in precedenza incommensurabili.

Basta pensare ad esempio, alla imminente applicazione dei pagamenti per i servizi ecosistemici: la Legge 28 dicembre 2015, n. 221 “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali” all’art. 70 recita che Il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi per l’introduzione di un sistema di pagamento dei servizi ecosistemici e ambientali. Attualmente, tali decreti non sono stati ancora emanati. E’ stata data però attuazione all’art. 67 della stessa legge 221 del 2015, al fine di assicurare il raggiungimento degli obiettivi sociali, economici e ambientali coerenti con l’annuale programmazione finanziaria e di bilancio. Tale articolo di legge prevede che, entro il 28 febbraio di ogni anno, il “Comitato per il Capitale Naturale” invii al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell’Economia e delle Finanze un rapporto contenente informazioni sullo stato del capitale naturale nazionale. 

Questo è da considerare il primo passo verso il raggiungimento dell’obiettivo dell’art. 70. Pur in forte ritardo, si tratta comunque di un futuro nuovo compito ell’estimo. Queste misure saranno in grado di remunerare i servizi ecosistemici erogati, assicurando continuità e sopravvivenza ad alcuni agroecosistemi ormai marginali dal punto di vista economico e della produttività, ma cruciali per gli aspetti ecosistemici ed ambientali. Pertanto, è urgente attribuire valori economici ben definiti ai servizi, organizzare gli stessi in categorie, classificandoli e stabilendone la fonte, definire con chiarezza il ruolo delle imprese agricole, considerato che si parla di remunerazione, di obblighi contrattuali, di modalità di pagamento, di trasformazione dei servizi ecosistemici e ambientali in prodotti di mercato. Il passaggio dalla struttura ambientale ai valori economici è ben sintetizzato nella Figura 1, dove si distingue quanto avviene per effetto della presenza degli ecosistemi e della loro biodiversità, e come i servizi ecosistemici siano proprio il veicolo che determina il passaggio dalla natura al benessere umano. Quando avviene un incremento del benessere umano, questo si configura come un beneficio sociale e/o culturale, in grado di generare immediatamente valori economici.

A scopo esemplificativo si riportano sinteticamente i risultati di una valutazione dei servizi ecosistemici effettuata in Umbria nell’ambito del progetto SUN LIFE, che ha messo a punto la strategia della Regione per la conservazione della biodiversità. La valutazione ha riguardato i servizi ecosistemici erogati dalle diverse categorie di habitat presenti nei siti della Rete Natura 2000 in Umbria (Figura 2). 

Natura 2000 è una rete di aree destinate alla conservazione della biodiversità dell'Unione Europea dalla Direttiva “Habitat” (92/43/CEE), relativa alla conservazione degli habitat naturali e semi naturali e della flora e della fauna selvatiche. Tale direttiva prevede la realizzazione della rete ecologica europea Natura 2000 formata da "Zone Speciali di Conservazione" (ZSC) e "Zone di Protezione Speciale" (ZPS) e si pone in continuità con la direttiva 2009/147/CE "Uccelli", relativa alla conservazione degli uccelli selvatici. La rete Natura 2000 in qualità di elemento chiave delle infrastrutture verdi, ovvero di quella rete multifunzionale di spazi verdi, sia di nuova individuazione che esistenti, sia rurali che urbani, che supporta i processi naturali ed ecologici, componente fondamentale per la salubrità e qualità della vita delle comunità, ha la funzione di:  

  • rafforzare la funzionalità degli ecosistemi aumentando la loro resilienza affinché forniscano costantemente beni e servizi;  
  • arginare la perdita di biodiversità aumentando la connettività tra aree naturali esistenti, migliorando la permeabilità del paesaggio; 
  •  mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e migliorare la qualità della vita dell’uomo (nel campo della sanità, del turismo, di opportunità di green economy, della conservazione del patrimonio storico e culturale). 
Ai fini della valutazione sono stati dapprima individuati i principali servizi ecosistemici erogati dai macro habitat della Rete Natura 2000 umbra. Nella Figura 3 è rappresentato un esempio delle tabelle di sintesi che riepilogano i risultati delle analisi condotte. 


La metodologia di valutazione utilizzata prende il nome di Esperimenti di scelta, ed è basata sull’uso di questionari da somministrare ad un campione di residenti, ai fini di stimare la loro disponibilità a pagare per usufruire di quei servizi ecosistemici. I questionari sono molto semplici, per favorire la volontà e la capacità di risposta. Un esempio è riportato in Figura 4



Sono stati contattati 3000 potenziali rispondenti, i questionari compilati sono stati 423, i validi sono risultati essere 378. Per la stima del valore dei servizi ecosistemici dei macro habitat della Rete Natura 2000 umbra sono stati individuati due possibili scenari:  

  • nello scenario 1 si presuppone un aumento lieve della fornitura dei servizi ecosistemici;  
  • nello scenario 2 si presuppone un aumento più netto della fornitura dei servizi ecosistemici. 
La disponibilità a pagare è stata valutata per i due livelli di miglioramento della gestione della rete dei due scenari ipotetici. Il beneficio medio per ettaro all'anno derivante dai servizi ecosistemici nel caso dello scenario 1, meno impegnativo, è stato stimato pari a 75 euro, mentre nel caso dello scenario di gestione più impegnativo si aggiungono ulteriori 64 euro. Tale beneficio è superiore al costo per la gestione regionale della Rete Natura 2000, che è stata stimata pari a 57 euro ad ettaro, un valore leggermente inferiore a quello riportato in precedenti lavori a livello comunitario, e analogo o a quello stimato in altre regioni italiane. Questo significa che, nel caso specifico, si verifica la condizione auspicata dall’Unione Europea, che afferma che il valore dei servizi ecosistemici forniti da tali aree deve essere tale da coprire almeno i costi annuali sostenuti per la loro gestione e manutenzione. Per questo l’UE considera necessaria la valutazione economica di tali servizi, senza la quale non si potrebbe procedere a tale verifica. Da qui altri nuovi, ed urgenti, compiti dell’Estimo.

4. Considerazioni conclusive 

Sulla base di quanto esposto, risulta evidente come i tecnici estimatori siano messi di fronte alla necessità di far sì che i procedimenti di valutazione possano acquisire la capacità di interpretare e quantificare una moltitudine di aspetti, riconoscendo la complessità dei moderni sistemi economici, e abbandonando quindi la logica della semplificazione. Come conseguenza, si rende necessario modificare anche i paradigmi degli insegnamenti dell’Estimo a tutti i livelli, ma in particolare a livello universitario. Per preparare i tecnici estimatori del futuro occorre tenere conto di alcune parole chiave fondamentali: 

  • Sostenibilità: capacità di considerare non più i soli aspetti economici nella valutazione di beni e servizi, ma anche quelli sociali ed ambientali connessi, più o meno manifesti; 
  • Multidisciplinarietà ed interdisciplinarietà: capacità di spaziare nel ragionamento estimativo fra più discipline, interagendo, quando necessario, con altre figure professionali, ed integrando in tal modo le conoscenze;  Gestione della complessità: abbandonare l’approccio della semplificazione della realtà allo scopo di arrivaìre ad un giudizio di valore, ma affrontare la complessità, aiutandosi con i sopracitati atteggiamenti di multi ed interdisciplinarietà; 
  • Metodi moderni di valutazione: conoscere e saper applicare i metodi più moderni di valutazione, sia quelli basati sulla determinazione della disponibilità a pagare da parte dei consumatori, sia quelli che integrano stime monetarie con informazioni e valutazioni di natura non monetaria, attraverso l’uso di indicatori multidimensionali. A solo titolo di esempio: 
  • Valutazione contingente
  •  Esperimenti di scelta 
  •  Prezzo edonico 
  •  Costo del viaggio 
  •  Valutazione multicriteri 
  •  Analisi del ciclo di vita.


Riferimenti bibliografici 

de Groot R.S., Fisher B., Christie M., Aronson J., Braat L., Haines-Young R., Gowdy J., Maltby E., Neuville A., Polasky S., Portela R., Ring I. (2010). Integrating the ecological and economic dimensions in biodiversity and ecosystem service valuation, in “ The Economics of Ecosystems and Biodiversity (TEEB): Ecological and Economic Foundations” Earthscan, Routledge. Fusco Girard L.(1991). Verso una valutazione della qualità, Genio Rurale n° 1/91, Edagricole, Bologna. Fusco Girard L. (a cura di) (1993). Estimo ed economia ambientale: le nuove frontiere nel campo della valutazione, Franco Angeli, Milano. Micheli I. (1982). Estimo, Edagricole, Bologna. Polelli M. (1997). Trattato di Estimo, Maggioli, Milano. Valenti G. (1996). La teoria del valore, INEA Reprints, Il Mulino, Bologna.

Atti del convegno FIDAF.




ANTONIO BOGGIA
E' professore ordinario di Economia ed Estimo Rurale presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali , Università degli Studi di Perugia.

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