mercoledì 17 gennaio 2024

ALESSANDRO MANZONI E L’AGRICOLTURA

Alcune note a 150 anni dalla morte

di LUIGI MARIANI

 Uscito in origine: Società Agraria di Lombardia

Incipit de I Promessi Sposi "Per un buon pezzo, la costa sale con un pendii lento e continuo; poi si rompe in poggi e in valloncelli, in erte e in ispianate,secondo l’ossatura de’ due monti, e il lavoro dell’acque. Il lembo estremo, tagliato dalle foci de’ torrenti, è quasi tutto ghiaia e ciottoloni; il resto, campi e vigne, sparse di terre, di ville, di casali; in qualche parte boschi, che si prolungano su per la montagna."  Carlo Pizzi (scuola), Veduta di Varenna (1850- 1899). Fonte: Lombardia Beni culturali
 

Cenni biografici¹

Alessandro Manzoni (1785-1873) di cui ricorre quest’anno il 150° anniversario della morte, è da considerare uno dei più importanti letterati italiani di tutti i tempi per i suoi originalissimi contributi alla prosa, alla poesia e al teatro drammatico. In particolare con “I promessi sposi” Manzoni gettò le basi del romanzo italiano moderno promuovendo altresì l'unità linguistica del paese. Passato dalla temperie neoclassica a quella romantica, il Manzoni, divenuto fervente cattolico dalle tendenze liberali, lasciò anche un segno indelebile nel teatro italiano (ove ruppe le tre unità aristoteliche) e della poesia (con il pluralismo vocale degli Inni Sacri e la sua poesia civile). In vita Manzoni ebbe grande successo e numerosi riconoscimenti fra cui la nomina, avvenuta il 29 febbraio 1860, a senatore del Regno di Sardegna, poi Regno d'Italia.
La madre di Alessandro Manzoni, Giulia, proveniva da una famiglia illustre, i Beccaria: il nonno materno di Manzoni era infatti Cesare Beccaria, che fu uno dei principali animatori dell'illuminismo lombardo. A detta del Manzoni stesso, lui e il nonno si incontrarono soltanto una volta, in occasione di una visita della madre all’illustre padre. Per quanto attiene alla famiglia paterna, don Pietro Manzoni, padre di Alessandro, discendeva da una nobile famiglia di Barzio in Valsassina e che nel 1612 si era stabilita a Lecco, in località Caleotto².
Alessandro Manzoni fu molto longevo essendo morto alla veneranda età di 88 anni, per cui dovette assistere alla prematura scomparsa della prima e della seconda moglie (Enrichetta Blondel e Teresa Borri) e di molti dei suoi figli. I suoi interessi culturali lo portarono a dialogare con molti dei più importanti intellettuali del suo tempo, fra cui Vincenzo Monti (1754-1828), Tommaso Grossi (1791-1853), Federico Confalonieri (1785-1846), Giacomo Leopardi³ (1798-1837), Antonio Rosmini (1797-1855), Niccolò Tommaseo (1802-1874), Wolfgang Goethe⁴ (1749-1832), Giovan Pietro Vieusseux⁵ (1779-1863), Giovan Battista Niccolini (1782-1861), Gino Capponi (1792-1876), Vincenzo Cuoco (1778-1823) e Francesco Lomonaco (1772-1810). Su di lui ebbero inoltre un importante influsso i classici da lui più amati (Virgilio, Orazio, Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Giuseppe Parini, Ugo Foscolo, Vittorio Alfieri). Da non trascurare poi l’influsso che ebbero Giuseppe Ripamonti (1573-1643) di cui Manzoni lesse l’Historia patria, Melchiorre Gioia (1767-1829) e Walter Scott (1771-1832)⁶. Nel corso dei suoi soggiorni parigini, Manzoni ebbe un’importante frequentazione con il gruppo degli Idéologues e in particolare con Claude Fauriel (1772-1844), col quale strinse una duratura amicizia.

La Società Agraria di Lombardia e Alessandro Manzoni

La Società Agraria di Lombardia si sente particolarmente vicina ad Alessandro Manzoni in virtù del suo interesse per l’agricoltura, interesse che lo accomuna ad altri grandi personaggi del nostro risorgimento fra cui Giuseppe Verdi, Giuseppe Garibaldi e Camillo Benso Conte di Cavour. Al riguardo giova considerare che L’Italia agricola, organo della Società Agraria fondato da Girolamo Chizzolini e nel cui consiglio di redazione sedeva fra gli altri Gaetano Cantoni (figura 1) informò i propri lettori della morte del grande letterato con un breve necrologio apparso nel numero del 31 maggio 1873 (figura 2) e con un articolo più ampio a firma di Antonio Caccianiga, apparso sul numero del 15 giugno dedicato alle recenti scomparse di due illustri esponenti del liberalismo europeo, Alessandro Manzoni e di John Stuart Mill (Figura 3). Tali documenti sono oggi consultabili in rete nel sito di google libri, ove è possibile accedere all’annata 1873 de L’Italia agricola (https://books.google.it/books?id=y788qcnvQn0C). 

 

Figura 1 – La copertina dell’annata 1873 de l’Italia agricola.


Figura 2 – il necrologio di Alessandro Manzoni apparso sul numero del 31 maggio 1873 de L’Italia agricola.



Figura 3 - Italia agricola del 15 giugno 1873 articolo a firma di Antonio Caccianiga apparso nella rubrica Cronaca campestre e dedicato alla recente scomparsa di Alessandro Manzoni e di John Stuart Mill.

In particolare ci piace qui richiamare la descrizione offerta da Caccianiga della dimora di Brusuglio, frazione del comune di Cormano, in cui il Manzoni amava soggiornare quando non risiedeva nella casa Milanese di via Morone⁷: “In fondo dell’unica contrada del villaggio di Brusuglio sorge la casa di Alessandro Manzoni. S’entra per un cancello in un pulito cortile quadrilatero, che ha nel centro una macchia di fiori. La casa d’un solo piano presenta in prospetto una gradinata che mette ad un peristilio a colonne. La facciata piegandosi in due angoli si estende a tre lati del cortile. Dall’atrio si entra in una sala ottagona centrale. Manzoni riceveva nella stanza a diritta e studiava nell’ultima, ove la scrivania era collocata in una specie di alcova. Dalla porta laterale dello studio si scorge un lungo pergolato, che continua l’ala della casa. Dietro la casa si stende un’ampia prateria, fiancheggiata da alberi fronzuti, piantati dall’illustre poeta. Una magnifica catalpa che per la sua grandezza Manzoni chiamava l’ippopotamo è circondata da un sedile. D’intorno si distende la vasta pianura piantata da pioppi sfrondati lungo il tronco e terminanti con un pennacchio di fronde sul vertice. L’orizzonte si chiude col Resegone, le Alpi e il castello di Mombello, ove il generale Bonaparte accolse gl’inviati Veneziani. In questa solitudine campestre Manzoni viveva secondo i suoi gusti ritirato dai rumori del mondo, fuggendo la gloria che lo circondava, occupato a «sentir … e meditar, contento di poco, non torcendo mai gli occhi dalla meta, conservando la mano pura e la mente, sperimentando delle umane cose quanto gli bastava per non curarle, non facendosi mai servo a nessuno, fedele al vero, senza proferire mai verbo in lode del vizio, o in derisione della virtù»⁸. Vestito di color grigio con un cappello di Panama sul capo passeggiava lungo i suoi viali seguito da un grande e bel cane guardia suo fido amico e compagno.”

Manzoni e l’agricoltura

Nonostante la sua predominante vocazione letteraria, Manzoni coltivò con costanza i propri interessi agricoli, miranti soprattutto alle produzioni vegetali e all’allevamento delle api e del baco da seta⁹, cui si associò una viva passione per la botanica (Gaspari, 2009). Per quanto concerne l’agricoltura, occorre dire che il Manzoni fu soprattutto un appassionato dilettante, per cui i suoi rapporti con il mondo scientifico e professionale dell’agronomia furono episodici e non fu ad esempio socio di alcuna delle accademie agrarie, come ad esempio l’Accademia dei Georgofili di Firenze, ai suoi tempi molto impegnate nel promuovere l’innovazione in agricoltura (Secchi, 1972).
Per il Manzoni l'agricoltura ebbe senza dubbio virtù terapeutiche, legate alla necessità di contrastare gli attacchi di nevrosi depressiva e agorafobia che si presentarono in forma ricorrente dopo il primo evento critico che ebbe luogo la sera del 4 aprile 1810, durante la festa in onore del matrimonio di Napoleone Bonaparte con Maria Luisa d'Austria, nel corso della quale Alessandro smarrì fra la folla la moglie Enrichetta. Peraltro tali attacchi gli impedivano di uscire in città da solo e gli facevano amare ancora di più l'ampio giardino di Brusuglio in cui esercitò le sue attività coltivatorie dal 1805 al 1873, anno della morte (Secchi, 1972)¹⁰.
Fra le colture che suscitarono il più vivo interesse di Manzoni ricordiamo i fruttiferi, la vite¹¹, il gelso¹², il cotone¹³, lo zafferano e il caffè. Da segnalare anche l’interesse di Manzoni per le piante arboree esotiche e in particolare per la paulownia (Paolini, 2004) e la robinia. Quest’ultima fu introdotta a Brusuglio dal Manzoni che ne consigliò l’uso per il rimboschimento e il consolidamento dei terreni collinari erosi (Nebbia, 2011).
La passione di Manzoni per l’agricoltura fu certo favorita dal sacerdote e vescovo Guido Tosi, suo assistente spirituale, e animata dall’amico francese Fauriel ma aveva forse un'origine più lontana e che si lega al padre Pietro Manzoni, attento coltivatore dei propri terreni che da Pescarenico salivano fino alle rocce del Resegone e con il quale Alessandro aveva vissuto proprio nel territorio lecchese durante le vacanze della sua fanciullezza e della prima gioventù (Secchi, 1972).
A Parigi poi l'incontro con il già citato Claude Fauriel acuì l’amore di Manzoni per l'agricoltura tant’è che nelle lettere che i due amici si scambiano figurano domande e consigli reciproci su piante e coltivazioni, richieste di libri di argomento agricoli, scambi di sementi e di piante, scambi di idee e di progetti di coltivazione. Anche al Grossi Manzoni chiederà alberi e vitigni da piantare a Brusuglio e quando conoscerà il Rosmini gli chiederà di procurargli maglioli, così come farà venire dalla Francia vitigni di Borgogna. Nelle biblioteche manzoniane, costituite dai libri che gli appartenevano, si conservano un buon numero di opere di argomento agricolo e più precisamente 15 opere in italiano e 5 opere in francese in via Morone a Milano, 1 opera in lingua italiana, 1 in francese ed 1 in latino alla Sala Manzoniana di Brera e 33 opere in italiano, 26 opere in francese e 1 in latino a Brusuglio. L’elenco di tali opere è riportato in calce al testo di Secchi (1972) e varie di esse recano postille e annotazioni del Manzoni, generalmente di argomento linguistico. Secchi (1972) sottolinea tuttavia che le opere appartenute a Manzoni oggi disponibili non rappresentano tutti i libri di agricoltura di sua proprietà; ciò in quanto alla morte del Manzoni alcuni libri delle sue due biblioteche furono donati dai congiunti a parenti e amici come ricordo. A ciò si aggiunga che il Manzoni soleva farsi prestare dall'amico Gaetano Cattaneo, direttore del Gabinetto Numismatico e della Biblioteca di Brera, i libri che desiderava leggere. Ad ogni modo dagli elenchi riportati da Secchi (1972) risultano chiari gli interessi del Manzoni nel campo della agricoltura pratica, con particolare riguardo alla coltivazione della vite e del cotone e all’apicoltura.
L’attenzione del Manzoni per la botanica traspare nei promessi sposi nell’incipit del capitolo XIX¹⁴, e nella descrizione della vigna di Renzo al capitolo XXXIII. La cultura botanica e l’attenzione per il paesaggio del Manzoni appaiono poi ancor più evidenti nel primo capitolo della prima stesura del romanzo (Fermo e Lucia)¹⁵: "Quel ramo del lago di Como d'onde esce l'Adda e che giace fra due catene non interrotte di monti da settentrione a mezzogiorno, dopo aver formati varj seni e per così dire piccioli golfi d'ineguale grandezza, si viene tutto ad un tratto a ristringere …. Il lembo della riviera che viene a morire nel lago è di nuda e grossa arena presso ai torrenti, e uliginoso negli intervalli, ma appena appena dove il terreno s’alza al disopra delle escrescenze del lago e del traripamento della foce dei torrenti, ivi tutto è prati campagne e vigneti, e questo tratto d’ineguale lunghezza è in alcuni luoghi forse d’un miglio. Dove il pendio diventa più ripido son più frequenti, e assai più lo erano per lo passato, gli ulivi; al disopra di questi e sulle falde antiche dei monti cominciano le selve di castagni, e al di sopra di queste sorgono le ultime creste dei monti in parte nudo e bruno macigno in parte rivestite di pascoli verdissimi, in parte coperte di carpini, di faggi, e di qualche abete. Fra questi alberi crescono pure varie specie di sorbi, e di dafani, il cameceraso, il rododendro ferrugigno, ed altre piante montane le quali rallegrano e sorprendono il cittadino dilettante di giardini che per la prima volta le vede in quei boschi, e che non avendole incontrate che negli orti e nei giardini è avvezzo a considerarle colla fantasia come quasi un prodotto della coltura artificiale piuttosto che una spontanea creazione della natura. Dove però la mano dell’uomo ha potuto portare una più fruttifera coltivazione fino presso alle vette, non ha lasciato di farlo, e si vedono di tratto in tratto dei piccioli vigneti posti su un rapido pendio, e che terminano col nudo sasso del comignolo. La riviera è tutta sparsa di case e di villaggi: altri alla riva del lago, anzi nel lago stesso quando le sue acque s’innalzano per le piogge, altri sui varj punti del pendio, fino al punto dove la montagna è nuda, perpendicolare, ed inabitabile."

Il contributo di Manzoni allo studio delle penurie e delle carestie

Fra gli aspetti più originali della riflessione di Manzoni è quella sulle penurie e le carestie alimentari, sviluppata nei promessi sposi e in particolare nel capitolo XII del romanzo (Mariani, 2017), tema per introdurre il quale è interessante citare quanto scriveva Adamo Smith nella “Ricchezza delle nazioni” (1776): “L’analisi delle penurie e delle carestie che hanno colpito l'Europa negli ultimi due secoli evidenzia che le penurie non sono mai state frutto di complotti di commercianti di granaglie ma, tranne alcuni casi conseguenti a guerre, sono sempre state prodotte dall'inclemenza del tempo atmosferico le carestie sono sempre state frutto della violenza dei governi che con mezzi impropri tentavano di rimediare agli effetti di una penuria.”¹⁶
La tesi di Smith, ripresa dagli idéologues frequentati da Manzoni nel suo soggiorno parigino¹⁷ è esemplificata in modo efficacissimo nel capitolo XII dei Promessi sposi in cui si narrano le vicende del 1628, secondo anno di penuria per cause atmosferiche e belliche nello Stato di Milano. La “violenza del governo benintenzionato” consiste in questo caso nel calmiere deciso dal gran cancelliere Antonio Ferrer che impose al grano il prezzo irrealistico di 33 lire al moggio “quando sul mercato si vendeva anche a 80” con ciò agendo “come una donna stata giovine, che pensasse di ringiovanire, alterando la sua fede di battesimo”. Il calmiere fece sparire il prodotto dal mercato e la carestia si diffuse a macchia d’olio. Quando poi per la protesta dei panettieri si ripristinarono prezzi vicini a quelli di mercato, scattò la rivolta popolare con l’assalto ai forni. Ed è in virtù di tale analisi che Einaudi definirà i Promessi sposi come “uno dei migliori trattati di economia politica che siano mai stati scritti” (Mingardi, 2016).
Le considerazioni su Smith e Manzoni dovrebbero spingerci a una lettura più ampia del contributo del pensiero liberale al tema delle penurie e delle carestie. L’approccio liberale infatti tende a privilegiare l’esplicarsi delle energie positive del mercato ed è pragmatico in quanto evoluzionista e non costruttivista: ad esempio Stuart Mill propone la piccola proprietà come soluzione ai problemi irlandesi (Carozzi e Mariani, 2016). Inoltre il pensiero liberale ammette l’intervento dello Stato nei confronti di cittadini in stato d’indigenza. Scrive von Hayek che "tutti gli Stati moderni hanno adottato provvedimenti per indigenti, sfortunati, invalidi, e si sono preoccupati dei problemi sanitari e della diffusione della scienza“ e dunque "non c'è ragione che, con l’aumento della ricchezza, non aumenti anche il volume di queste attività", e tanto più ci arricchiamo, tanto più dovrà aumentare il ruolo dello Stato nel settore delle assicurazioni sociali e dell'educazione (Bedeschi, 2015). La differenza fra liberali e socialisti sorge su modi e criteri di applicazione di tali provvedimenti: mentre i primi, secondo Einaudi, sono più attenti ai meriti e agli sforzi della persona, e quindi propensi a mantenersi stretti nell'ammontare dei sussidi, i secondi sono pronti a maggiori larghezze (Bedeschi, 1996).
Quello presentato dal Manzoni è solo uno degli innumerevoli calmieri messi in atto e storicamente documentati. Al riguardo rammentiamo la lex frumentaria di Caio Gracco, il calmiere di Commodo del 181 d.C. (Cracco Ruggini, 1995 – pag. 143), il calmiere ad Antiochia di Pisidia, voluto da Antiustius Rusticus, governatore della Galazia, intorno al 90 d.C. (Cracco Ruggini, 1995 – pag. 271), l’editto sui prezzi di Diocleziano del 301 d.C. e il calmiere ad Antiochia promosso dall’imperatore Giuliano nel 360 d.C. (Cracco Ruggini, 1995 – pag. 270). Luigi Einaudi (1959) poneva in luce il fatto che l’idea del calmiere come risolutore del problema dei prezzi delle derrate alimentari riemerge periodicamente e che a poco pare servire la stessa educazione: “Invano Manzoni scrisse pagine stupende sui pregiudizi popolari intorno alla scarsità ed alla abbondanza del frumento e della farina, agli incettatori e ai fornai; ché ogni volta il discorso cade oggi sul rincaro dei viveri, sui prezzi al minuto e all’ingrosso, sulle malefatte degli accaparratori e degli speculatori, si leggono sui fogli quotidiani e si ripetono nei comizi gli stessi luoghi comuni che l’ironia manzoniana aveva bollato; e cadono le braccia”.
La riflessione di Einaudi evidenzia il ruolo di maître à penser che Alessandro Manzoni ha esercitato per generazioni di nostri connazionali e rimanda al contempo all’inutile esercizio di chi vuol “raddrizzar le gambe ai cani”.
 



¹ Fra le biografie di Manzoni disponibili in rete segnalo le voci “Alessandro Manzoni” di Wikipedia e dell’Enciclopedia Treccani, i cui link sono riportati in bibliografia.

² Nonostante il padre legittimo fosse Pietro Manzoni, è molto probabile che il padre naturale di Alessandro fosse un amante di Giulia, Giovanni Verri, fratello minore dei più famosi Alessandro e Pietro Verri.

³ Leopardi non ammirava né condivideva l'ideologia e la poetica del Manzoni e dunque i rapporti tra i due massimi esponenti del romanticismo italiano furono improntati a una forzata cordialità (Wikipedia, voce Alessandro Manzoni).

⁴ Goethe ebbe grande stima di Manzoni, come attesta la sua tempestiva traduzione in tedesco del Cinque maggio (Enciclopedia Treccani, voce Alessandro Manzoni).

⁵ I rapporti con Vieusseux, Niccoli e Capponi si stabilirono in occasione del soggiorno di Manzoni a Firenze, che fu essenziale per giungere alla stesura finale de I promessi sposi.

⁶ La lettura del romanzo Ivanhoe di Walter Scott, pubblicato nel 1819 e che Manzoni lesse nell’edizione francese, ebbe un importante ruolo nella genesi dei promessi sposi.

⁷ Per la casa di via Morone si veda ad esempio Aresi, 1953 e 1954.

⁸ Il brano virgolettato si richiama ai versi dal 207 dell’ode del Manzoni “In morte di Carlo Imbonati”.

⁹ Non pare invece che il Manzoni abbia mai mostrato particolare interesse per la zootecnia.

¹⁰ Tali problemi di salute si traducevano in difficoltà a parlare in pubblico e a intrattenere rapporti interpersonali, costringendo il Manzoni a una vita tranquilla e ritirata nei suoi possedimenti di Brusuglio o nella quiete del suo palazzo milanese. Ciò potrebbe anche spiegare il fatto che l Manzoni non partecipò mai direttamente alle lotte politiche e alle polemiche letterarie del suo tempo, pur prendendo posizione con fermezza nell'uno e nell'altro campo (Voce Manzoni dell’Enciclopedia Treccani). In ambito politico infatti il suo pensiero cattolico-liberale e il suo ideale monarchico e unitario restarono ben saldi per tutta la vita mentre in ambito letterario fu assidua e coerente la sua meditazione intorno alle questioni letterarie aperte dalla rivoluzione romantica. I novatori del gruppo milanese lo considerarono presto il loro capo, anche se egli non prese parte alla rumorosa lotta che si accese a partire dal 1816, anno di pubblicazione del saggio di Madame de Staël “Sulla maniera e utilità delle traduzioni”.

¹¹ Manzoni disponeva di una collezione che comprendeva oltre 50 vitigni.

¹² Legato all’allevamento del baco da seta, di cui Manzoni si interessò introducendo una razza giapponese a livrea verde (Gaspari, 2009).

¹³ Secchi (1972) ricorda che Manzoni partecipò nel gennaio 1864 alla prima esposizione dei cotoni italiani a Torino.

¹⁴ Lì l’autore paragona l’impossibilità di risalire all’origine dell’idea del conte zio di rivolgersi al padre provinciale con l’impossibilità di risalire all’origine del seme di una pianta infestante nata in un campo mal coltivato.

¹⁵ Oggi liberamente consultabile in Wikisource (https://it.wikisource.org/wiki/Fermo_e_Lucia).

¹⁶ Smith delimita significativamente il proprio discorso a un arco di due secoli e al solo caso europeo. In altre parti del suo testo (1776), Smith propone esempi extra-europei scrivendo ad esempio che “Alcuni anni orsono la siccità nel Bengala ha probabilmente causato un grande penuria. Alcune regolamentazioni improprie, alcune restrizioni ingiustificate, imposte dai funzionari della Compagnia delle Indie orientali al commercio del riso, hanno forse contribuito a trasformare la penuria in carestia”..

¹⁷ Una critica ai calmieri è presente anche negli scritti economici di Cesare Beccaria (Pertusati, 1870), nonno di Alessandro Manzoni, e in Melchiorre Gioia, altro autore noto al Manzoni. Si consideri inoltre che esiste una lunghissima tradizione di critiche ai calmieri: ad esempio sul calmiere di Diocleziano (Edictum de pretiis rerum venalium del dicembre del 301 d.C.) pesa la critica di Lattanzio (250 circa – 325 d.C.) il quale nel suo De mortibus persecutorum (7, 6-7) scrive che “E siccome le sue malefatte avevano prodotto un’enorme inflazione, egli cercò di fissare per legge i prezzi delle merci; al che avvenne che per cose insignificanti e senza valore il sangue scorresse a fiumi, il timore faceva sparire tutte le merci e l’inflazione subì una forte impennata, finché la legge per forza di cose non decadde, non prima di aver provocato la morte di tante persone” (Cerato, 2022).

 

Bibliografia

Aresi R., 1953. Lo spirito di don Alessandro aleggia nella casa di via Morone. Qui il poeta visse per oltre sessant'anni, in «Famiglia meneghina», novembre-dicembre, 1953, pp. 6-7
Aresi R., 1954. Nella casa di via Morone rinasce l'Associazione «Amici del Manzoni, in «Famiglia meneghina», maggio-giugno, 1954, p. 19
Bedeschi G., 1996. Voce Liberalismo, in Enciclopedia delle scienze sociali, http://www.treccani.it/enciclopedia/liberalismo_%28Enciclopedia-delle-scienze-sociali%29/
Bedeschi G., 2015. Storia del pensiero liberale, Rubbettino, 348 pp.
Carozzi V.M., Mariani L. (a cura di), 2016. An Gorta Mór, La Grande carestia irlandese (1845-1850), Scritti di Carlo Cattaneo e John Stuart Mill
Cerato F., 2022. L'Edictum de pretiis rerum venalium, Studia humanitatis paideia, https://studiahumanitatispaideia.blog/2022/08/13/l
Cracco Ruggini L., 1995. Economia e società nell'Italia Annonaria. Rapporti fra agricoltura e commercio dal IV al VI secolo d. C., Edipulia, XXIV-750.
Einaudi L., 1959.Un libro per seminaristi e studenti” in Prediche inutili, Einaudi, Torino, 1959, pp. 369-378 (https://www.luigieinaudi.it/doc/un-libro-per-seminaristi-e-studenti/?stermManzoni)
Enciclopedia Treccani, voce Alessandro Manzoni (https://www.treccani.it/enciclopedia/alessandro-manzoni/)
Gaspari G., 2009. Manzoni fattore di Brusuglio in Atti del convegno Brusuglio e la passione botanica di Alessandro Manzoni, Comune di Cormano, 24 ottobre 2009, pp. 13-20.
Università degli Studi dell'Insubria - Centro Nazionale Studi Manzoniani
Mariani L., 2017. Le carestie nella storia, in Atti del convegno "Penurie, carestie e sicurezza alimentare", Museo Lombardo di Storia dell'Agrocoltura, pp. 8-27.
Mingardi A., 2016. Cari economisti, studiate i Promessi sposi - La Stampa, 9 febbraio 2016

Nebbia G., 2011. La “Robinia pseudoacacia”: storia e curiosità di una pianta da amare, https://www.georgofili.info/contenuti/la-robinia-pseudoacacia-storia-e-curiosità-di-una-pianta-da amare/489#:~:textAlessandro%20Manzoni%20introdusse%20la%20robinia,consolidamento%20dei %20terreni%20collinari %20erosi.

Paolini P., 2004. Note di botanica manzoniana, Italianistica: Rivista di letteratura italiana, Gennaio/Aprile 2004, Vol. 33, pp. 133-145
Pertusati T., 1870. Della scienza e di Cesare Beccaria, lettura tenuta al liceo Arnaldo, Brescia, Tipografia F. Apollonio, https://it.wikisource.org/wiki/Della_scienza_e_di_Cesare_Beccaria#cite_note-45
Secchi C.C., 1972. Alessandro Manzoni agricoltore, Atti del Congresso Nazionale di Storia dell'Agricoltura, Rivista di Storia dell' Agricoltura, pp. 477-489.
Smith A., 1776. La ricchezza delle nazioni, edizione italiana a cura di Anna e Tullio Bagiotti, Utet, 1257 pp.
Wikipedia, voce Alessandro Manzoni (https://it.wikipedia.org/wiki/Alessandro_Manzoni).
 
 
 
LUIGI MARIANI
 
Professore Associato di Agronomia presso l' Università degli Studi di Brescia. E' Direttore del Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura e vicepresidente della Società Agraria di Lombardia.
 

Nessun commento:

Posta un commento