sabato 27 novembre 2021

TRE PAROLE

Convegno celebrativo dei 160 anni della Società Agraria di Lombardia e dei 50 anni del MuLSA

di FLAVIO BAROZZI


La grande mietitrebbia simboleggia la rivoluzione introdotta dalla macchina. Il taglio, la trebbiatura e l'insaccamento del frumento erano riuniti in un sola operazione e la macchina svolgeva in una piccola frazione di tempo il lavoro di molti uomini. La mietitrebbia di Benjamin Holt, foto, nello Stato di Washington nel 1907, era stata brevettata venti anni prima.

La mattina del  prossimo 2 dicembre a Milano, nella Sala Napoleonica di Palazzo Greppi, la Società Agraria di Lombardia celebrerà il 160° Anniversario dalla costituzione del suo Comitato Fondatore e contestualmente il Museo di Storia dell’Agricoltura di Sant’Angelo Lodigiano festeggerà il 50° dalla sua nascita. Le due Istituzioni culturali -forti di una consolidata e proficua collaborazione, rinsaldata dall’amicizia che ci lega anche sul piano del rapporto personale- hanno significativamente deciso di operare in sinergia, unificando il momento celebrativo in un Convegno dal titolo “La riflessione storica e l’innovazione scientifica come strumenti per disegnare il presente e progettare il futuro dell’agricoltura”.

Il Convegno, cui interverranno il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Milano prof. Elio Franzini ed il Presidente dell’Unione delle Accademie di Scienze Applicate all’Agricoltura prof. Pietro Piccarolo, sarà incentrato sulle lectiones magistrales del prof. Gabriele Archetti, docente di Storia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che illustrerà il tema “Studi agrari e formazione: il contributo della Storia”, e della prof. Elena Cattaneo, Senatrice a vita della Repubblica Italiana, che ci parlerà di “Agricoltura e Scienza: un’alleanza necessaria”.

Non è intenzione di chi scrive “invadere il campo” di relatori dalla così grande levatura e dall’indiscutibile prestigio. Credo tuttavia doveroso illustrare brevemente le motivazioni che hanno spinto la Società Agraria di Lombardia e il Museo di Storia dell’Agricoltura ad individuare questi temi e ad affidarne l’analisi a figure tanto qualificate.

Tali motivazioni sono riconducibili ad un unico filo conduttore che si potrebbe sintetizzare in tre parole: storia, scienza e progresso. Tre parole che sono in effetti tra loro intimamente connesse, e che assumono oggi più che mai una significativa valenza.

La conoscenza della storia e l’analisi storica rappresentano –ben oltre il mero momento “nozionistico” cui troppo spesso vengono relegate da una discutibile impostazione della didattica “ufficiale”- un momento fondamentale per capire il presente ed immaginare il futuro della società, della politica, dell’economia ed in ultima istanza della nostra stessa esistenza.

Tale valenza assume particolare importanza nell’ambito degli studi agrari, in cui l’analisi  e la riflessione storica non sono semplice ricordo di un passato spesso difficile – ben lontano dall’immagine fuorviante di presunti “antichi saperi ed antichi sapori”- ma momenti di indagine su un complicato percorso di ricerca, di sperimentazione e di evoluzione sempre finalizzato –per utilizzare termini oggi molto usati e spesso abusati- verso una costante “transizione ecologica” ed una sempre più spinta “sostenibilità” dei sistemi produttivi.

Perché il compito della produzione agricola e zootecnica è da sempre quello di assicurare alimenti e beni rinnovabili ad una popolazione crescente, preservando al tempo stesso le risorse produttive ed ambientali siano esse riproducibili oppure limitate, come suolo, acqua ed aria.

In questo percorso la conoscenza scientifica, pur con tutti i suoi dubbi, i suoi percorsi accidentati, le sue sperimentazioni spesso complicate e sofferte, le sue rigorose e talvolta contrastate verifiche, ma alla fine con le sue conquiste, ha rappresentato la chiave di volta di ogni momento evolutivo.

Ben lungi da una fastidiosa immagine di arretratezza e di emarginazione determinata da un certo “razzismo sociale” della popolazione inurbata verso le campagne (basti pensare ad espressioni profondamente radicate quali “braccia rubate all’agricoltura”, ecc.) cui il settore primario viene arbitrariamente associato, proprio l’incremento di produttività che le conoscenze scientifiche hanno consentito all’agricoltura ha permesso a sua volta l’uscita dal “circolo vizioso della povertà”. Grazie al progresso delle scienze applicate all’agricoltura si sono realizzate  l’accumulazione di capitali da cui sviluppare le produzioni industriali, la liberazione dalla “schiavitù del lavoro”, i miglioramenti nelle condizioni di benessere sociale in qualche modo prodromiche alle stesse libertà democratiche ed individuali di cui tuttora beneficiamo.

Nel celebrare questi 160 anni di storia e di scienza finalizzate al progresso dell’agricoltura la nostra Società Agraria di Lombardia rivendica il suo ruolo, testimoniato dalle illustri figure che ne hanno caratterizzato il percorso e dal contributo che la nostra Istituzione accademica ha dato ed intende continuare a dare alla crescita culturale, sociale ed economica del settore agricolo e non solo di quello.

Le tre parole che fanno da filo conduttore all’iniziativa celebrativa del 2 dicembre –storia, scienza e progresso- ne sottendono un’altra, a suo modo onnicomprensiva e fondamentale: cultura.

In una fase come quella che stiamo attraversando, in cui dilagano derive “antiscientifiche”, inviti a “decrescite” inevitabilmente infelici, tentazioni “pauperistiche” connotate da ipocrisia non meno che da autentica povertà intellettuale, il richiamo a “fare quadrato” intorno alla cultura appare quanto mai fondamentale.

L’incontro del 2 dicembre sarà, in quest’ottica, non semplice momento di celebrazione, ma dovrà rappresentare anche una iniziativa di sintesi e di costruzione.



FLAVIO BAROZZI

Presidente della Società Agraria di Lombardia, istituzione accademica e culturale fondata nel 1861. E' Dottore agronomo libero professionista ed imprenditore agricolo, già coordinatore della Commissione di Studio "Agricoltura sostenibile-PSR" dell' ODAF di Milano, è accademico aggregato all' Accademia dei Georgofili di Firenze. 
 
 
 
 
 
 

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