martedì 14 dicembre 2021

RAPPORTO CENSIS: GLI ITALIANI, LA SCIENZA, LA COSCIENZA E LA RESIPISCENZA

 di MICHELE LODIGIANI


GLI ITALIANI E LA SCIENZA DURANTE LA PANDEMIA


Arrivato alla sua cinquantacinquesima edizione il rapporto CENSIS (Centro Studi Investimenti Sociali) mette al centro della sua analisi La Società Irrazionale, indagando il rapporto fra gli Italiani e la scienza, con particolare ma non esclusivo riferimento all’onda emozionale provocata da quasi due anni di crisi pandemica.

Già in altre edizioni il CENSIS, con perifrasi e neologismi assai espressivi, ha saputo rappresentare in poche e spesso immaginifiche parole i segni dei tempi: espressioni come “economia sommersa”, “sviluppo a macchia di leopardo” e “società molecolare” sono così entrate nel lessico comune per definire con sintesi efficace fenomeni complessi, al punto da indurre la Treccani ad inserire nel proprio vocabolario il termine “censese”, che definisce appunto il peculiare linguaggio coniato dal centro studi fondato da De Rita.

L’infiltrazione dell’irrazionale nella società è dunque il tema caratterizzante la società italiana del 2021: “Accanto alla maggioranza ragionevole e saggia- recita il rapporto -  si leva un’onda di irrazionalità. È un sonno fatuo della ragione, una fuga fatale nel pensiero magico, stregonesco, sciamanico, che pretende di decifrare il senso occulto della realtà. Per il 5,9% degli italiani (circa 3 milioni di persone) il Covid semplicemente non esiste. Per il 10,9% il vaccino è inutile e inefficace. Per il 31,4% è un farmaco sperimentale e le persone che si vaccinano fanno da cavie. Per il 12,7% la scienza produce più danni che benefici. Si osserva una irragionevole disponibilità a credere a superstizioni premoderne, pregiudizi antiscientifici, teorie infondate e speculazioni complottiste. Dalle tecno-fobie: il 19,9% degli italiani considera il 5G uno strumento molto sofisticato per controllare le menti delle persone. Al negazionismo storico-scientifico: il 5,8% è sicuro che la Terra sia piatta e il 10% è convinto che l’uomo non sia mai sbarcato sulla Luna”.

Parole forti e dati davvero sconcertanti, al punto da indurre ad interrogarsi sulle metodologie di indagine: è legittimo chiedersi, ad esempio, se il 5,8% di “terrapiattisti” non ricomprenda anche un certo numero di goliardi in vena di burle al momento della compilazione dei questionari o non sia piuttosto correlato al primato del nostro Paese in Europa nel consumo di allucinogeni. Al di là del rigore metodologico vi è comunque una chiara indicazione di tendenza certamente preoccupante, ma non sorprendente per chi a questo problema ha dedicato qualche attenzione negli ultimi decenni, in cui si è assistito ad una deriva antiscientifica che ha infettato molti settori e più di ogni altro quello agricolo.

Il rapporto tenta di dare una spiegazione sociologica al fenomeno: “Perché sta succedendo? è la spia di qualcosa di più profondo: le aspettative soggettive tradite provocano la fuga nel pensiero magico. Siamo nel ciclo dei rendimenti decrescenti degli investimenti sociali. Per l’81% degli italiani oggi è molto difficile per un giovane ottenere il riconoscimento delle risorse profuse nello studio.” E’ probabile che in questa analisi vi sia una parte di verità: precarietà, frustrazione, incertezza sono condizioni che certamente favoriscono in chi le vive fragilità psicologica; per contro è difficile credere che chi, vedendo deluse le proprie aspettative, si rifugia nel pensiero magico abbia davvero investito ingenti risorse nello studio: avrà sì frequentato la scuola, sarà magari anche arrivato al diploma e alla laurea, ma sul fatto che abbia studiato (si sia cioè davvero applicato, secondo la definizione ancora del vocabolario Treccani, “all’apprendimento e all’approfondimento di uno o più campi o settori di conoscenza e di esperienza”) c’è di che nutrire qualche dubbio. D’altronde alcuni dati prodotti nel rapporto stesso sembrerebbero smentire questa interpretazione: da essi risulta infatti che le risposte irrazionali sono più frequenti in chi è meno scolarizzato e diminuiscono fra i diplomati e più ancora fra i laureati. Specularmente si può affermare che dalla deriva antiscientifica non sono certo esenti anche personaggi che nella vita hanno ottenuto successi assai maggiori di ogni loro ragionevole aspettativa: basti pensare al “filosofo” Massimo Cacciari e alla sua compagnia di giro. Assiduo ospite dei salotti televisivi, dove alterna continue interruzioni degli interventi altrui a sdegnosi silenzi e scuotimenti di testa, il nostro accusa in prima serata l’universo mondo di tacitare chi esprime perplessità sul vaccino e sostiene terapie alternative, per altro mai precisate, citando dati inattendibili che non convincerebbero neppure l’interlocutore meglio disposto, se intellettualmente onesto. O al suo degno collega e compare, Giorgio Agambem, negazionista della prim’ora (suo un articolo del 26 febbraio 2020 dal significativo titolo “L’invenzione di un’epidemia”), che nel corso di un’audizione al Senato (come la televisione, un altro luogo dove è comune per i regimi totalitari come il nostro invitare gli oppositori a sdottorare) ammonisce i Senatori ricordando loro che  la prima volta in cui lo stato è intervenuto in forma obbligatoria sulla salute dei cittadini è stata con la “Legge sulla protezione del popolo tedesco dalle malattie ereditarie” che Hitler fece approvare appena salito al potere. E da questo punto di vista Agambem, in quanto allievo di Heidegger, è da ritenersi attendibile: il suo maestro infatti asservì proprio al nazismo il suo astruso filosofeggiare e divenne rettore dell’Università di Friburgo, con sinistra coincidenza, appena Hitler salì al potere. O ancora a Carlo Freccero, un altro noto intellettuale intrappolato nella rete della censura (a maglie piuttosto larghe), che non solo in TV ci va di frequente a rivendicare le proprie competenze scientifiche (apprese niente di meno che dal Nobel Montagnier e dal dott. Didier Raoult, a suo dire il maggior virologo vivente), ma che meglio di ogni altro ne conosce i meccanismi avendo ricoperto ruoli di ogni genere tanto nella rete pubblica come in quelle private, dove i format da lui promossi hanno lasciato indelebili tracce culturali.

Più che il mancato riconoscimento delle risorse profuse nello studio verrebbe da pensare che sia il gran tempo passato davanti allo schermo (quello della TV nell’ultimo ventennio del secolo scorso, quello del computer nel primo di questo) ad avere spinto le minoranze di cui parla il CENSIS alla fuga nel pensiero magico, al complottismo più fantasioso e al rancore sociale. Tuttavia non sono i labirinti mentali di qualche presunto (e presuntuoso) intellettuale, né le paranoie di queste minoranze (ancorchè troppo numerose) a meritare alla nostra società la qualifica di “irrazionale”, quanto piuttosto la passività con la quale essa accetta acriticamente e legittima ad ogni livello tesi antiscientifiche, discipline che su di esse si basano, normative che le recepiscono, giornali che le rilanciano, politiche che le promuovono. L’agricoltura, si diceva, è vittima certo non esclusiva ma comunque privilegiata di questa triste deriva: da decenni essa è perennemente sotto accusa per l’utilizzo della chimica di sintesi, per altro strettamente regolamentata, mentre nulla si ha da opinare contro qualsivoglia molecola, purchè di derivazione “naturale”; le si impedisce l’impiego delle sementi frutto di tecnologie geneticamente evolute, mentre non si esita ad iniettarsi (opportunamente, ben inteso) farmaci prodotti con le medesime tecnologie; la si zavorra con assurde procedure burocratiche, da cui si deroga spesso e volentieri se ci si dichiara “bio”; si accusano gli allevamenti intensivi di essere concausa prevalente delle emissioni di CO₂, mentre in rapporto all’unità di prodotto in quelli estensivi (assiomaticamente virtuosi) esse sono molto maggiori; si sottopone il Glifosate, un fitofarmaco prezioso anche perché consente la pratica di un’agricoltura meno impattante, ad un’infinità di pseudoricerche farlocche, finalizzate a dimostrarne - senza per altro riuscirvi ma ottenendo ugualmente titoloni sui giornali - la nocività; la si penalizza nell’erogazione dei sostegni pubblici a favore di tecniche passatiste ed inefficienti; la si limita inesorabilmente nella nuova Politica Agricola Comunitaria, un pasticcio ideologico denominato “From farm to fork” (“dalla fattoria alla tavola”, ma assai più azzeccata in questo caso sarebbe la traduzione maccheronica “dalla fattoria alla forca”) che riuscirà a rovinare il settore e a far danno all’ambiente nello stesso tempo (questo è quanto sostengono gli studi di impatto che hanno approfondito l’argomento, e che la commissione Europea ha del tutto ignorato). Se ciascuno dei punti qui citati fosse oggetto di una valutazione scientifica anziché di pregiudizio ideologico, e di decisioni che ne fossero la coerente conseguenza, assisteremmo al perfetto ribaltamento delle situazioni descritte. Alla lunga la realtà presenta il conto, e c’è da credere che quanto per ora è soltanto un auspicio abbia prima o poi a realizzarsi. L’occasione per una svolta potrebbe essere il prossimo passaggio alla Camera del famigerato ddl 988, che regola l’agricoltura biologica ma che implicitamente “sdogana” l’agricoltura biodinamica che, proprio come recita il CENSIS, si basa sul “pensiero magico, stregonesco, sciamanico, che pretende di decifrare il senso occulto della realtà”. L’approvazione del Senato, con l’unico voto contrario della Senatrice Cattaneo, ha fatto rumore: la comunità scientifica, anche se un po’ tardivamente, ha raccolto l’appello di questa donna straordinaria e ha preso una netta posizione a favore di una sostanziale modifica del provvedimento. Recentemente dalle cattedre più autorevoli sono arrivati segnali importanti: in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico alla Sapienza il prof. Parisi, fresco di Nobel, ha espresso profonda preoccupazione perché (testuale): “… a meno di colpi di scena verrà riconosciuta da una legge dello Stato Italiano una pratica francamente stregonesca come l’agricoltura biodinamica”. Nel suo saluto il Presidente Mattarella non ha lasciato cadere l’appello implicito del prof. Parisi: “… vorrei anche rassicurarla professore - queste le sue parole - sull’agricoltura biodinamica di cui ha parlato: è una questione che sta al Parlamento e io naturalmente non posso pronunziarmi, ma posso ben dire che vi sarebbero, perché diventasse legge, alcuni altri passaggi, anche parlamentari anzitutto, che rendono lontana questa ipotesi”. Il rigore istituzionale di Mattarella deve fare escludere che in quanto ha detto vi fosse qualsivoglia volontà di interferenza con l’attività del Parlamento; la sua indubbia competenza giuridica induce a pensare piuttosto (e a sperare) che la legge abbia qualche tara in termini di diritto tale da impedirne l’approvazione senza modifiche, e che soltanto a ciò egli si riferisse; il linguaggio del corpo e il tono della voce, tuttavia, hanno ben lasciato intendere da che parte egli stia. Sarebbe però un peccato che a determinare la caduta o la modifica della legge fossero i tecnicismi giuridici e non un atto di resipiscenza dei parlamentari che, preso atto del proprio errore, si dimostrassero all’altezza del Presidente e, in scienza e coscienza, agissero di conseguenza.


 


Enrico Montesano legge un brano di 

Rudolf Steiner sui vaccini



Rudolf Steiner (1861-1925) esoterista, fondatore dell'Antroposofia o scienza dello spirito e dell'agricoltura biodinamica, con un corso di 8 lezioni tenute nel 1924, pubblicate nel testo "Impulsi Scientifico Spirituali per il Progresso dell'Agricoltura". Autore prolifico, Steiner si è espresso su vari argomenti, qui sottolineamo:

  • Medicina antroposofica uso del vischio come cura di diverse malattie tra cui il cancro.
  • La discendenza dell'umanità da Atlantidei e Lemuri.

 


 



MICHELE LODIGIANI 
Agronomo, è agricoltore a Piacenza da più di quarant’anni. Per curiosità intellettuale e vocazione imprenditoriale è stato spesso pioniere nell’adozione di innovazioni di prodotto e di processo, con alterne fortune. Ha un rapporto di fiducia con la Scienza, si commuove di fronte alle straordinarie affermazioni dell’intelligenza umana (quando è ben impiegata), osserva con infinito stupore la meravigliosa armonia che guida i fenomeni naturali.

 


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