sabato 20 dicembre 2025

L’AGRICOLTURA NON È PIÙ UNA PRIORITÀ PER L’UNIONE EUROPEA

Editoriale 

di Ermanno Comegna





Sfoglia la rivista  o  Scarica il pdf


Il quinto numero di Spigolature Agronomiche si presenta come un’uscita particolarmente significativa, perché intercetta un momento di svolta nelle politiche europee: l’editoriale di Ermanno Comegna mette a fuoco con chiarezza la progressiva perdita di centralità dell’agricoltura nell’agenda dell’Unione Europea.



EDITORIALE

Dopo oltre sessant’anni di centralità della politica agricola comunitaria nell’ambito del bilancio europeo e delle relative priorità strategiche, la Commissione di Bruxelles ha deciso di cambiare rotta, relegando in secondo piano gli interventi per l’agricoltura e i territori rurali.
Le risorse disponibili per il settennio 2028-2034, valutate a prezzi correnti, ammontano a quasi 2.000 miliardi di euro, con un aumento del 65% rispetto al periodo di programmazione precedente. Per la PAC però ci sarà una riduzione dello stanziamento che, ad oggi, può essere indicativamente quantificata intorno al 15-20%, fatta salva la possibilità di poter intercettare ulteriori risorse finanziarie durante il periodo di applicazione, nel caso dovessero malauguratamente presentarsi situazioni di emergenza e nuove sfide, tali da compromettere la tenuta del sistema agricolo ed alimentare.
Cambia il paradigma di riferimento dell’azione comunitaria che privilegia nuove priorità strategiche come il rafforzamento della difesa e la preparazione ad eventuali futuri eventi bellici; le politiche per la competitività e per favorire l’innovazione tecnologica, tenendo così testa ai principali blocchi economici internazionali, come la Cina, gli Stati Uniti e l’India; il completamento dei processi di transizione in atto da alcuni anni per la sicurezza energetica, la decarbonizzazione e la digitalizzazione; il rafforzamento della presenza e del ruolo dell’Unione europea nello scenario globale, con l’aumento delle capacità di intervento in altri continenti per favorire lo sviluppo e consolidare le partnership; l’allargamento dell’Unione europea a nuovi Paesi membri, la quasi totalità dei quali localizzati ad est, compresa la prospettiva di integrazione dell’Ucraina.
In aggiunta alle scelte politiche di fondo, ci sono altri due elementi che influiscono sulla struttura e sulla governance del bilancio delle politiche europee. Il primo riguarda il rimborso del debito contratto per il Next Generation EU (da dove provengono i fondi del PNRR) per un importo di 168 miliardi di euro, corrispondente a quasi il 60% dello stanziamento garantito a favore della PAC.
Il secondo elemento deriva dalla scelta di conferire al bilancio pluriennale una più elevata flessibilità, con un’ampia capacità di rispondere rapidamente alle circostanze impreviste e alle situazioni di emergenza. Tale operazione da un lato sottrae risorse per la programmazione delle politiche settoriali, come la PAC e la coesione, dall’altro però consente alle istituzioni europee e alle autorità nazionali di avere ampi margini di manovra per affrontare situazioni impreviste che, in questi ultimi anni, si sono presentate in numero elevato e con un notevole impatto sulle attività economiche e sui cittadini.
Alla luce di tale approccio, gli spazi per mantenere invariati in termini nominali lo stanziamento a favore dell’agricoltura sono praticamente inesistenti, contrariamente alle richieste dei diretti interessati e in contrasto con quanto emerge dalla lettura di diversi documenti politici di alto livello delle istituzioni comunitarie.
A fine 2025 il negoziato per l’approvazione del bilancio pluriennale è entrato nella fase topica, con le prese di posizione del Parlamento e del Consiglio europei. Ci sono degli spazi per modificare la proposta dell’esecutivo comunitario, ma ad oggi appare difficile immaginare un ripensamento radicale, con il ripristino dei fondi settoriali dedicati all’agricoltura (il FEAGA e il FEASR) e con una PAC autonoma, concepita e discussa nell’ambito circoscritto del Consiglio dei ministri agricoli, come è avvenuto per diversi decenni.
Oltre a prendere atto della riduzione dei fondi a favore dell’agricoltura, è necessario considerare anche la modifica dei meccanismi di programmazione e gestione della PAC, con la Commissione europea che chiede alle autorità nazionali di operare delle scelte politiche su ambiti sensibili e controversi, come la ripartizione dei fondi tra i diversi interventi, oggi decisa a livello comunitario e di indirizzare le risorse in maniera più mirata, favorendo chi contribuisce alla produzione agricola, gli operatori in situazione di maggior bisogno e le imprese che dipendono in modo più elevato dai trasferimenti pubblici.
Sotto questo profilo bisogna riconoscere che le risorse della PAC oggi non sempre sono utilizzate in maniera efficace ed efficiente, perché una quota non trascurabile va ad alimentare situazioni di rendita ed è intercettata da operatori non professionali. Le autorità responsabili di impostare il programma di partenariato nazionale e regionale (PPNR) hanno una grande responsabilità nell’utilizzare in maniera intelligente risorse che, contrariamente alle aspettative, sono diventate scarse.
C’è un ultimo aspetto da portare all’attenzione, colto con lucidità e con qualche timore anche dagli analisti di comprovata fede nelle istituzioni europee e nel progetto federativo, ed è il pericolo che il ridimensionamento delle politiche maggiormente percepite dai cittadini (la PAC e la coesione) possa indebolire il progetto comunitario e rafforzare il fenomeno già piuttosto diffuso dell’euroscetticismo.

 




Nessun commento:

Posta un commento

Printfriendly