sabato 18 febbraio 2017

Grano cinese “made in Italy” (una volta tanto!)

di Sergio Salvi

Il “Villa Glori”, uno dei frumenti di
Strampelli più utilizzati nel
breeding cinese (fonte: CREA).

L’invasione globale di prodotti “made in China” assume un sapore diverso se guardiamo al frumento, di cui il gigante asiatico è il primo produttore mondiale.
Uno studio recentemente pubblicato su Scientific Reports, rivista del gruppo al quale appartiene la celeberrima Nature, mostra ampie prove molecolari a sostegno del fatto che la stragrande maggior parte del frumento cinese deriva da un pugno di varietà italiane introdotte nel paese asiatico tra gli anni ’30 e ’50. Si tratta ovviamente di alcune delle “razze elette” costituite dal nostro Nazareno Strampelli e, in misura minore, da Marco Michahelles, breeder contemporaneo del genetista marchigiano.
Un gruppo di ricercatori dell’Accademia Cinese di Scienze Agrarie di Pechino, effettuando un’analisi genetica mediante marcatori molecolari del tipo SNP (Single Nucleotide Polymorphism, ovvero polimorfismo a singolo nucleotide) su una collezione di frumenti cinesi, ha mostrato il ruolo chiave giocato da “Ardito”, “Mentana” e “Villa Glori”, tre delle più famose varietà create da Strampelli, nella costituzione di un larghissimo numero di varietà del cereale avvenuta in Cina a partire dal 1949, lo stesso anno in cui fu proclamata la Repubblica Popolare Cinese.
Tanto per fare qualche esempio e sciorinare un po’ di numeri: il “Mentana” è stato utilizzato per creare 110 nuove cultivar nel periodo 1949-1961, mentre tra il 1961 e il 1979 dalla varietà “Abbondanza”, derivata sempre dal “Mentana” ad opera dell’italiano Marco Michahelles, ne sono discese ben 217. Una di queste, “Aimengniu”, ha vinto il Premio per la miglior innovazione nazionale nel 1997 ed è stata a sua volta utilizzata largamente nella costituzione di ulteriori varietà di frumento. Inoltre, alcuni derivati del “Villa Glori”, contaddistinti dalla sigla “St”, sono stati impiegati per costituire 122 varietà nel periodo 1970-1990. Alcune di queste varietà, come “Xiaoyan 6” e “Yumai 18”, hanno avuto un grande impatto sul miglioramento e sulla produzione di grano cinese. In particolare, da incroci con la varietà “Xiaoyan 6” sono state ottenute 56 varietà, due delle quali, denominate “9023” e “366”, hanno vinto il primo e il secondo Gran premio nazionale per il progresso scientifico rispettivamente nel 2004 e nel 2014.
Insomma, i cinesi campano di rendita da almeno settant’anni grazie al grano di Strampelli e Michahelles.
L’analisi SNP ha rivelato che in alcuni cromosomi, in particolare 1A e 6A, larghissime porzioni di DNA (dette chromosome blocks, ovvero blocchi cromosomici), estese anche per svariate decine di cM (centimorgan), sono esattamente le stesse che si ritrovano nelle varietà “Akakomugi”, “Rieti” e “Wilhelmina”, ossia i capostipiti del celebre incrocio a tre vie effettuato da Strampelli nel 1913. Per inciso, il cM è l'unità di misura della distanza tra due loci riferita alla mappa genetica del loro cromosoma ricavata in base alle frequenze di ricombinazione. Ad esempio, si dice che due loci genici distano un centimorgan se su 100 generazioni derivanti da meiosi una sarà ricombinante per quei loci. Vale a dire che più grande è la distanza tra due loci, maggiore sarà la frequenza con la quale avverranno delle ricombinazioni nel segmento di DNA che li separa.
L’elevata frequenza con la quale i blocchi di DNA sono stati rinvenuti pressoché intatti nelle varietà cinesi di ieri e di oggi testimonia la consistenza del fenomeno della riduzione della diversità genetica che in genere accompagna il miglioramento delle specie operato dall’uomo, la quale tuttavia si associa ad un altro aspetto interessante, sebbene meno intuitivo: la creazione di nuova variabilità genetica indotta dalla stessa opera di miglioramento.
Infatti, se da un lato i ricercatori cinesi hanno trovato una maggiore diversità genetica nel gruppo delle varietà locali (non soggette a miglioramento) rispetto al gruppo delle varietà migliorate, dall’altro essi hanno riscontrato, in quest’ultimo gruppo, una maggiore variabilità soprattutto nelle regioni codificanti non sottoposte a selezione, dimostando che, tutto sommato, il breeding moderno ha un impatto sulla diversità genetica meno aggressivo del previsto.


Bibliografia

Hao C., Wang Y., Chao S., Li T., Liu H., Wang L., Zhang X., 2017. The iSelect 9 K SNP analysis revealed polyploidization induced revolutionary changes and intense human selection causing strong haplotype blocks in wheat, Scientific Reports, 7, 41247 (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5278348/).


Sergio Salvi
Laureato in Scienze Biologiche presso l’Università di Camerino, nel corso della sua attività di ricercatore si è occupato di genetica lavorando presso Enti di ricerca pubblici e privati. Attualmente svolge attività di ricerca e divulgazione storico-scientifica su tematiche riguardanti il settore agroalimentare e la genetica agraria in particolare (biografia storico-scientifica di Nazareno Strampelli, origine ed evoluzione delle varietà tradizionali di frumento e del concetto di prodotto tipico, recupero di varietà agrarie d’interesse storico). È socio corrispondente della Deputazione di Storia Patria per le  Marche.

2 commenti:

  1. Continuiamo con i numeri. Nel 1930 in cita si siano investiti:

    400.000 ettari di Ardito, 200.000 con il Villa Glori e 4.666.000 ettari di Mentana.

    Nel 1956 si coltivavano ancora 1 milione di ettari con Funo e altrettanti con St1472/506. Abbondanza invece si coltivava su più di 2 milioni di ettari.

    Un'ultima annotazione mi permetto di fare e la faccio sulla denominazione varietale di "ABBONDANZA". Scelta appunto perchè a quei tempi di fame per 24 ore al giorno l'avere qualcosa che produceva relativamente molto era una conquista sociale.

    Oggi invece assistiamo all'esaltazione di forme di coltivazione (biodinamica, biologica o permacoltura)che fanno diventare tutti i frumenti, indipendentemente dalla denominazione che hanno, accomunati nell'unica denominazione varietale di "MANCANZA".

    Spero che la fame rimanga sconosciuta da noi e che spaisca anche nel terzo mondo, perchè altrimenti questi ultimi ce li troviamo qui a pretendere di dividere, ma non in parti uguali, quanto di cibo abbiamo a disposizione.

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  2. Dimenticavo di dirvi che le regioni che producono frumento in Cina ne seminano in totale 30 milioni di ettari circa e quindi le cifre citate nel predente commento sono qualcosa di veramente grande.

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