sabato 3 febbraio 2018

I Love GMOs: Quando l' ingegneria genetica piace


di LUIGI MARIANI

 



Questa mattina (1 febbraio 2018) alle 6.10 su RAI Radio 1 il giornalista che conduce la trasmissione del primo mattino ha intervistato un genetista dell’università di Trento afferente all’equipe che ha messo a punto una terapia genica che nei prossimi anni consentirà di intervenire contro malattie genetiche importanti come la talassemia o la fibrosi cistica, pubblicando i risultati in un articolo uscito su Nature biotechnology).
Il giornalista esprimeva orgoglio di fonte a una scoperta tanto importante. Ricordo anche che da anni con tecniche di ingegneria genetica (geni umani che sintetizzano particolari proteine trasferiti in batteri come Escherichia coli) si producono medicinali essenziali come l’insulina, superando così i problemi che davano in passato gli stessi medicinali prodotti da animali domestici come il maiale.
Pare che questa forma di ingegneria genetica piaccia e nessuno si sognerebbe di ostacolarla come dimostra l’atteggiamento del giornalista esprimeva grande apprezzamento per le nuove conquiste della tecnologia umana. Ma temo che se qualche ricercatore italiano o europeo avesse messo a punto un nuovo OGM vegetale e avesse pubblicato la scoperta su Nature Biotechnology l’atteggiamento del giornalista sarebbe stato totalmente diverso e magari si sarebbe parlato di “attentato alla salute pubblica”. Ma non preoccupatevi: nessuno da anni finanzia queste ricerche “diaboliche” e i nostri ricercatori più brillanti saranno ormai migrati in lidi più accoglienti o avranno cambiato mestiere.
In questo paese si è infatti lasciato campo aperto a oscurantisti come i Coldiretti o come Mario Capanna e la sua fondazione per i diritti genetici. Questo è il paese in cui se semini un mais o una soia OGM arrivano i carabinieri. Questo è il paese che ha messo in croce un agricoltore (Giorgio Fidenato) che ha provato a far valere la propria libertà di imprenditore coltivando mais BT, non attaccabile da parte della piralide e dunque privo delle terribili tossine di origine fungina (aflatossine) di cui l’insetto promuove la produzione e che rendono il mais cancerogeno per uomini ed animali che se ne cibano.
Il genetista dell’università di Trento ha detto che l’uomo ha imitato la natura (quel che i batteri fanno nei confronti dei virus batteriofagi) per ideare la tecnica che a Trento è stata migliorata. Anche nell’ingegneria genetica al servizio dell’agricoltura si imita la natura nel senso che si imita l’attività del batterio Agrobacterium tumefaciens, il quale trasferisce geni da una specie vegetale all’altra. Ma in questo caso nell’opinione pubblica - pur a fronte di controlli che attestano la totale innocuità dei prodotti dell’ingegneria genetica (penso ai mais BT o ai mais e alle soie resistenti al Glyphosate) - è stato inculcato un rifiuto preconcetto. Tale rifiuto è peraltro contraddittorio in quanto i prodotti di piante OGM (mais e soia) sono sul nostro mercato da decenni come alimenti per gli animali o come cotone per i nostri abiti e non hanno mai prodotto alcun danno alcuno.
Certo, i demagoghi impazzano e ci dicono che possiamo fare a meno degli OGM in nome delle nostre eccellenze. Ma di che eccellenze stiamo cianciando? Dei mais imbottiti di aflatossine e che ci spingono periodicamente a buttare il latte? Stiamo parlando di rese, per restare al mais, che oggi in Italia sono sensibilmente più basse di quelle offerte dai mais geneticamente modificati nei paesi del mondo che consentono queste tecniche (USA, Canada, Brasile, Argentina, ecc.) incrementando sempre più il deficit della nostra bilancia commerciale agricola (oggi importiamo il 35% dei mangimi zootecnici con cui produciamo i nostri principali prodotti da esportazione e cioè i due grana e i prosciutti crudi).
Perché non lasciare libero l’imprenditore agricolo di scegliere se produrre mais e soia tradizionali ovvero gi stessi mais e le stesse soie OGM i cui prodotti vengono oggi importati dall’estero? Domande senza risposta e dalle quali non possiamo attenderci alcuna risposta razionale dai politici impegnati in campagna elettorale, perché se la dessero rischierebbero di non essere eletti.
Mi pare di stare in una gabbia di matti, matti che peraltro agiscono secondo schemi ricorrenti, riproducendo in sostanza quanto si è già visto per il nucleare: noi non usiamo tale tecnologia “diabolica” ma importiamo energia da alti paesi che la usano (Francia, Svizzera) appesantendo la nostra bilancia commerciale energetica e per di più lamentandoci del fatto che le energie fossili, che usiamo alla grande, si emette CO₂ o si emettono inquinanti veri come ossidi d’azoto e polveri.



Luigi Mariani 
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia.

6 commenti:

  1. Pechè le regole degli organismi GM non devono valere per tutti i viventi modificati. Come si pretende di sperimentare le tecniche biotecnologiche in luoghi chiusi e al prodotto ottenuto non si da la possibilità di essere coltivato in pieno campo, così a quel bambino si dovrebbe applicare lo stesso principio di precauzione, cioè non farlo mai uscire dal luogo dove sono si sono operate le modifiche genetiche sul suo organismo. V

    Ma vi immaginate se io proponessi una cosa del genere cosa mi arriverebbe sulla testa? In quanto cattolico sicuramente la scomunica di Papa Francesco, così facendo però si farebbe carta straccia di alcuni contenti della sua Enciclica "Laudato sii".

    RispondiElimina
  2. Allora perché non proibire molti vaccini e farmaci che salvano vite umane e sono di derivazione OGM. Pensiamo all' insulina citata dal prof. Mariani e iniettata direttamente nel sangue. Pe fortuna Capanna non dovrebbe fare più danni, il sito della fondazione dei diritti genetici è stato “bannato” e penso anche la sua fondazione non sia più tra noi. Il politico scienziato è stato responsabile della distruzione dei campi sperimentali del prof. Rugini. Lui adesso pensa ad altro il prof. Rugini no!

    RispondiElimina
  3. Giovanni

    Mi piacerebbe sapere dove è andato a finire il Castello sulla costa laziale che un ministro inetto ha assegnato in esclusiva a Capanna per studi e conferenze sulla nocività degli OGM (diceva lui)? Ecco inviterei Agrarians Sciences ed i lettori che hanno la possibilità di indagare a farlo. Potremmo anche scoprire che un guru degli Anti-OGM non ha tenuto un comportamento tanto etico.

    RispondiElimina
  4. Gentile Guidorzi, effettivamente per il Castello dei Monteroni e per il presunto progetto GeneticaMente erano previsto 20 milioni di euro, quadriennio 2011/2015 e la pagina facebook dei diriti genetici è ferma dal 2015. Strano!

    RispondiElimina
  5. Caro Luigi, ti ringrazio per le tue riflessioni su temi che la gente conosce - male - solo attraverso la disinformazione giornalistica. Mi fa piacere segnalare in questo panorama sconfortante un articolo pubblicato nella rivista dell'Associazione Altroconsumo, che parla di glyphosate in termini sensati: mi piacerebbe avere un tuo commento. La copia è al link seguente (purtroppo solo per 7 giorni - fino all'11 febbraio, ma non so fare di meglio):
    https://wetransfer.com/downloads/f727dba01c342e8d2e7cccdcf7ecacb120180204141446/26a8170730d94a82314696df6f9d459020180204141446/2d130b

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Roberto Defez lo conosciamo e quindi sappiamo come la pensa. Tuttavia noi ne abbiamo già parlato qui delle problematiche inerenti la sostituzione e dei sostituti prefigurati

      https://agrariansciences.blogspot.it/2018/01/alla-ricerca-del-diserbante-messianico_26.html

      Elimina

Printfriendly