martedì 9 giugno 2020

L'INVENZIONE DELLA NATURA . Le avventure di Alexander von Humbolt, l'eroe perduto della scienza

di MICHELE LODIGIANI 




Destino davvero bizzarro quello di Alexander von Humbolt (1769 – 1859)! Celebrato in vita fino all’esaltazione, definito dai contemporanei “l’uomo più famoso al mondo dopo Napoleone“ e dal Re di Prussia addirittura “Il più grande di tutti gli uomini dal diluvio universale”, venne poi frettolosamente dimenticato dai posteri, proprio mentre trovavano conferme molte delle sue più brillanti intuizioni. La bella, intelligente e completa biografia della Wulf riempie quindi un vuoto nella biblioteca degli appassionati di divulgazione scientifica, con un volume monografico che rende merito ad un personaggio che essi spesso hanno incontrato in citazioni frammentarie, utili più a suscitare curiosità sul suo conto che a soddisfarle.
Di famiglia benestante, frequentò le migliori università prussiane dotandosi di una cultura estesa, solida e multidisciplinare. In seguito alla morte della madre, Alexander e il fratello Wilhelm, a sua volta notevole personaggio (linguista, diplomatico, filosofo, fondatore dell’Università di Berlino che tutt’ora porta il suo nome), poterono disporre di un patrimonio non rilevantissimo ma sufficiente a coltivare le proprie vocazioni. Quella di Alexander era ossessivamente rivolta alla conoscenza del vasto mondo e si concretizzò in una serie di viaggi, di raggio sempre più esteso: quello che gli diede fama planetaria lo portò ad esplorare, negli anni a cavallo fra XVIII e XIX secolo, il Sud America. Seguì un lungo periodo di elaborazione e classificazione dell’immenso materiale raccolto – trascorso in buona parte a Parigi - che portò alla pubblicazione, nei decenni successivi, di ben 34 volumi. Le condizioni economiche precarie (Humboldt non aveva “sponsor” e dissipò nei viaggi il proprio patrimonio) lo costrinsero nel 1827 ad accettare l’invito – o piuttosto l’intimazione – di Federico Guglielmo III a ritornare in Prussia, ad un ambiente culturale che sentiva, rispetto a quello francese, assai più conservatore e asfittico. Successivamente, nel 1829, lo Zar di Russia gli finanziò un viaggio finalizzato alla valutazione delle potenzialità minerarie degli immensi territori dell’Impero, i cui esiti furono raccolti nella pubblicazione “Asia Centrale”. Gli ultimi decenni della sua vita furono dedicati alla stesura dell’opera più ambiziosa che, nei suoi intenti, rappresenta la “summa” della sua visione del mondo, “Kosmos”: un saggio che, sulla base delle più avanzate conoscenze scientifiche dell’epoca, rappresenta, secondo le sue stesse parole, “… la natura come un unico e grande complesso”. I 5 volumi di Kosmos (l’ultimo pubblicato postumo) vendettero 87.000 copie, un numero per allora inimmaginabile!
Il libro ha diversi piani di lettura. Il primo e più immediato è quello della letteratura di avventura. Le cronache di viaggio di Humboldt valgono, da questo punto vista, quanto i romanzi di Jules Verne, dai quali si distinguono per il merito non secondario di non essere frutto della fantasia. Nel viaggio in Sud America Humboldt percorse 2.775 km nel bacino inesplorato dell’Orinoco, scoprendo (tra le altre cose) il canale che collega questo fiume al Rio Negro, a sua volta affluente del Rio delle Amazzoni; scalò il vulcano Chimborazo (6.310 m.) senza raggiungerne la cima, ma stabilendo un record di altitudine (5.600 m.) che restò imbattuto per un trentennio. Nel viaggio in Asia percorse, in 6 mesi, circa 15.000 km in carrozza. Nell’uno e nell’altro, come in tutti quelli relativamente meno importanti, raccolse campioni, identificò piante sconosciute, teorizzò ed applicò la fitogeografia, descrisse pesci, fece esperimenti chimici, cartografò interi territori, misurò altitudini, temperature e campi magnetici, descrisse correnti marine, si affacciò su crateri attivi.
Un secondo piano di lettura è di carattere storico/ filosofico. L’autrice descrive assai bene l’ambiente culturale entro il quale Humboldt si affermò. Egli ne era indubbiamente un rappresentante anomalo, per personalità e scelte di vita, ma lo spirito del tempo orientò grandemente la sua vocazione e i contemporanei furono assai pronti nell’accogliere e nel fare proprie le sue formidabili scoperte: mai come allora (né prima né dopo) la conoscenza scientifica è stata considerata parte della cultura “tout court”, concetto che trova una paradigmatica rappresentazione nella figura di Goethe, “padre della patria” della letteratura germanica, uomo di scienza, estimatore e buon amico di Humboldt.
Un terzo piano di lettura del libro è più specificatamente scientifico. Si è già detto della gran messe di conoscenza raccolta da Humboldt e delle scoperte, classificazioni e intuizioni che ne conseguirono. Basterebbe questo a fare di lui un protagonista della storia della scienza. Egli tuttavia ha fatto anche di più: ha aperto una nuova finestra sul mondo dalla quale, dopo di lui, si sono affacciati molti altri (a partire da Darwin) e dalla quale lo sguardo di tutti noi può spaziare libero e curioso alla ricerca di nuovi ed inesauribili orizzonti per la scienza e la conoscenza.
L’ultima annotazione sul libro riguarda infine il suo protagonista: la straordinarietà del personaggio non fa velo all’autrice, che ne descrive oltre alle imprese anche le debolezze, le incoerenze, le manie. Non ne esce un “santino”, ma piuttosto la figura di un uomo calato nel suo tempo, da cui è stato forgiato ma che insieme ha contribuito a cambiare, certamente figlio dell’Illuminismo (nella sua inesausta sete di conoscenza), fratello del Romanticismo (frequentava gli imperatori, ma il suo cuore era più vicino ai rivoluzionari) e padre dell’ecologismo (il concetto di “Gaia”, la teoria che considera la Terra come un unico essere vivente, è in tutta evidenza parente stretta della tesi portante di Kosmos).
Quanto ai nostri tempi, ci sarebbe da interrogarsi sul perché, da cotanti avi, sia infine derivato l’ambientalismo di oggi, nipotino degenere, che alla scienza sembra preferire il pregiudizio.

Michele Lodigiani
Agronomo, è agricoltore a Piacenza da più di quarant’anni. Per curiosità intellettuale e vocazione imprenditoriale è stato spesso pioniere nell’adozione di innovazioni di prodotto e di processo, con alterne fortune. Ha un rapporto di fiducia con la Scienza, si commuove di fronte alle straordinarie affermazioni dell’intelligenza umana (quando è ben impiegata), osserva con infinito stupore la meravigliosa armonia che guida i fenomeni naturali. 


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