giovedì 13 agosto 2020

COVID19 E FOOD SECURITY

 di LUIGI MARIANI



Per mercati su cui gravano gli effetti dell'epidemia di Covid 19 un elemento di conforto è dato dalle previsioni globali di resa per frumento, mais, riso e soia. 

 

Articolo tratto da " I Tempi della Terra" |n° 6|

Per i nostri antenati cacciatori-raccoglitori o agricoltori, le occasioni di contatto con gli  animali domestici e selvatici erano di gran lunga più rilevanti che oggidì - Pitture rupestri di epoca neolitica rinvenute sull'altopiano di Tassili-n-Ajjer, nel Sahara algerino.


La food security, intesa come capacità del sistema agricolo-alimentare di rifornire il mercato soddisfacendo le esigenze della popolazione, è un tema assurto agli onori della cronaca con l’epidemia di Covid19, la quale a livello nazionale italiano ha manifestato molteplici effetti sui consumi che si sono poi propagati all’intera filiera agricolo-alimentare. Fra questi ricordiamo:


  • la diminuzione delle quote di mercato dei piccoli negozi a favore della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) 
  • il crollo del segmento HORECA (ospitalità, ristorazione e catering) che si è tradotto in difficoltà di smercio di cui hanno sofferto anche prodotti di “fascia alta” (vini, formaggi, ecc.)  
  • gli assalti ai supermercati dettati dal timore diffuso di non trovare più alimenti  
  • i sensibili aumenti nella domanda di prodotti a shelf line elevata quali riso, pasta e alcuni prodotti ortofrutticoli (patate, cipolle, ecc.)
  • i problemi a settori come quello bufalino che vivono smerciando prodotto fresco  
  • i problemi vissuti dai settori dell’agriturismo e del florovivaismo.
Tali fenomeni ci dimostrano quanto la nostra società sia ancor oggi più che mai sensibile anche a livello psicologico al rischio di penuria alimentare e quale sia l'impatto di notizie incontrollate legate alla disponibilità di beni alimentari che sono notoriamente a domanda rigida. Oggi le notizie incontrollate si giovano dei social media ma effetti analoghi sono stati descritti dal Manzoni nel capitolo XII dei Promessi Sposi a proposito dell’assalto alle panetterie nella Milano del ‘600.
La risposta dei nostri produttori agricoli alla necessità di rifornire i mercati di prodotti è stata fin qui positiva e in particolare il comparto orticolo è riuscito a rifornire con efficacia i mercati pur in presenza di notevoli difficoltà nel reperire manodopera stagionale, spesso extracomunitaria e dunque bloccata all’estero dalla chiusura delle frontiere.
Di rimarcare inoltre che i grandi media, se da un lato hanno posto in evidenza il successo dei produttori agricoli nel rifornire i mercati, dall’altra hanno fatto in alcuni casi da cassa di risonanza all’accusa agli imprenditori agricoltori di aver propagato il virus attraverso le polveri sottili di origine zootecnica. Tale accusa è doppiamente odiosa sia perché priva di riscontri scientifici sia perché le polveri sottili derivano dai settori extra-agricoli per oltre l'80% a livello nazionale e per oltre il 70% in Lombardia, la regione a più alta intensità zootecnica del Paese. Sempre la zootecnia intensiva è stata da alcuni accusata di generare nuovi virus, dimenticando con ciò che le possibilità di contatto con gli animali domestici e selvatici erano a dismisura più elevate nel favoloso passato in cui la ruralità dominava. Peraltro emerge in modo palese che tali accuse sono lanciate con lo scopo di promuovere agricolture passatiste (biologico e biodinamico) le quali, contrariamente al luogo comune divulgato dai media, sono del tutto insostenibili in virtù delle rese bassissime¹ che in caso di estensione incontrollata del bio si tradurrebbero in:

  1. necessità di raddoppiare le terre coltivate, con danni enormi per gli ecosistemi (il che evidenzia un’insostenibilità ambientale di fondo) 
  2. enormi aumenti dei prezzi delle derrate alimentari, con conseguenti problemi di approvvigionamento specie per i paesi in via di sviluppo (insostenibilità sociale).
I prezzi delle grandi commodities sui mercati internazionali

Il 64% del fabbisogno calorico globale dell’umanità è oggi coperto da 4 grandi colture e cioè frumento, mais, riso e soia. Pertanto a tali colture, spesso indicate come “grandi commodities”, si riferiscono di norma le previsioni globali di resa, le quali si basano in genere su:

  • un’analisi dello stato attuale delle colture svolta con l’ausilio di immagini da satellite e modelli matematici di produttività delle colture guidati da variabili meteorologiche attuali e pregresse 
  • una previsione delle rese finali svolta con l’ausilio di modelli matematici di produttività delle colture guidati da variabili meteorologiche previste².
A tali previsioni oggettive si possono associare giudizi soggettivi formulati da esperti che nei diversi paesi operano a contatto con la realtà produttiva ed hanno dunque il polso della situazione.
Quest'anno le previsioni globali di resa delle 4 grandi colture non suscitano ad oggi soverchie preoccupazioni e dunque non sussistono elementi oggettivi in grado di mettere in tensione i mercati. Più nello specifico le stime del 28 maggio dell’International Grain Council – IGC2 indicano un aumento complessivo del 2% della produzione globale di frumento, mais, riso e soia. Nello specifico i cali produttivi attesi per mais saranno compensati dalle rese record attese per il frumento (+4.6% per la stagione 2019-2020 rispetto alla 2018-2019 - Bond, 2020). Per il riso è attesa la produzione di 671 milioni di tonnellate (+2% sul 2019) a fronte di un aumento di superficie dell'1,5% rispetto al 2019 (USDA, 2020) e, infine, per la soia sono attesi sensibili aumenti di resa con una produzione globale di 363 milioni di t (+7% sul 2019) (USDA, 2020).
Nel caso delle grandi commodities agisce in senso tranquillizzante anche il dato di fatto per cui il sistema di approvvigionamento globale vive di un raccolto ogni sei mesi, in virtù della presenza di due emisferi, il che si rivela da sempre uno stabilizzatore dei prezzi mondiali delle grandi colture anche nel caso in cui le rese di un emisfero si rivelassero inferiori alla norma per effetto di siccità, eccesso idrico, freddo, parassiti o altro.
Ciò giustifica la risposta dei mercati mondiali delle grandi commodities all’epidemia, fin qui assai migliore rispetto a quella che fu ad esempio osservata in occasione delle grandi crisi del 2007-2008 e del 2011³. Più nello specifico nel periodo da gennaio a maggio il mercato mondiale ha presentato sensibili cali di prezzo per il frumento (-6%), il mais (-16%) e la soia (-3%). Al contrario il riso ha manifestato un sensibile rialzo dei prezzi (+16% da gennaio ad aprile) cui ha fatto seguito un calo del 3% a maggio, trainato dal mercato tailandese, ove si è indebolita la domanda e si sono attenuate le pressioni stagionali (le variazioni di prezzo riportate sono nostre stime su dati dell’International Grain Council (analisi del 28 maggio⁴). 
La speranza è che, in un contesto già perturbato da guerre commerciali e guerre dei dazi, i grandi esportatori di commodities non siano tentati dal chiudere le frontiere bloccando le esportazioni di cereali, il che sarebbe molto dannoso a due livelli:
  1. a livello di mercati mondiali, ove sono sufficienti piccole tensioni per determinare aumenti di prezzo rilevanti e con conseguente maggiore difficoltà ad approvvigionarsi, il che darebbe luogo a enormi problemi anzitutto a livello di PVS, come ci mostra l'esempio delle “primavere arabe”. 
  2. a livello nazionale italiano, in quanto il nostro Paese dipende dall’estero per il 30% del proprio fabbisogno alimentare (importiamo ad esempio dall'estero il 50% del grano duro per la pasta, il 50% del grano tenero per pane e biscotti e il 50% dei mangimi zootecnici).
Conclusioni

In estrema sintesi si sono forniti alcuni elementi utili a cogliere la reazione del sistema agricolo-alimentare globale e italiano all’epidemia di Covid19, evidenziando al contempo gli elementi di alea che oggi sussistono circa l’evoluzione a breve termine (1-6 mesi) della situazione. Sono invece rimasti in sospeso due interrogativi chiave relativi a come si comporterà la domanda quando l'emergenza finirà e se il sistema agricolo – alimentare sarà in grado di adattarsi alle nuove condizioni. Su questi temi è ancora prematuro tentare delle risposte.



Riferimenti Bibliografici:


Bond, Jennifer K., 2020. Wheat Outlook, WHS-20e, U.S. Department of Agriculture, Economic Research Service, May 14, 2020
Childs Nathan, 2020. RCS-20E, U.S. Department of Agriculture, Economic Research Service, May 14, 2020.
Mariani, 2020. QUALE AGRICOLTURA DOPO IL CORONAVIRUS? Resoconto della conferenza con tavola rotonda organizzata dall’Istituto Bruno Leoni e dalla Società Agraria di Lombarda - Milano, 21 maggio 2020 – ore 17,30-19,30 - http://www.agrarialombardia.it/wp-content/uploads/2020/05/Resoconto-videoconferenza-IBL-SAL-del-21-maggio-2020.pdf
USDA, 2020. World Agricultural Supply and Demand Estimates, WASDE - 600, Approved by the World Agricultural Outlook Board, May 12, 2020.

Note:

 
¹Solo per fare un esempio, secondo dati dell'Academie d’agriculture de France, il grano tenero francese biologico produce il 69% in meno di quello “convenzionale”. 
²Tali variabili possono essere prodotte con modelli meteorologici previsionali la cui attendibilità futura oltre le 2 settimane è a giudizio di chi scrive insufficiente allo scopo o più semplicemente essere frutto di serie storiche prodotte in base alla climatologia in modo da delineare alcuni scenari di riferimento (scenario caldo-arido, scenario a piovosità eccessiva, scenario normale).
³La crisi del 2011 sfociò nelle rivolte scoppiate nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo e note come “primavere arabe”
https://www.igc.int/en/gmr_summary.aspx#.


                                              

LUIGI MARIANI

Agronomo libero professionista, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura e vicepresidente della Società Agraria di Lombardia. Presso la Facoltà di Agraria di Milano insegna Storia dell’Agricoltura dopo essere stato docente a contratto di Agrometeorologia e Agronomia generale.

   
 

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