martedì 2 dicembre 2025

AGRO - ZOOTECNIA FRA INTEGRAZIONE, COMPETIZIONE E L'IMPROBABILE RIDUZIONE DEL CONSUMO DI ALIMENTI DI ORIGINE ANIMALE


di GIANLUIGI MAZZOLARI





Gli alimenti di origine animale rappresentano un tassello fondamentale della sicurezza alimentare, sia nella sua componente di approvvigionamento (food security) sia in quella di qualità (food safety), pur presentando criticità in merito ai risvolti ambientali e di welfare. La trasformazione del cibo vegetale in animale sconta perdite metaboliche che ne determinano l’(in)efficienza di processo specifica, innescando, sull’alibi della limitatezza delle risorse ma non solo, l’esortazione ad eliminare (o per lo meno ridurre) il consumo di cibi animali nutrendosi esclusivamente (o per lo più) di quelli vegetali. Al di là delle motivazioni etiche, meriterebbero considerazione sia i conseguenti risvolti di carattere nutrizionale sia il reale recupero di efficienza nutritiva, stante la rilevante quota di alimenti vegetali, consumati dagli animali, inadatti al consumo umano. 
Il dibattito (da noi) è rumoroso, come d’abitudine quando una delle opinioni è aprioristica, e plausibilmente sterile alla luce dell’incomunicabilità dei linguaggi ideologici e scientifico pur nel merito di quest’ultimo di condurlo nell’assunto che non è giustificabile ritenere le opinioni, anche se non condivise, infondate a priori. In materia si registrano autorevoli e pressoché esaustivi interventi (qui, qui e qui)¹ che poco spazio lasciano ad ulteriori considerazioni in merito alla tesi che, in sintesi, risulta identificarsi nella “giusta misura”, atta a coniugare gli aspetti positivi nutrizionali con quelli negativi ambientali.  Conclusione ineccepibile ed ampiamente suffragata che, stante la realtà mondiale di consumi estremamente eterogenei per consuetudini e capacità di spesa, evoca il principio dei vasi comunicanti fra consumi in eccesso nei paesi ad alto reddito e in difetto in quelli a basso reddito.

Sta di fatto che:

il consumo di alimenti di origine animale nella dieta umana ha origini antichissime diventando un’importante fonte di cibo da quando i nostri antenati sono divenuti cacciatori e, con la domesticazione, allevatori; esiste pressoché unanimità scientifica nell’attribuire al consumo di alimenti di origine animale un ruolo fondamentale nell’evoluzione umana, tra cui il suo coinvolgimento nell’aumento delle capacità cognitive via dimensione del cervello² (attraverso l’“ipotesi del tessuto costoso”)³; da tempo, la stragrande maggioranza delle prove scientifiche conferma che i sistemi alimentari basati su un maggiore consumo di vegetali sono intrinsecamente più sostenibili per l'ambiente rispetto a quelli ad alto consumo di prodotti animali⁴; il previsto aumento della popolazione mondiale e, con esso, delle necessità alimentari, non depone, di per sé, a favore di una inversione di tendenza nei consumi globali di alimenti di origine animale.

Ritornando al dibattito

Da una parte (ad esempio slow food) si afferma che (…) la zootecnia ha fortemente sbilanciato il rapporto tra allevatori e animali, e più in generale, una cultura diffusamente coloniale e predatoria ha portato tutti noi ad avere un punto di vista alieno rispetto alla natura, e ha modificato la nostra percezione e la nostra relazione col vivente ⁵. Dall’altra (FAO) si afferma, (…) oggi abbiamo la possibilità di dare forma a sistemi di allevamento che nutrono tutti, proteggono il nostro pianeta e danno potere alle comunità per le generazioni future⁶. 
Le istituzioni Ue partecipano ai diversi orientamenti con titubante equidistanza, un po' per incertezza, un po’ per opportunismo e un po' nel tentativo formale di salvare la faccia sul Farm to Fork che, con molti azzardi, promuoveva un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell'ambiente per arrivare, all’interno del Green Deal europeo, all’azzeramento dell’impatto climatico. L’intervenuto mutamento degli scenari geo-politici ne ha rivelato le contraddizioni, peraltro da più parti tempestivamente evidenziate, e il suo miglioramento in corso d’opera appare quanto mai opportuno. In tale scenario parrebbero inserirsi due recenti eventi a favore, uno, dei prodotti di origine animale⁷ e l'altro incentrato sugli alimenti vegetali⁸. Vi sono incluse le “biosoluzioni” (fermentazione di precisione, colture cellulari) che al momento sono soggette a “ostracismo preventivo”⁹, scoraggiando di fatto la ricerca sperimentale in Italia. Al netto del contesto, dei riti e del linguaggio della politica, l’auspicio è che tali iniziative testimonino l’esistenza, a palazzo, di una visione laica della realtà, che prende atto delle posizioni ideologiche riconoscendone liceità e rispetto dei valori etici, ma che individua nelle scelte tecnologiche e innovative indicate dalla scienza il percorso strategico.

Dell’ agro-zootecnia

Agro-zootecnia è termine non massivamente utilizzato come definizione pura, preferendogli i singoli vocaboli distinti (agricoltura, zootecnia) o espressioni che ne richiamino l’ambito in contesti tecnici (sistemi agro-zootecnici, crop-livestock system) o didattici (laurea in scienze agro-zootecniche)¹⁰. Una definizione riporta “(…) l’insieme di pratiche attuate in agricoltura che prevedono l'uso dei suoli per la produzione di prodotti agroalimentari a scopo umano o animale, l'allevamento zootecnico (avicolo, suinicolo, bovino, ovino ecc.), l'utilizzazione agronomica degli effluenti da allevamento…”¹¹. In sostanza si inquadra l’agro-zootecnia in un rapporto virtuoso “do ut des”, in cui l’agricoltura fornisce prodotti alla zootecnia e ne riceve in cambio benefìci (effluenti). È un rapporto sinergico, non necessariamente scontato, in equilibrio dinamico fra integrazione e competizione. Si prenda ad esempio il pascolo, modello esemplare di integrazione e non competizione delle risorse (feed, no food) che, pur caratterizzandosi per semplicità di conduzione, si degrada rapidamente se sottoposto a sovra-sfruttamento per carico eccessivo o per periodi prolungati, perdendo la propria caratterizzazione integrata. Emblematico è il caso del mais, prodotto “conteso” da più filiere (feed, food, industriale, energetico) e, come tale, additato quale modello di competizione. In realtà, a smentita, gli utilizzi alimentari diretti sono una minima parte, da quelli industriali (filiera dell’amido in primis) residuano una quota rilevante di sottoprodotti (corn gluten feed, panelli, ecc.) non utilizzabili in umana e destinati agli animali, e dagli utilizzi energetici (biogas, etanolo per trazione) ritornano rispettivamente digestato a chiudere il ciclo dei nutrienti, distillers grains e borlande per alimentazione animale. Spesso la realtà non è percepita come dato oggettivo ma viene costruita attraverso la narrazione: è il caso degli animali in libertà, come welfare a prescindere, emblema di modello integrato in un sistema immaginifico disallineato dalla realtà che al contrario diventa modello in competizione quando mal governato. Peraltro è da rilevare come tutela dell’ambiente e benessere animale siano aspetti attuali nelle priorità di chi opera in allevamento con professionalità, sia perché direttamente utili all’allevamento stesso, è il caso del benessere animale, sia perché lo sono quale ritorno gestionale. Non appare fuori luogo evidenziare le contraddizioni insite nella percezione corrente di welfare che è sistematicamente negativa per gli animali in allevamento e positiva per i pet da condominio, unitamente alla loro umanizzazione, suscitando motivate perplessità.

Non solo meat sounding

La domanda da parte dei consumatori di salute personale, sostenibilità ambientale ed etica ha trainato forme alimentari che si basano sull'inclusione o l'esclusione di specifiche fonti proteiche animali (carne, pesce, uova, latte e derivati) creando una variegata tipologia di consumatori che si identificano in terminologie categoriali e sottocategoriali¹². Rappresentano un vasto bacino potenziale, non solo di convinti ma anche di curiosi, e trainano un mercato, in prospettiva, attrattivo e dinamico¹³ sia nei risvolti emotivi sia innovativi¹⁴. Il modello plant based si è evoluto dal semplice alimento a formulati complessi (ultra-formulati, ultra-processati) in tutto e per tutto simili alla carne, sia nel food design sia nel plagio lessicale. Il primo (food design) risponde alla necessità onnivora di cibarsi di carne, anche se solo visivamente, il secondo (plagio lessicale) è una mirata strategia di marketing che, anziché perseguire l’emancipazione linguistica, si rifugia nella comfort zone delle denominazioni tradizionali. Questo aspetto è alquanto controverso, soprattutto in merito alla corretta informazione al consumatore e si riflette all’interno di una normativa tutt’altro che efficace, con discrepanze, eccezioni (ad es. latte di mandorla si, latte di soia no) e ancora in divenire, tant’è che è recente la votazione da parte del Parlamento UE di vietare l’uso di termini correlati alla (sola) carne (per il latte era già stata presa posizione)¹⁵. L’emendamento è stato inserito, con accostamento inappropriato, nella proposta della Commissione mirante a rivedere alcuni regolamenti della Politica Agricola Comune (PAC), la sua approvazione non è vincolante e parrebbe inquadrarsi nella pluralità delle posizioni nazionali che, come l’Italia, ha già introdotto norme allineate al divieto¹⁶.

Conclusioni

1- La FAO prevede per il prossimo decennio aumento del consumo di alimenti di origine animale, principalmente veicolato da una popolazione in crescita, più ricca e urbanizzata, unitamente alla continuità della lotta alla denutrizione e concrete possibilità di diminuzione dei gas serra¹⁷. Esistono di fatto pochi dubbi che lo scenario della domanda alimentare globale sia in crescita, che le produzioni animali ne siano coinvolte e che la produttività rivesta il ruolo di attore principale. In presenza di domanda incomprimibile (fabbisogni alimentari quantitativi e qualitativi), input limitati (superficie disponibile) e vincoli restrittivi (emissioni), produrre di più con meno per unità di superficie (intensificazione sostenibile) è riconosciuta la strategia da perseguire¹⁸. Ripensare il ruolo della zootecnia all’interno dei sistemi agroalimentari globali, con una visione che tenga insieme produzione, nutrizione, tutela dell’ambiente e qualità della vita delle comunità non è opzione di lungo termine ma modello operativo e operante, implementabile nei tempi che le innovazioni tecniche e scientifiche impiegheranno a rimuovere le barriere della paura che la loro ignoranza erige.

 



Note  


  1. 1 - (…) Dall’intervento di Giulia Bartalozzi su queste pagine nel novembre 2018 dal titolo “Salveremo il pianeta non mangiando carne?" molti altri se ne sono succeduti sul tema della sostenibilità degli allevamenti animali. Tra i più recenti quelli di Giuseppe Bertoni, Mauro Antongiovanni e Giuseppe Pulina che ci hanno invitato a una riflessione seria sui numeri, a un dibattito scevro da pregiudizi e a far qualcosa assieme. Rispondo volentieri all’invito dei colleghi. 


  2. http://www.georgofili.info/contenuti/risultato/14722  https://www.georgofili.info/contenuti/risultato/14735  https://www.agrariansciences.it/2018/09/perche-vegani-e-vegetariani-ricorrono.html 

 

  1. 2- (…) Lo studio storico dei cambiamenti nei modelli alimentari è parte integrante dello studio degli adattamenti biologici e sociali durante la formazione e l'ulteriore sviluppo delle specie di Homo sapiens. Per molto tempo, le diete sono state considerate la forza trainante dell'evoluzione umana. I cambiamenti nel tipo di cibo consumato e nel modo in cui è stato ottenuto sono stati associati all'encefalizzazione e all'emergere del bipedismo, nonché all'evoluzione ecologica, sociale e culturale degli ominidi...

  2. È stato analizzato il significato biologico adattativo del consumo di carne, che ha svolto un ruolo importante nell’evoluzione umana, tra cui l’“ipotesi del tessuto costoso” richiama l’attenzione sulle forze evolutive responsabili dell’aumento delle dimensioni del cervello dell’ominide. Gorbunova N.A. Assessing the role of meat consumption in human evolutionary changes. A reviewTheory and practice of meat processing. 2024;9(1):53-64.


  3.  https://doi.org/10.21323/2414-438X-2024-9-1-53-64 

 

  1. 3- (…) L'Ipotesi del Tessuto Costoso (Expensive Tissue Hypothesis o ETH) è una teoria (1995) per spiegare come gli esseri umani abbiano potuto sviluppare un cervello eccezionalmente grande e metabolicamente esigente senza aumentare il loro tasso metabolico basale complessivo.  La teoria si basa sul principio che l'energia metabolica disponibile per il corpo è limitata e deve essere allocata tra i vari organi in competizione tra loro. Il cervello è tessuto ad alto consumo energetico (da cui "costoso"). Rispetto ad altri primati di dimensioni corporee simili, gli esseri umani hanno un cervello molto più grande (che consuma circa il 20% dell'energia corporea a riposo) e un intestino proporzionalmente più piccolo, suggerendo che, per sostenere l'espansione del cervello, sia stata necessaria una riduzione compensativa delle dimensioni e del costo energetico dell'apparato digerente. Il fattore chiave che ha reso possibile questa riduzione dell'intestino è stato un cambiamento radicale nella dieta degli ominidi passando da una dieta a base di grandi quantità di vegetali fibrosi e a basso contenuto calorico (tipica degli erbivori e di molti primati) a una dieta che includeva cibi più ricchi di nutrienti e richiedenti meno energia per la digestione, come la carne e i tuberi.  https://gwern.net/doc/algernon/1995-aiello.pdf 

 

  1. 4- (…) L'obiettivo di questa ricerca era quello di confrontare l'effetto ambientale di una dieta vegetariana e non vegetariana in California in termini di input di produzione agricola, tra cui pesticidi e fertilizzanti, acqua ed energia utilizzata per produrre prodotti. L'ipotesi di lavoro era che un numero maggiore e una quantità di input fossero associati a un maggiore effetto ambientale. La letteratura ha sostenuto questa nozione. Marlow HJ, Hayes WK, Soret S, Carter RL, Schwab ER, Sabaté J. Diet and the environmentdoes what you eat matterAm J Clin Nutr. 2009 May;89(5):1699S-1703S. doi: 10.3945/ajcn.2009.26736Z.  Epub 2009 Apr 1. PMID: 19339399. 


  2.  https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/19339399/ 

 

  1. 5- (…) Barbara Nappini: «Ripensiamo il benessere animale per contrastare i danni della zootecnia». Con l’avvento degli allevamenti industriali, il rapporto con gli animali si è sbilanciato. L’approccio industriale ha trasformato l’allevamento degli animali in zootecnia: questo ha cambiato tutto. Gli animali sono visti come macchine, l’allevatore diventa imprenditore agricolo, si incrementa necessariamente la meccanizzazione, la stabulazione permanente, l’omogeneità genetica (il contrario di biodiversità). L’affollamento, la prigionia, una vita brevissima, insomma le condizioni di estrema sofferenza in cui gli animali da allevamento intensivo sono costretti a vivere, hanno gravi ripercussioni di vario tipo: si stanno sviluppando nuove malattie trasmissibili agli esseri umani, si diffonde la pericolosa antibiotico-resistenza e le deiezioni animali (deiezioni di miliardi di animali: nella storia dell’uomo non c’è mai stato un numero così grande di animali allevati!) hanno un impatto rilevante in quanto clima alteranti. 


 

  1. 6- The second Global Conference on Sustainable Livestock Transformation si è svolta a Roma dal 29/09/2025 al 01/10/2025. Al momento non sono ancora disponibili gli atti ufficiali e le informazioni sono attinte dai media. (…) A differenza della Prima Conferenza Globale del 2023 e dei successivi forum regionali, questa Seconda Conferenza Globale si è concentrata su un approccio pratico. Con il tema “Promuovere il cambiamento, ampliare le innovazioni, guidare le soluzioni”, l’agenda evidenzia il ruolo cruciale del bestiame nella trasformazione dei sistemi agroalimentari globali e nella garanzia olistica dei Quattro Migliori: migliore produzione, migliore nutrizione, un ambiente migliore e una vita migliore per tutti. Secondo il Direttore generale, il settore si trova a un bivio importante. La trasformazione sostenibile del bestiame richiede collaborazione e impegno condiviso, e i progressi della scienza, delle tecnologie digitali e delle pratiche sostenibili offrono opportunità inimmaginabili solo un decennio fa. “Oggi abbiamo la possibilità di dare forma a sistemi di allevamento che nutrono tutti, proteggono il nostro pianeta e danno potere alle comunità per le generazioni future “. 


 

  1. 7- "Come la produzione zootecnica europea può garantire accessibilità al cibo e sicurezza alimentare e nutrizionale per i cittadini dell’Ue” (18 novembre 2025). (…). Al centro dei lavori il ruolo della produzione zootecnica nel contesto di una nutrizione adeguata: la sfida, sulla quale si sono confrontati ricercatori, esperti e decisori politici, è quella di bilanciare densità nutrizionale e livelli di trasformazione degli alimenti nel contesto di diete culturalmente e territorialmente appropriate. "Anni di criminalizzazione dell’allevamento e delle proteine animali hanno fatto sì che carne e latticini siano per molte persone il male assoluto da un punto di vista della salute e dell’ambiente"… 

 

  1.  8 - "Trasformare i sistemi alimentari dell'UE: gli alimenti di origine vegetale e le biosoluzioni possono migliorare la sicurezza alimentare e la resilienza?" (8 settembre 2025). (…) La Presidenza danese ritiene che attraverso una combinazione di strumenti innovativi e conoscenze tradizionali, gli alimenti a base vegetale e le biosoluzioni offrirebbero un potenziale significativo per guidare la trasformazione del sistema alimentare dell'UE. Tale trasformazione potrebbe creare nuove opportunità commerciali per gli agricoltori e il settore alimentare in generale, ispirando una nuova generazione di imprenditori agricoli. Inoltre, si potrebbe migliorare la preparazione dell'UE alla sicurezza alimentare lungo tutta la filiera alimentare, rafforzare le sinergie con le pratiche agricole biologiche, migliorare il benessere degli animali, nonché contribuire alla decarbonizzazione del settore agroalimentare. 

 

  1. 9 - La legge italiana è stata approvata prima ancora che fosse presentata una richiesta formale di autorizzazione per la carne coltivata a livello di Unione Europea. La normativa europea classifica la carne coltivata come "novel food" sottoposto a specifica autorizzazione da parte della Commissione Europea previa valutazione scientifica dell'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA). 

 

  1.  10 -  (…) ll corso di laurea in Scienze agro-zootecniche, ha l'obiettivo di assicurare allo studente un'adeguata       

   padronanza   dei metodi e dei contenuti scientifici generali tipici delle Scienze agrarie e zootecniche, nonché    l'acquisizione delle conoscenze professionali specifiche necessarie per poter operare nei seguenti ambiti    dell'agro-zootecnia: 

- fisiologia, miglioramento genetico, alimentazione e tecnologia dell'allevamento delle specie animali; 

- agronomia e coltivazioni erbacee e foraggere; 

- tecnologie delle produzioni animali e dei processi di trasformazione dei prodotti zootecnici; 

- analisi chimico-fisiche e microbiologiche di base per l'agro-zootecnia; 

- impianti e mezzi tecnici per l'agro-zootecnia; 

- progettazione, gestione tecnico-economica e salvaguardia ambientale dei sistemi zootecnici agro-silvo-pastorali ed acquatici. 

 

  1. 11 -Arpae Emilia-Romagna 

 

  1. 12 - Categorie Principali di Consumatori alternativi. Elenco non esaustivo stante la dinamica evolutiva delle dottrine. Vegani: La categoria più restrittiva. I vegani escludono dalla loro dieta qualsiasi alimento di origine animale, inclusi carne (di terra e di mare), latticini, uova e miele. Spesso questa scelta si estende a tutti i prodotti di origine animale, come pelle, lana o cosmetici testati su animali, per ragioni etiche. Vegetariani (o Lacto-ovo-vegetariani): Questa categoria esclude il consumo di carne e pesce, ma include prodotti di origine animale indiretti come uova, latte e derivati. È la forma di dieta a base vegetale più diffusa. Lacto-Vegetariani: Una sottocategoria che include i latticini, ma esclude uova, carne e pesce.  Ovo-Vegetariani: Una sottocategoria che include le uova, ma esclude latticini, carne e pesce.   Categorie con Restrizioni Parziali o Flessibili Pescetariani: Pur non essendo strettamente "no carne", queste persone escludono la carne rossa e bianca (pollame), ma includono il pesce e i frutti di mare, oltre a uova e latticini. Flexitariani (o Reducetariani): Questa è la categoria in più rapida crescita e comprende la maggior parte dei consumatori che acquistano alternative vegetali. I flexitariani non eliminano del tutto la carne, ma ne riducono intenzionalmente il consumo, scegliendo alternative vegetali regolarmente, spesso per motivi di salute o ambientali. Mantengono una dieta flessibile che include occasionalmente anche la carne 


 

  1. (13 - …) Una tendenza crescente nella vita moderna è quella di evitare tutto ciò che proviene dagli animali a causa dei vantaggi per la salute delle diete vegane e vegetariane. La ricerca attuale si è concentrata maggiormente sulla sintesi diretta di nuove fonti proteiche in sostituti della carne come la carne coltivata e la carne di origine vegetale. Tempeh, proteine ​​di soia testurizzate e tofu sono esempi di alimenti vegetali ricchi di proteine. Legumi come lenticchie (Lens culinaris), ceci (Cicer arietinum), piselli (Pisum sativum) e lupini (Lupinus albus), semi (colza (Brassica napus) e glutine di frumento (seitan) sono ulteriori fonti.


  2.  https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2666833525000140  

 

  1. 14  -(…) I brevetti europei sulle proteine alternative balzano del 960% in 10 anni La prima analisi del suo genere ha rivelato che le pubblicazioni di brevetti da parte di innovatori europei di proteine alternative sono aumentate del 960% negli ultimi dieci anni. Un rapporto di Good Food Institute Europe (GFI Europe) ha rilevato che le aziende e le organizzazioni pubbliche di ricerca della regione hanno pubblicato 1.191 brevetti relativi allo sviluppo di alimenti a base vegetalecarne coltivata e fermentazione lo scorso anno – rispetto ai soli 124 del 2015. 

 

  1. 15 - l Parlamento Europeo ha votato (8 ottobre 2025) a favore di una proposta per vietare l'uso di nomi legati alla carne per i prodotti a base vegetale. Con l’emendamento 113 Proposta di regolamento Articolo 1 – punto 8 septies (nuovo) Regolamento (UE) n. 1308/2013Allegato VIII – parte II bis: omissis….5) Le denominazioni di cui sopra (carne, prodotti a base di carne e preparazioni a base di carne) non possono essere utilizzate per alcun prodotto diverso da quelli a cui si riferiscono ed escludono i prodotti derivati da coltura cellulare."  https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-10-2025-0214_IT.pdf Il Regolamento n.1308/2013/UE stabilisce norme per l’organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli nell’Unione europea e contiene già un elenco di termini riservati ai prodotti di origine animale, come latte, burro, formaggio e pollame. La nuova proposta mira ad aggiungere termini come “bistecca”, “cotoletta”, “salsiccia”, “hamburger”.  L’estensione del divieto deve essere ancora discussa e approvata dal Consiglio dell’Unione Europea. Se l’esito fosse positivo la legge sarebbe promulgata entro un anno con un periodo transitorio di 2 anni per consentire alle aziende di adeguarsi. Già In passato alcune sentenze della Corte di Giustizia Europea hanno stabilito che termini come "latte" sono     riservati esclusivamente ai prodotti di origine animale (con alcune eccezioni come latte di mandorla, latte di cocco e burro di cacao); per altri prodotti come "burger vegetale" il recentsviluppo a livello di Parlamento Europeo sembra orientarsi verso un divieto più ampio del cosiddetto "meat sounding”. 

 

  1. 16 - La tutela delle denominazioni proprie dei prodotti di origine animale è presente nella normativa italiana con la Legge n.  172/2023 che vieta l'uso di denominazioni che fanno esplicito riferimento alla carne e ai suoi derivati (come    "bistecca", "hamburger", "salsiccia", ecc.) per prodotti trasformati che contengono esclusivamente o  prevalentemente proteine vegetali. 

 

  1. 17 - OCSE-FAO Agricultural Outlook 2025-2034 (…) Entro il 2034, il consumo globale di alimenti di origine animale crescerà del 6%, ma nei Paesi a reddito medio-basso l’incremento sarà quattro volte superiore, toccando il 24%. Le economie a reddito medio saranno il motore principale della crescita nel consumo e nella produzione di alimenti di origine animale e la crescita sarà sostenibile solo a condizione di migliorare la produttività e contenere l’impatto ambientale, mentre le disuguaglianze alimentari continueranno a rappresentare una sfida critica, nonostante l’aumento complessivo dell’offerta. L’India e i Paesi del sud-est asiatico guideranno la crescita del consumo globale: la domanda crescente di queste regioni deriva da una combinazione di sviluppo economico e cambiamenti nelle abitudini alimentari. Nei Paesi ad alto reddito, invece, si osserverà una diminuzione di grassi e dolcificanti, a causa di una maggiore attenzione verso diete più equilibrate o restrittive. 


 

  1. 18 - (…) con specifico riferimento alle produzioni animali, esiste la possibilità di ricorrere (ottimizzandoli) ai sistemi misti, definibili come “Agro-zootecnia integrata”, pur senza disconoscere i sistemi del tutto estensivi (con forme di pastorizia) e soprattutto quelli intensivi. 

  2. https://www.georgofili.info/contenuti/agro-zootecnia-integrata-e-sua-intensificazione-sostenibile-ragioni-di-una-apparente-riscoperta/20080 

 





GIANLUIGI MAZZOLARI


Agronomo, laureato in Scienze Agrarie presso l'UCSC di Piacenza. Ha percorso la propria carriera professionale presso aziende multinazionali nel settore alimentare. Ora esercita attività di consulenza agro-alimentare.





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