venerdì 8 febbraio 2019

DOCUMENTO DEI 6

La lettera di MICHELE LODIGIANI

 

La cache dell'articolo uscito in origine sul sito: Agricoltura Biodinamica

 

Alla cortese attenzione di:

  • Gaio Cesare Pacini, professore associato di Agronomia e Coltivazioni Erbacee, Università di Firenze
  • Paolo Bàrberi, professore associato di Agronomia e Coltivazioni Erbacee e Vice-Presidente di Agroecology Europe, già presidente della European Weed Research Society, Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa
  • Stefano Bocchi professore ordinario di Agronomia e Coltivazioni Erbacee, coordinatore del Centro di Ricerca GAIA 2050, Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali, Università degli Studi di Milano
  • Manuela Giovannetti, professore ordinario di Microbiologia Agraria, già preside della Facoltà di Agraria e Direttore Centro Interdipartimentale di Ricerca “Nutraceutica e Alimentazione per la Salute”, Università di Pisa
  • Andrea Squartini, professore associato di Ecologia Microbica, Università di Padova.
  • Claudia Sorlini professore emerito di Microbiologia Agraria, già preside della Facoltà di Agraria, Università di Milano
Con preghiera di inoltrare alla prof.ssa Sorlini di cui non ho trovato l’indirizzo e-mail

Egregi Professori, vi scrivo in riferimento al vostro intervento comparso ieri sul sito Agricoltura Biodinamica, titolato Il Gruppo di docenti per la Libertà della Scienza contro le farneticazioni sull’agricoltura biologica, riguardante le proposte di emendamento al DDL in discussione al Senato avanzate da un nutrito gruppo di docenti, tecnici, agricoltori e comuni cittadini: da molti anni faccio l’agricoltore, sono agronomo e convinto sottoscrittore di quel documento.
Non intendo entrare nel merito della discussione (non ne avrei neppure le competenze): temo infatti che il continuo batti e ribatti delle posizioni risulti alla fine stucchevole e, soprattutto, inutile. Preferisco piuttosto richiamarmi alle parole che chiudono il vostro intervento: “Ci farà piacere dibattere su questi temi in termini scientifici e non ideologici e senza pregiudizi, nell'interesse dell'agricoltura, degli agricoltori e del futuro del pianeta”. Anche se rilevo che definire “farneticazioni” il nostro documento non sia propriamente il modo migliore per iniziare un dibattito che si dichiara di volere scientifico e scevro da pregiudizi, condivido in toto queste parole, intorno alle quali spero che si possa trovare un punto comune almeno sul metodo, data l’importanza della posta in gioco che è, niente meno e secondo le vostre stesse parole, “ … l’interesse dell’agricoltura, degli agricoltori, e del futuro del pianeta”, tutte cose che mi stanno assai a cuore. Da qui qualche considerazione.

  1. Il nostro documento sul DDL non era contro il metodo biologico (e tanto meno volto a denigrarlo o a limitarne l’esercizio), che non considero affatto antiscientifico: esso si è autoimposto il vincolo (che a me pare più ideologico che tecnico) di escludere la chimica di sintesi ma, nell’ambito di questo vincolo, opera secondo le leggi della scienza e della tecnologia agronomica (il che non vale per il metodo biodinamico: trovo sorprendente che chi applica il metodo biologico non rifiuti la frequente associazione ad esso). Se c’è stato un frainteso in questo senso è bene chiarirlo. Personalmente non pratico l’agricoltura biologica, ma in alcuni momenti ho valutato la possibilità di convertire la mia azienda. Ho diversi colleghi amici che hanno fatto questa scelta - raramente per convinzione tecnica o etica, il più delle volte ritenendola un’opportunità imprenditoriale - che ritengo rispettabilissima (come qualunque altra che risponda ad una domanda di mercato e rispetti la legge). 
  2. L’intento delle nostre proposte era, al contrario, quello di illustrare una serie di criticità del DDL che sostanzialmente derivano tutte da un unico assunto, dato per scontato (dal DDL e probabilmente, in questo avete perfettamente ragione, dalla CE): quello che attribuisce all’agricoltura biologica una maggiore compatibilità ambientale rispetto all’agricoltura integrata (che, anche in questo caso la precisazione è corretta, è lo standard di riferimento). Io credo che questa convinzione diffusa non abbia basi scientifiche, (anzi, per una serie di motivi penso esattamente il contrario), ma sarei dispostissimo a cambiare opinione se avessi l’evidenza scientifica di sbagliarmi: per questo il cuore delle nostre osservazioni sul DDL era proprio quello di inserire nella normativa l’istituzione di un progetto di ricerca a largo spettro che metta a confronto i due metodi agronomici. Una ulteriore branca di ricerca, e anche qui faccio riferimento al vostro intervento, potrebbe essere volta a verificare se l’agricoltura conservativa (che sappiamo essere qualcosa di più di quella integrata) sia o meno compatibile con il metodo biologico: per esperienza personale posso testimoniare che è assai difficile praticarla anche con il Glifosate, ma anche in questo caso sarei solo contento di cambiare opinione. 
  3. Condizione irrinunciabile è che questo confronto si basi su criteri esclusivamente e strettamente scientifici, cioè avvenga sperimentalmente, con parametri misurabili, con risultati replicabili. Esso dovrebbe porsi l’obiettivo di verificare essenzialmente 2 parametri: quali le differenze fra i due sistemi in termini di impatto ambientale? E quali le differenze in termini di produttività?
Questo è quanto. Se davvero auspicate un approccio scientifico, non ideologico e senza pregiudizi alla questione mi pare che, almeno su questo punto, dovreste condividere pienamente la nostra proposta e associarvi ad essa, probabilmente con maggiore probabilità di ascolto di quanta ne avremo noi.
Quanto ad altre parti del vostro intervento, esse afferiscono alla categoria delle opinioni: meglio il liberismo economico o il socialismo reale o ancora la terza via? La globalizzazione o il protezionismo? Questa è politica, non scienza. I prodotti biologici sono una risorsa commerciale per il nostro paese? Occorre salvaguardare le piccole aziende oppure no? Questa è economia. Non credo sia utile allargare la discussione a questi argomenti, importantissimi ed anche pertinenti, ma certo non assoggettabili a verifiche di tipo scientifico. Cerchiamo piuttosto di fornire alla politica e all’economia i numeri più attendibili per decidere correttamente, secondo il noto detto einaudiano “conoscere per deliberare”, quasi banale ma non per questo meno disatteso.


Cordiali saluti!

Michele Lodigiani

In attesa di una risposta a questo mio appello da parte dei destinatari segnalo che il prof. Bocchi mi ha tempestivamente (e apprezzabilmente) comunicato che il termine “farneticazioni” nella titolazione della pagina è da attribuirsi al gestore del sito www.agricolturabiodinamica.it e in nessun modo agli estensori del documento.



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