martedì 18 febbraio 2020

L’AGRICOLTURA BIODINAMICA E I SUOI FONDAMENTI PSEUDOSCIENTIFICI

 

di ANTONIO FERRANTE e LUIGI MARIANI

 

@agrariansciences
Foto - Francesco Marino

PREMESSA

L’agricoltura biodinamica ha quasi cent’anni di storia essendo stata fondata dal filosofo austriaco Rudolf Joseph Lorenz Steiner (1861-1925), il quale ne descrisse i fondamenti nelle 8 Lezioni di agricoltura tenute fra il 7 e il 16 giugno 1924 a Koberwitz (oggi Kobierzyce - Polonia). In tali lezioni Steiner pose le basi di un’agricoltura alternativa che avrebbe dovuto "guarire la terra" considerando l’azienda agricola come un organismo. Se è possibile considerare che da tale corso siano derivate l’agricoltura biodinamica e più in generale quella biologica, si deve ricordare che Il termine "agricoltura biodinamica" fu coniato solo negli anni seguenti e fu reso popolare dal libro Bio-Dynamic farming and gardening di Ehrenfried Pfeiffer (1938) mentre il termine "agricoltura biologica" apparve nel 1940 con l’uscita del testo di Lord Northbourne Look to the Land (Paull, 2011).

Occorre peraltro premettere che il termine “biodinamico” era già stato introdotto nel 1866 dall’illustre biologo e tassonomista Ernst Haeckel per descrivere alcuni aspetti rilevanti della fisiologia dei vegetali. Tale argomento è stato indagato in modo approfondito da Ulrich Kutschera (2016), cui si rinvia per ulteriori approfondimenti e di cui in questa sede ci limitiamo a riportare la traduzione del riassunto che riteniamo assai significativo: “Centocinquanta anni fa (settembre 1866), Ernst Haeckel pubblicò una monografia dal titolo “Morfologia generale degli organismi”, in cui sono proposti alcuni termini chiave come protista, monera, ontogenesi, filogenesi, ecologia e "legge biogenetica". Sempre in quella sede Haeckel coniò il termine "biodinamica" come sinonimo di "fisiologia generale”. Al contrario l’"agricoltura biodinamica" di Rudolf Steiner, che ebbe origine nel 1924 e fu poi promossa tramite un libro con lo stesso titolo scritto da Ehrenfried Pfeiffer e dato alle stampe nel 1938, è una pseudoscienza occulta tuttoggi assai popolare. Alla luce di ciò è inaccettabile l’uso improprio del termine di Haeckel per legittimare confusi principi omeopatici e regole esoteriche nel contesto della ricerca vegetale applicata”.
L’agricoltura biodinamica sovrappone al nucleo pseudoscientifico di tipo esoterico (preparati biodinamici il cui uso è obbligatorio) una serie di principi propri dell’agricoltura biologica. Quest’ultima ammette l’uso dei preparati biodinamici come risulta dal regolamento 834/2007. In tabella 1 si riportano le caratteristiche di alcuni preparati biodinamici e le motivazioni addotte per motivarne l’efficacia. 

Tabella 1 - Preparati biodinamici come descritti nel sito http://www.agribionotizie.it/il-cornoletame-il-500-e-500k/ .         Si riportano solo le indicazioni per i preparati da 500 a 507; per gli altri in elenco vedere il sito soprarichiamato.



Quel che preoccupa chi scrive non sono solo i tratti di pseudoscientificità che caratterizzano il biodinamico ma il fatto che a tali tratti si associ un afflato antitecnologico che porta il biodinamico (e il biologico stesso) da un lato a rifiutare concimi di sintesi, varietà moderne e fitofarmaci organici di sintesi e dall’altro a privilegiare il letame, le varietà “antiche” (che il più delle volte altro non sono che varietà dei primi decenni del XX secolo) o fitofarmaci tradizionali come il rame, non selettivi e più dannosi per l’ambiente dei fitofarmaci organici recenti. Da questi rifiuti deriva un’agricoltura scarsamente produttiva e non in grado di far fronte alle crescenti richieste di cibo di buona qualità e a prezzi contenuti espressa dai consumatori a livello mondiale. Questi tratti culturali comuni al biologico e al biodinamico trovano riscontro nel fatto che in FEDERBIO, la maggiore associazione italiana de biologico, trovano spazio ambedue queste agricolture. 

IL NUCLEO PSEUDOSCIENTIFICO DELLA BIODINAMICA
 
Le fondamenta dell’agricoltura biodinamica sono costituite da una serie di preparati che servono per far convergere verso il campo coltivato forze terrestri e cosmiche con lo scopo di conservare la fertilità. Steiner raccomanda ai suoi adepti di diluire pochi grammi di deiezioni bovine, impropriamente indicate come letame, in 100 litri d’acqua e mescolarle a mano per un’ora. Un processo analogo è utilizzato per la silice. Il preparato ottenuto viene poi irrorato sul terreno a bassissimo volume con l’obiettivo di accrescere la produzione e la qualità dei prodotti agricoli. Si noti che l’approccio presenta evidentissime analogie con l’omeopatia, una pseudoscienza i cui principi furono definiti dal medico tedesco Samuel Hahnemann (1755-1843) (Kutschera, 2016).
Tale nucleo è pseudoscientifico in quanto nessuno ha mai osservato o misurato le forze cosmiche che verrebbero “canalizzate” verso il campo coltivato per mezzo dei preparati definiti da Rudolf Steiner. Peraltro, lo stesso Steiner si guardò bene dal proporre di effettuare la misura sperimentale di tali “forze” sostenendo che tali forze non sono sottoponibili a verifica scientifica e proponendone pertanto un’accettazione fideistica. Più in particolare Steiner afferma che la riproducibilità dei risultati non è necessaria in quanto “la verità può rivelarsi da sé”. In tal senso Steiner fa a nostro avviso una scelta di campo del tutto chiara, rivendicando con orgoglio l’appartenenza della biodinamica al campo delle pseudoscienze e ponendone il nucleo esoterico al di fuori dell’ambito della verifica scientifica. In tal senso i tentativi che il mondo biodinamico italiano fa di accreditarsi come disciplina scientifica paiono contrari agli stessi principi fissati da Steiner e dovrebbero essere sottoposti a critica anzitutto da parte degli stessi biodinamici ortodossi. Che ciò non accada è attestato dal fatto che il biodinamico ha organizzato in passato convegni presso sedi universitarie prestigiose (Università di Napoli, Università Bocconi, Politecnico di Milano) e che quest’anno un analogo convegno si terrà presso l’università di Firenze dal 27 al 29 febbraio (http://www.convegnobiodinamica.it/il-programma/). Inoltre presso alcune università italiane si sono a più riprese tenuti master in agricoltura biodinamica.
Qui non stiamo dicendo che la scienza galileiana è superiore rispetto alla biodinamica, ma più semplicemente che la biodinamica fa riferimento ad un altro ambito del reale, quello dell’occultismo, che con la scienza moderna non ha nulla a che spartire. È possibile fondare una scienza su tali presupposti? A parere degli scriventi senza dubbio no.
A questo punto si pongono a nostro avviso le seguenti ipotesi evolutive:
  1. si dimostra l’esistenza delle forze cosmiche e la capacità di parte di organi animali (corna di vacca, vesciche di cervo, pelli di topo, ecc.) di intercettare tali energie e di canalizzarle verso i campi coltivati;
  2. chi ritiene i presupposti cosmici come indimostrabili e non significativi esca dall’ambito del biodinamico e dia vita a un’agricoltura biologica che rifiuti i principi del biodinamico.
L’ EFFETTO DEI PREPARATI BIODINAMICI

La verifica dell’efficacia dei preparati biodinamici può razionalmente avvenire mettendo a confronto parcelle condotte con metodo biologico con parcelle condotte con metodo biologico e trattate con prodotti biodinamici. In tal modo viene pienamente garantito il “ceteris paribus” che è uno dei fondamenti della scienza sperimentale (Chalker-Scott 2013). Alcuni lavori hanno in effetti adottato tale approccio confrontando gli effetti del metodo biologico con quelli del metodo biologico con l’aggiunta dei preparati biodinamici (Mader et al., 2002; Berner et al., 2008). Quel che emerge è che l’effetto dei preparati biodinamici non è statisticamente significativo, per cui non vi sarebbe nessuna necessità pratica di utilizzarli. Si fa altresì presente che alcuni preparati biodinamici sono ottenuti da piante non normalmente coltivate, per cui i contenuti degli estratti dovrebbero essere monitorati per indicare quali sono le componenti minerali e organiche che vengono effettivamente distribuite alle colture. 

BIODINAMICO: GLI STRATI CHE PSEUDOSCIENTIFICI NON SONO

Al nucleo pseudoscientifico del biodinamico sono andate nel tempo sovrapponendosi una serie di pratiche che pseudoscientifiche non sono (trattamenti antiparassitari con rame e altri prodotti la cui efficacia fitofarmaceutica non è in discussione, rotazioni, sovesci, difesa dalle malerbe con scerbature o mezzi meccanici, ecc.).
A ciò si aggiunga che l’agroecologia, oggi da più parti utilizzata per sdoganare il biodinamico ed alla quale si è ad esempio ispirato il convegno svoltosi al Politecnico di Milano dal 15 al 17 novembre 2018, è una disciplina che si fonda su una visione sistemica dell’agroecosistema e che si è sviluppata nell’ambito dell’agricoltura convenzionale (David et al., 2012; Schaller, 2013). 

ARTICOLI SCIENTIFICI DI CONFRONTO TRA CONVEZIONALE, BIOLOGICO E BIODINAMICO

I lavori pubblicati su riviste scientifiche sono per la maggior parte costituiti da confronti del biodinamico con l’agricoltura biologica e convenzionale; molti lavori riguardano in particolare valutazioni su flora e fauna del terreno. Questi confronti ovviamente vanno ad influenzare la componente microbica del suolo essendo alcuni preparati costituiti da sostanza organica aumentano localmente la biodiversità microbica, ma le dosi omeopatiche su scala di un ettaro non hanno ad avviso di chi scrive alcun effetto pratico. A livello di letteratura scientifica mondiale sono stati pubblicati 153 articoli, individuati su Scopus (Elsevier) con le parole chiave “Agriculture” e “biodynamic” nell’arco temporale tra il 1968 e oggi. Il numero di articoli è irrilevante se consideriamo il numero di quelli pubblicati nello stesso arco temporale con la sola chiave di lettura “Agriculture” che superano i 270 mila. Tra i diversi articoli, degni di nota sono due lavori pubblicati nella rivista “Science” che molti sostenitori del biodinamico citano spesso a supporto delle loro teorie. Questi due lavori hanno preso in considerazione i diversi sistemi colturali, ma il confronto non è stato adeguatamente curato dal punto di vista scientifico. In particolare, un articolo pubblicato nel 1993 ha rilevato su 16 aziende in Nuova Zelanda la qualità dei suoli riportando che i sistemi biologici e convenzionali hanno più sostanza organica e migliore qualità del suolo (Reganold et al., 1993). I punti deboli di questo lavoro sono la tecnica agronomica e il numero esiguo di aziende confrontate. Dal punto di vista agronomico, una buona gestione delle colture deve sempre prevedere un adeguato apporto di sostanza organica anche nel caso in cui si utilizzano i fertilizzanti minerali. L’obiettivo è avere una dotazione di sostanza organica compresa tra 1,5 e 2,5%, per cui l’uso dei soli fertilizzanti minerali di per sé è sbagliato portando a un depauperamento della sostanza organica ed è ovviamente un errore di gestione. Pertanto, i risultati di questi articoli sono ovvi e scientificamente carenti; ci saremmo infatti attesi che i confronti fossero operati tra aziende che utilizzano lo stesso quantitativo di sostanza organica, in modo da porre in luce l’effetto dei trattamenti con preparati biodinamici. Un altro articolo, apparso su Science nel 2002 (Mader et al., 2002), sviluppa il confronto tra biologico e biodinamico da un lato e convenzionale dall’altro, quest’ultimo gestito con sola fertilizzazione minerale o fertilizzazione con minerale più organica. In tal modo si mette in evidenza per la biologico/biodinamico una riduzione della resa e un miglioramento della massa microbica del suolo.
I due articoli succitati sono ormai datati dal punto di vista scientifico e bisogna evidenziare che il progresso tecnologico su cui si basa l’agricoltura integrata porta a invalidare continuamente i confronti, perché l’agricoltura biologica e biodinamica sono stabili nel tempo mentre quella integrata è in continua evoluzione grazie alla messa a punto di sempre nuove tecniche di coltivazione, genotipi, macchine, mezzi tecnici, ecc.
Infine, è da considerare che l’alto contenuto di sostanza organica del terreno non è sempre un fattore positivo, perché durante il periodo primaverile-estivo l’innalzamento della temperatura porta ad un aumento della mineralizzazione, con eccessi di elementi nutritivi che essendo rilasciati in quantità elevate possono essere persi per lisciviazione o assorbiti in eccesso dalle colture. Nel caso dei nitrati l’elevato accumulo soprattutto nella parte edule degli ortaggi (foglie) può rendere il prodotto non commercializzabile per effetto del regolamento EU 1258/2011, in quanto l’alto contenuto di nitrati può essere pericoloso per la salute umana.
Nella review di Turinek et al. (2009), il revisore fa notare che ci sono 4200 aziende nel mondo quindi, per la legge di mercato c’è una domanda e quindi è plausibile un’offerta. Dal punto di vista economico il discorso è ineccepibile, ma dal punto di vista etico bisogna informare il consumatore dei metodi e dei prodotti che vengono proposti dall’agricoltura biodinamica e degli effetti positivi, nulli o negativi sulla qualità dei prodotti. 

DISCUSSIONE 

La sovrapposizione al nucleo pseudo-scientifico originario di metodi scientificamente fondati crea una cortina fumogena in grado di confondere molte persone in perfetta buona fede. In tal senso si richiama uno dei concetti alla base della teoria della falsificazione di Karl Popper, secondo cui le pseudoscienze tendono a sottrarsi alla falsificazione introducendo concetti sempre diversi e che tuttavia non intaccano il loro nucleo concettuale di base.
Turinek et al. (2009) sviluppano una riview che in sede di discussione li porta a formulare la seguente domanda “Is getting a deeper understanding of the exact mode of action of BD preparations one of them?” La risposta che si danno è significativa: “Until now no fully satisfactory natural science mechanistic principles explanation has been provided. However, the systems response and adaptation model does give a partial, but promising, explanation. But still, does this lack of clarity make the BD method unscientific? There is also no satisfactory explanation on the pathways and mechanisms of soil organic matter equilibrium establishment in soils, but the topic is still considered to be of high research interest to scientists.
Significativo è anche il parere espresso da un reviewer e che viene riportato a conclusione dello scritto di Turinek et al. (2009): ‘My personal perspective is that the authors do not need to ask whether BD can be regarded as a scientific category or even point out that part of the scientific community looks at it with skepticism and marks it as dogmatic. There are over 4200 farms around the world that are certified as BD so it is clearly worthy of study. There are also many research studies and publications identifying the benefits of organic farming and the ability to maintain yields and improve soil health with organic farming methods. To my knowledge BD includes all the key components of ORG so what is true for ORG is true for BD.’ Questa frase è interessate in quanto evidenzia che:
  1. II nucleo esoterico permane e per i seguaci di tale ideologia agronomica non è rilevante che venga messo in discussione.
  2. La sovrapposizione esistente fra biodinamico e biologico rende proibitiva la verifica di efficacia dei fondamenti del biodinamico.
Peraltro, la frase del reviewer evidenzia il fatto che l’editor e uno dei due reviewer aderivano ai principi del biodinamico non ritenendo utile una verifica scientifica, il che mette a nostro avviso in discussione la scientificità dell’attività di revisione stessa.
La visione fideistica su cui si fonda il biodinamico fu fonte di attenzione per il nazismo che adottò il biodinamico come metodo di produzione agricola in Germania (Staudenmaier, 2013) (figura 1). Del resto non è raro che i regimi totalitari propugnino pseudoscienze di agricoltura. Al riguardo si veda il caso del Lysenchismo praticato nell’Unione Sovietica di Stalin o nella Cina di Mao

Figura 1 – La rivista di Demeter che riporta in copertina una foto del 50° compleanno di Adolf Hitler a testimonianza dei rapporti che il biodinamico intrattenne a lungo con il regime nazionalsocialista in Germania.

CONCLUSIONI

Purtroppo, nel mondo vi sono tantissime persone che credono nell’oroscopo, nella cartomanzia, pranoterapia e nell’omeopatia. Alla luce di ciò il fatto che vi siano aziende biodinamiche non è un problema di mercato, ma è un problema di validità scientifica che bisogna risolvere senza pregiudizi attraverso serie prove sperimentali riferite al nucleo concettuale su cui si fonda la biodinamica (forze cosmiche e terresti; energie spirituali e materiali). Fino ad oggi nella bibliografia scientifica mondiale non ci risultano studi che attestino l’esistenza di tali forze e l’efficacia dei preparati biodinamici che a tali forze si richiamano. Pertanto, con tutta la buona volontà essendo tale disciplina non supportata da evidenze scientifiche non dovrebbe trovare spazio nelle nostre università. Ciò non toglie che i biodinamici siano liberi di indagare e di cercare di provare le proprie tesi.


BIBIOGRAFIA

Beluhova-Uzonova R., Atanasov D., 2017. Biodynamic Farming – Method for Sustainable Production of Quality Food, Икономика и управление на селското стопанство, 62, 3/2017
Berner, A., Hildermann, I., Fließbach, A., Pfiffner, L., Niggli, U., and Ma¨der, P. 2008. Crop yield and soil fertility response to reduced tillage under organic management. Soil Tillage Research 101:89–96.
Chalker-Scott 2013 The Science Behind Biodynamic Preparations - A Literature Review, Horttechnology, December 2013, 23(6).
David C., Wezel A., Bellon S., Doré T., Malézieux E., 2012. Mot Agroecologie, Texte inscrit dans le dictionnaire des mots de l’agronomie disponible en ligne
Kutschera U., 2016. Enst Haeckel’s biodynamics 1866 and the occult basis of organic farming. Plant signaling and behavior, 2016, vol.11, n.7.
Mader, P., Fließbach, A., Dubois, D., Gunst, L., Fried, P., and Niggli, U. 2002. Soil fertility and biodiversity in organic farming. Science 296:1694–1697.
Paull J., 2011. Attending the First Organic Agriculture Course: Rudolf Steiner's Agriculture Course at Koberwitz, 1924, European Journal of Social Sciences – Volume 21, Number 1 (2011)
Reganold, J.P., Palmer, A.S., Lockhart, J.C., and MacGregor, A.N. 1993. Soil quality and financial performance of biodynamic and conventional farms in New Zealand. Science 260:344–349.
Schaller N., 2013. Agro-ecology different definitions common principles, Centre for Studies and Strategic Foresight, Analysis No. 59, July 2013
Staudenmaier 2013 Organic Farming in Nazi Germany - The Politics of Biodynamic Agriculture 1933-1945
Turinek M., Grobelnik-Mlakar S., Bavec M., Bavec F., 2009. Biodynamic agriculture research progressand priorities, Renewable Agriculture and Food Systems: 24(2); 146–154. 



ANTONIO FERRANTE

E' professore ordinario al dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali - Produzione, Territorio, Agroenergie ( UniMi).




LUIGI MARIANI

Agronomo libero professionista, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura e vicepresidente della Società Agraria di Lombardia. Presso la Facoltà di Agraria di Milano insegna Storia dell’Agricoltura dopo essere stato docente a contratto di Agrometeorologia e Agronomia generale.


 


4 commenti:

  1. Che fesso che è stato mio nonno a zappare per liberare i suoi campi dalla malerbe. Ecco come avrebbe potuto fare molta meno fatica: bastava che seguisse i consigli del biodinamici secondo i quali applicano questo metodo.

    "Le erbe infestanti sono sottoposte alle forze lunari e per liberarsene occorre bruciarne i semi in un fuoco di legna onde ottenere una cenere piena di forze opposte a quelle lunari. Se queste ceneri sono sparse in quantità omeopatiche sui campi invasi dalle malerbe queste man mano si indeboliscono fino a scomparire al quarto anno."

    C'ERA SOLO DA TIRARE UN PO' DI CINGHIA FINO AL QUARTO ANNO!!!!!

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    1. Dott. Guidorzi, come suo nonno mi sento poco furba e ingannata (dalle Università soprattutto).

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  2. Alberto, pensa che invece anni fa vidi un servizio su di un orticultore "biodinamico" (non dico qual era la trasmissione, ma la trasmetteva rai3...) che addirittura diceva che lui le malerbe le lasciava perché le piante si aiutavano fra loro... E, naturalmente, spandeva metaforicamente concime sul vicino convenzionale che, abominio! Le combatteva.
    Pappagallorosa

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    1. Anch'io ho sentito uno che di fronte ad una grandinata disastrosa se ne uscì con la riflessione: "niente paura è come una concimata"....Solo che possedeva 500 ettari e campava con altro! Un Po come la Giulia Maria Crespi vedova Paravicini e Mozzoni.

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