mercoledì 7 luglio 2021

" ERA MEGLIO PRIMA"..., MA SENZA SAPERE COME IN REALTA' ERA IL " PRIMA"


di ALBERTO GUIDORZI


Video Agrarian Sciences (Sumbawanga- Kaengesa "Tanzania" luglio 2021) 
    "Il Prima è Adesso"


Premessa

                          

Io che ho visto il “prima agricolo” (quello di mio nonno, di mio padre, il mio e l’attuale) mi sto rendendo sempre più conto che del “prima” si raccontano solo le belle favole e che il racconto del modo di fare agricoltura oggi si limiti a quello degli anni 70/80 del secolo scorso, nascondendone evoluzioni e progressi fatti. Oggi si fa credere:
  1. ah come si mangiava bene una volta e soprattutto genuino!”, ma si dimentica di dire che si soddisfaceva veramente lo stomaco una decina di volte all’anno (esagero!) e che se i NAS attuali visitassero le dispense di una volta tutti sarebbero stati multati”

  2. una volta non si usavano pesticidi mentre mio padre distribuiva solfato di rame a decine di chilogrammi, usava organoclorurati (aldrin, dieldrin, DDT, eldrin) per disinfestare il terreno e esteri fosforici per irrorazioni aeree. Al tempo di mio nonno si diserbava con acido solforico, e oggi si usa gliphosate (la cui cancerogenicità è negata, seppure la nomea sia di pericolo pubblico numero uno) che sostituì il Gramoxone (accertato rischio di malattia di Parkinson senza che l’opinione pubblica ne sapesse nulla). È vero che molti prodotti sono derivati della ricerca per la guerra chimica, ma sono prodotti che non si usano più da anni e si sono sostituiti da altri molto meno impattanti l’ambiente e di cui è sempre accertata la non tossicità per i mammiferi e per molti altri esseri non bersaglio.

  3. è continuata l’intensificazione agricola costi quello che costi. È vero che si sono perseguite pratiche scriteriate e ne sono stati esempi “l’ettaro lanciato” o il “il Club dei 100 q/ha di frumento”. Tuttavia si tace che si era in un contesto in cui le collettività del MEC (mercato comune agricolo europeo) anelavano all’autosufficienza alimentare e a ridurre i costi per l’alimentazione. Inoltre non si erano ancora toccati con mano gli effetti economici della prima crisi del petrolio; pertanto ci si poteva permettere di mettere in atto tutto ciò che serviva allo scopo perché i costi non intaccavano più di tanto i redditi. Eppure sono state proprio le scienze agronomiche che hanno detto che era insensato cercare di produrre unità di prodotto il cui costo era superiore al prezzo di vendita. La cosa non si poteva fare perché contraria alle leggi economiche che da sempre reggevano i mercati, seppure temporaneamente alterate, e che comunque il prezzo che i cittadini, una volta edotti, avrebbero pagato per l’insostenibilità ambientale sarebbe stato rifiutato.

Oggi io sono diventato un osservatore e purtroppo noto che non si è capaci, anche perché sovrastati dalle multinazionali della paura (Greepeace e assimilati) e dall’ecologia radicale che ha permeato la politica, di raccontare la realtà e di dare il giusto peso alla scienza. Eppure il racconto di ciò che è cambiato diverrebbe molto diverso rispetto a quello che viene fatto percepire alla maggioranza dell’opinione pubblica attuale. Vorrei portare un esempio più dettagliato e che ben si confà a sfatare i messaggi apocalittici che vengono diffusi sul ruolo dell’agricoltura nell’emissione dei GES (gas ad effetto serra), in particolare l’impatto della produzione della carne. Si tratta dei contenuti di un articolo di Jason Lusk dal titolo “ CARNE DI MANZO E POLLO ED EMISSIONI DI CARBONIOQUI.

Contenuti dell’articolo

Anche sulla base della spinta impressa dalla potente lobby dei produttori dei sostituti della carne, alleatisi con i movimenti dei fautori del riscaldamento climatico ad opera esclusivamente antropica, avanza la crociata tendente alla diminuzione, se non alla proibizione, del consumo di carne. Per giunta si fa tutto ciò senza informare e analizzare l’evoluzione avvenuta nel settore.

Questa è riassunta da questo grafico relativo agli USA:


Esso mostra, sulla base di dati USDA, il consumo pro capite negli USA (lb/persona/anno - lb/p/a) di carne di manzo e di pollo tra il 1970 ed il 2020. I consumi di carne di manzo sono diminuiti da 86 lb/p/a degli anni 70 alle 56,7 del decennio 2010/2019. Cioè una riduzione del 34%. Contemporaneamente il consumo di carne di pollo è aumentato dalle 38,9 lb/p/a degli anni ’70 alle 86,9 dell’ultimo decennio trascorso. Cioè un aumento del 123%. Tuttavia è bene precisare che i consumi delle due carni assommate sono cresciute dalle 124,8 lb di mezzo secolo fa alle 143,5 lb di oggi.

# Cosa ha comportato questa modifica dei consumi secondo il parametro delle emissioni di Gas Serra (GES)

Uno studio della FAO ci dice che vengono emessi 5,4 kg di CO 2 equivalente per ogni kg di peso carcassa di pollo da carne. I dati USDA mostrano poi che il peso medio carcassa dei polli da carne americani durante l’ultimo decennio è di circa 4,53 lb/capo, ossia 2,06 kg/capo. Ciò significa che ogni pollo emette 11,1 kg di CO2 e considerando che oggi ogni americano mangia 7,9 (23,3 – 14,5) polli in più ogni anno vuol dire che l’emissione aggiuntiva di CO 2 equivalente è di 87,3 kg (7,9x11,1) rispetto agli anni ’70 (qui si suppone che le emissioni siano rimaste invariate nel tempo.

# La riduzione del consumo di carne bovina è stata sufficiente a compensare l’aumento delle emissioni di carbonio per l’aumento del consumo di carne di pollo”


Vengono emessi circa 22 kg di CO 2 per ogni kg di peso carcassa bovina prodotta. Il peso delle carcasse dei bovini è stato in media di circa 804.7 lb/capo (ossia 365,8 kg/capo) nell'ultimo decennio, il che significa che ogni bovino genera 8,047 kg di gas CO 2 equivalente. Poiché i consumatori americani mangiano oggi 0,19-0,1 = 0,09 bovini in meno ogni anno rispetto agli anni '70, emettono 0,09x8047 = 705,6 kg di CO 2 equivalente di gas in meno a causa del minor consumo di carne bovina (assumendo ancora una volta che le emissioni della produzione bovina pro capite non siano cambiate nel tempo). Parte di questa riduzione è dovuta al fatto che le persone consumano meno carne bovina (il consumo pro capite è sceso da 116 lb a 81 lb in base al peso della carcassa), ma anche perché le rese del bestiame sono aumentate drasticamente (da circa 617 libbre per bovino negli anni '70 agli 804.7 del decennio scorso). In pratica si ottiene più carne da ogni capo di bestiame a parità di tutte le altre condizioni.

PRIMA CONCLUSIONE: l'americano medio emette 87,3 kg di CO 2 in più consumando più pollo, ma riducendo il suo consumo di carne di manzo ha operato una minor emissione di 705 kg di CO 2 rispetto agli anni '70. Non ci pare un beneficio striminzito!

Un'obiezione a questo punto è d’obbligo, nel senso che se l’unico parametro in un intervallo di 50 anni è il “pro capite” occorre allora introdurre un ulteriore dato che è l’aumento della popolazione verificatosi in mezzo secolo negli USA. Essa era circa di 215 milioni negli anni ’70 ed è stata in media nel decennio scorso di 319,6 milioni; se teniamo conto di questo fatto oggi un americano consuma 4 miliardi di polli in più e 8,3 milioni di bovini in meno. Tutto ciò tradotto in emissioni comporta che stiamo emettendo un totale di 44,7 milioni di tonnellate di CO 2 in più per i polli aggiuntivi, ma ben 67,1 milioni di tonnellate di CO 2 in meno per il bestiame bovino non mangiato. Quindi anche tenendo conto della popolazione aumentata le emissioni oggi sono di -22,4 milioni di tonnellate di CO 2 in mezzo secolo. In altri termini le evoluzioni rispetto a “prima” sono positive perché abbiamo modificato i consumi e perché abbiamo innovato negli allevamenti.

# questi dati però ci portano a anche a queste riflessioni


  • Quali sarebbero oggi le emissioni complessive di gas serra dei polli se non avessimo aumentato la produttività (o la resa) rispetto agli anni '70? Risposta: 52,7 Mt in più di CO 2.

  • Quali sarebbero oggi le emissioni complessive di gas serra dei polli se la popolazione fosse rimasta al livello degli anni '70? Risposta: 25,9 Mt in meno di CO 2.

  • Quali sarebbero oggi le emissioni complessive di gas serra dei polli se il consumo pro capite fosse rimasto al livello degli anni '70? Risposta: 48,4 Mt in meno di CO 2

  • Quali sarebbero oggi le emissioni complessive di gas serra della carne bovina se non avessimo aumentato la produttività (o la resa) dagli anni '70? Risposta: 78,73 Mt di CO 2 in più.

  • Quali sarebbero oggi le emissioni complessive di gas serra della carne bovina se la popolazione fosse rimasta al livello degli anni '70? Risposta: 84,67 Mt in meno di CO 2.

  • Quali sarebbero oggi le emissioni complessive di gas serra della carne bovina se il consumo pro capite fosse rimasto al livello degli anni '70? Risposta: 112,57 Mt in più di CO 2.


Insomma, sembra che i modelli di consumo di carne siano diventati molto più rispettosi nelle emissioni di carbonio durante l’ultimo mezzo secolo. Purtroppo non è una notizia portata a conoscenza dei consumatori e neppure i numeri di questa figura.





Note:

Per avere un’idea di scala, le emissioni di tutta l’agricoltura USA, stando all’EPA, nel 2019 è stata di 628 Mt di CO 2 equivalente.

2° Le emissioni di CO 2 pro capite probabilmente sono cambiate in mezzo secolo ma forse non inficiano i calcoli fatti

 


ALBERTO GUIDORZI
Agronomo. Diplomato all'Istituto Tecnico Agrario di Remedello (BS) e laureato in Scienze Agrarie presso l'UCSC Piacenza. Ha lavorato per tre anni per la nota azienda sementiera francese Florimond Desprez come aiuto miglioratore genetico di specie agrarie interessanti l'Italia. Successivamente ne è diventato il rappresentante esclusivo per Italia; incarico che ha svolto per 40 anni accumulando così conoscenze sia dell'agricoltura francese che italiana.





3 commenti:

  1. oggi un americano consuma 4 miliardi di polli in più e 8,3 milioni di bovini in meno.
    Accidenti!
    Comunque non ci sono solo gli americani nel mondo. La popolazione mondiale sta crescendo e si prevede un aumento enorme nel consumo di carne, dato che ne mangiano pure popolazioni che erano abituate ad altri regimi alimentari, ad esempio i cinesi.
    Non a caso Bill Gates, che non è certo uno di Greenpeace, suggerisce di passare alla carne prodotta in laboratorio, che oramai come costi è concorrenziale con quella allevata.
    Magari potrebbe aver senso mantenere certi prodotti di nicchia, diciamo di alta qualità, ma per quanto riguarda il grosso della produzione, direi che la strada è segnata.
    Gli animali ringraziano.

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  2. Bill Gates ha investito molto nella produzione di carne artificiale.......

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  3. Peppino non penso sia corretto citare una fonte con un grande conflitto d'interessi...non ti pare)

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