Pubblichiamo alcuni stralci tratti da “Carbone e Grano” di Jean Jaurés, uscito su “La petite République” il 31 luglio 1901.
❝ Lasciate che la scienza sia vicina al mietitore ❞
Ai piedi dei covoni dorati che attendono la prossima visita della trebbiatrice, i contadini portano qualche blocco di carbone lucido e nero. E' il carbone che farà partire la macchina domani.
Così, mentre il sole dei giorni nostri fa maturare le spighe di grano, è il sole dei giorni lontani, ravvivato dal genio dell'uomo, che aiuta il contadino a separare il chicco dalla pula.
Che magnifica testimonianza della crescita dell'uomo, del suo crescente potere sulla natura! Che glorificazione dello spirito che crea! E come tremerebbero talvolta di gioia profonda i contadini se il loro lavoro fosse illuminato dal pensiero! È necessario risvegliare le loro coscienze e rivelare loro, quasi nella familiarità della loro vita, nei loro atti più abituali e più semplici, la grandezza del genio umano.
Ma non è stato forse l'uomo a creare il grano? La maggior parte delle produzioni che chiamiamo naturali – almeno quelle che servono ai bisogni umani – non sono opera spontanea della natura. Né il grano né la vite esistevano prima che alcuni uomini, i più grandi geni sconosciuti, avessero lentamente domesticato graminacee e viti selvatiche. Fu l'uomo a intuire nei poveri semi tremolanti al vento delle praterie il futuro tesoro del grano. Fu l'uomo a costringere la linfa della terra a condensare la sua sostanza più fine e deliziosa nel chicco di grano o nell’acino d'uva.
Gli uomini smemorati di oggi contrappongono quello che chiamano vino naturale al vino artificiale, le creazioni della natura alle combinazioni della chimica. Non esiste vino naturale, non esiste grano naturale. Pane e vino sono un prodotto del genio umano. La natura stessa è un meraviglioso artificio umano.
E' stato uomo politico, filosofo e storico francese.
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