lunedì 29 settembre 2025

SOVRANITA' ALIMENTARE FRA REALISMO E IDEOLOGIA

di GIANLUIGI MAZZOLARI 




Occorre ammettere che il connubio lessicale fra il sostantivo (sovranità), che fa gonfiare il petto, e l’aggettivo (alimentare), che evoca atavica fame, stimola sensazioni ed emotività. È termine assai attraente e la tentazione politica di appropriarsene rischia di compromettere i valori positivi che può includere. Da noi la “sovranità alimentare” ha acquisito notorietà a seguito della nuova denominazione assunta nel 2022 dal “Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste”, dopo che in Francia lo stesso percorso ha portato alla nascita del “Ministère de l'Agriculture et de la Souveraineté alimentaire”.Verosimilmente a riprova che qualunque settore - e l’agricoltura è ricca di esempi - è attratto dal ricorso a nuove parole per esprimere vecchi concetti, sovente con la stessa rilevanza che ha la semplice inversione del senso di marcia di una via per dimostrare discontinuità con il passato e tangibile azione innovativa!
Al netto degli obiettivi di marketing politico, un impulso sostanziale ai dibattiti sulla ”autonomia” (che la sovranità evoca) è da attribuire, nella tempistica, alla pandemia da Covid, quando è apparsa manifesta, ai più, l’inconfutabile dipendenza da paesi terzi: è bastata la scarsità di mascherine per far deflagrare il quasi-panico della sicurezza alimentare, per una volta intesa nel suo significato quantitativo, cioè di approvvigionamento sufficiente (food security), piuttosto che in quello qualitativo di salubrità (food safety). Dibattito e concetti che non sono limitati al nostro piccolo paese ma estesi al nostro più grande, l’Europa, anche se la parola ”sovranità” è introvabile nel linguaggio delle Istituzioni europee.
Accostare sovranità e territorio, pur escludendo i presupposti di autarchia, magnificandone i risvolti e ignorando l’ineluttabilità storica dell’interscambio ed il suo contributo all’evoluzione della nostra civiltà sin dai primordi, merita riflessione. In particolare allorquando il concetto viene traslocato dalle comunità allo Stato, trasformando un movimento sociale in politica nazionale, ove le misure previste per il contesto locale si trovano a dover essere applicate all’ insieme di più contesti, non necessariamente omogenei. Anticipando una possibile conclusione, apparendo i concetti di sovranità alimentare, unitamente ai sistemi che la stessa si propone di combattere, né perfetti né da buttare, “est modus in rebus” parrebbe quanto mai appropriato!

Un po' di storia

Con l’instaurarsi degli assetti geopolitici post seconda guerra mondiale e post coloniali, prende forma un sistema alimentare globale basato su mercato e relazioni internazionali finalizzato alla crescita economica, ritenuta indispensabile, nel contrasto alla povertà, per realizzare il diritto al cibo. Terminologia (diritto al cibo) già contenuta in embrione nella Dichiarazione universale dell’ONU del 1948 ove si riconosce (…) il diritto di ciascun individuo a un livello di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della propria famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione...¹.
Il modello globale ha indubitabilmente contribuito, negli anni, al netto miglioramento delle condizioni di vita e, con esso, non all’abolizione ma alla drastica riduzione dell’insicurezza alimentare, ciò avvenendo, però, in modo disomogeneo, residuando numerose sacche di criticità². È in questo contesto che il concetto di sovranità alimentare (food sovereignty), “quale dichiarata condanna del sistema alimentare globalizzato e controllato da organizzazioni internazionali di paesi sviluppati”, si inserisce nel diritto al cibo contro la fame e la malnutrizione. Lo fa con modalità multiformi includendo, fra gli aspetti economici e sociali, il diritto alla terra e al suo sfruttamento discriminatorio verso i più deboli, coinvolgendo quindi, a pieno titolo, l’agricoltura³. L’ origine dell’idea è alquanto incerta, collocata negli anni ’80 del secolo scorso tra le comunità rurali dell'America Latina, in difficoltà di fronte alle politiche della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale e agli accordi in itinere sul commercio internazionale⁴. La sua diffusione avviene con il sorgere del Movimento per la Sovranità Alimentare (FSM - Food Sovereignty Movement)⁵ all’interno del quale assume rilevanza (1993) “La Via Campesina” (…) movimento internazionale costruito su un solido senso di unità e solidarietà nel difendere l’agricoltura contadina per la sovranità alimentare⁶. Il concetto viene presentato, per la prima volta, durante la Conferenza internazionale de La Via Campesina a Tlaxcala, in Messico, nell'aprile del 1996 e riproposto, in contemporanea al World Food Summit indetto dalla FAO a Roma nel novembre dello stesso anno⁷, nell’evento parallelo di una rete di movimenti sociali, ONG e di piccoli produttori di cibo da tutto il mondo⁸. Anche in Italia le rivendicazioni si diffondono tant’è che, in occasione di tale Forum, viene presentato in Parlamento un disegno di legge che impegna il governo (…) ad appoggiare ogni processo teso a moderare gli impatti negativi della liberalizzazione degli scambi per i paesi più poveri e con un debito insostenibile⁹.
La definizione di sovranità alimentare generalmente accettata è contenuta nella Dichiarazione di Nyéléni (2007) che la definisce come (…) “il diritto dei popoli a un cibo sano e culturalmente appropriato, prodotto attraverso metodi socialmente giusti, ecologicamente sani e sostenibili, e il loro diritto collettivo di definire le proprie politiche, strategie e sistemi per la produzione, distribuzione e consumo di cibo” ¹⁰.
Non tragga in inganno il ricorso al ”diritto dei popoli“, non esiste un quadro giuridico di riferimento entro il quale far rispettare la sovranità alimentare: su base volontaria, essa fa riferimento ai diritti umani (“Dichiarazione universale dei diritti umani (1948) ”¹¹ e “Convenzione internazionale sui diritti culturali, sociali ed economici (1966/1976)”¹²), affidando alla mobilitazione politica la sua attuazione. La FAO (2002¹³, 2014¹⁴) non ha partecipato né alla genesi né alla promozione della sovranità alimentare ma ha adottato il termine a fianco della ben più trattata “sicurezza alimentare”, concedendo (alla sovranità) lo status di sistema più olistico della sicurezza alimentare, (…) essendosi evoluta attraverso l’esperienza e l’analisi delle persone da cui dipende ancora l’approvvigionamento alimentare del mondo: gli stessi produttori di alimenti su piccola scala.

Rapporto tra sovranità e sicurezza alimentare

Il concetto di sicurezza alimentare (food security) è cronologicamente precedente a quello di sovranità alimentare (Food Sovereignty). Viene affrontato al World Food Summit FAO - Roma 1996 per (…) ribadire Il diritto di tutti ad avere accesso a cibo sicuro e nutriente, coerentemente con il diritto di un’alimentazione adeguata e il diritto fondamentale di tutti di essere liberi dalla fame¹⁵.
La nozione di sovranità alimentare, in opposizione al modello economico globale ritenuto inappropriato, individua in un nuovo modello locale, di piccola scala, territoriale e legato alle tradizioni contadine la via per perseguire la sicurezza alimentare. In sostanza la sovranità alimentare si posiziona come strumento operativo che può portare alla sicurezza alimentare: mentre la sicurezza alimentare si concentra sull'accesso al cibo, la sovranità alimentare va oltre, invocando autonomia e controllo locale dei sistemi alimentari oltre a giustizia sociale.

Cosa auspica la sovranità alimentare

(dalla Dichiarazione presentata al World Food Summit della Fao, 2002)

  • Dare priorità alla produzione alimentare per i mercati nazionali e locali, basati su sistemi produttivi diversificati e agroecologici e su un’agricoltura contadina e familiare…
  • Garantire prezzi equi per gli agricoltori, il che significa il potere di proteggere i mercati interni…
  • Accesso delle persone a terra, acqua, foreste, zone di pesca e altre risorse produttive…
  • Riconoscimento e promozione del ruolo delle donne nella produzione del cibo…
  • Controllo comune sulle risorse produttive, in contrapposizione alla proprietà di terra, acqua e risorse genetiche e di altro tipo da parte delle multinazionali…
  • Protezioni delle sementi, la base del cibo e della vita stessa, per il libero scambio e uso dei semi da parte degli agricoltori…Investimenti pubblici a sostegno delle attività produttive delle famiglie e delle comunità orientate all’emancipazione, al controllo locale e alla produzione di cibo per persone e mercati locali Primato dei diritti delle persone e delle comunità sul cibo e sulla produzione del cibo, rispetto alle necessità del commercio…

Cosa combatte la sovranità alimentare

(dalla Dichiarazione di Nyéléni 2007)

  • L'imperialismo, il neoliberismo, il neo-colonialismo e il patriarcato, e tutti i sistemi che impoveriscono la vita, le risorse e gli ecosistemi; gli agenti che promuovono quanto sopra sono le istituzioni finanziarie internazionali, l'Organizzazione mondiale del commercio, gli accordi di libero scambio, le multinazionali e i governi che sono antagonisti ai loro popoli;
  • (…) il dumping di alimenti a prezzi inferiori al costo di produzione nell'economia globale;
  • l dominio dei nostri sistemi alimentari e di produzione alimentare da parte delle aziende che pongono profitti davanti alle persone, alla salute e all’ambiente;
  • Tecnologie e pratiche che minano le nostre future capacità di produzione alimentare, danneggiano l’ambiente e mettono a rischio la nostra salute. Questi includono colture e animali transgenici, tecnologia esasperata, acquacoltura industriale e pratiche di pesca distruttive, la cosiddetta rivoluzione bianca delle pratiche lattiero-casearie industriali, le cosiddette "vecchie" e "nuove" rivoluzioni verdi e i "deserti verdi" delle monocolture e delle piantagioni industriali di biocarburanti;
  • la privatizzazione e la mercificazione del cibo, dei servizi di base e pubblici, della conoscenza, della terra, dell'acqua, delle sementi, del bestiame e del nostro patrimonio naturale;
Coinvolgimento dell’agricoltura

Come potrebbe, un osservatore, non essere attratto dalle sirene ideologiche di un mondo migliore fatto di giustizia sociale, equilibrio ambientale e autoderminazione? Semmai qualche perplessità potrebbe sorgergli in merito alla sua realizzabilità, stante la disomogeneità delle risorse e relativa ripartizione, che obbligherebbe a una sorta di mutualismo distributivo fra comunità, agevole nell’abbondanza ma critico nella carenza. Un osservatore attento si porrebbe qualche domanda, non sugli obiettivi in sé ma sull’opportunità di un drastico capovolgimento di paradigma per ottenerli, passando dal globale al locale, pur riconoscendo le molte storture del primo, a partire dalla spietatezza della finanza, al land grabbing e all’uso non sempre accorto e rispettoso della risorsa limitata terra. A un osservatore professionale non sfuggirebbero le palesi criticità insite nella conclamata difesa dei valori tradizionali delle agricolture contadine, con il più o meno velato rifiuto dell’innovazione, formalmente non esclusa (lo sono le tecnologie esasperate) ma all’atto pratico confermata (no OGM, monocolture e le c.d. rivoluzioni verdi che incarnano l’essenza stessa delle innovazioni). Non può infatti sussistere contradditorio in merito al ruolo della c.d. rivoluzione verde che, a cavallo della seconda guerra mondiale, grazie all’innovazione genetica e all’impiego di nuovi mezzi tecnici e meccanici, aumentò significativamente le produzioni agricole accompagnando, in un rapporto di causa-effetto, il costante incremento della popolazione mondiale, sfatando le pessimistiche teorie di Malthus di crescita delle risorse alimentari inferiori alle esigenze di una popolazione in crescita, quindi carestie. Ulteriore considerazione risiede nel merito dell’introduzione di fattori produttivi innovativi, che la sovranità alimentare non condanna e in alcuni casi evoca, ma che le economie di scala poco supportano. Perché alla fine la produttività non può non essere perseguita (se non altro stante la limitatezza del fattore terra contro fabbisogni crescenti) e, con essa, la redditività e il progresso, a meno che non si prefiggano (come traspare) sistemi chiusi di autoconsumo e mera sussistenza. La comunicazione inerente la sovranità alimentare non è esente dall’inflazione terminologica imperante quando, nella maggioranza dei casi, le basi dell’Agronomia appaiono contenitori esaustivi di tali nozioni. Termine ampiamente citato è “agroecologia” cui, alla valenza di disciplina scientifica, vengono aggiunti, nel tentativo di sostegno, (im)probabili significati di movimento politico o sociale e di pratica agricola che, a una verifica ponderata, dimostrano il loro essere effimero ¹⁶.
Ed ancora il riutilizzo dei semi aziendali, che ancorché di diritto, meriterebbe di essere trattato in termini di convenienza imprenditoriale di scelta, oltre che nell’ottica di miglioramento genetico non certo alla portata del singolo agricoltore.

Riflessioni

Fermo restando che il cibo non è una merce qualsiasi ma un bene comune e un diritto umano, la sua monopolizzazione, attuata con strumenti che spaziano dalla supremazia finanziaria a quella tecnologica, presuppone competenze e investimenti che nessun paese povero può permettersi, potendo solo comprare e non produrre, obbligandolo quindi a dipendere sempre da altri. Opporsi a tale mondo distopico, proiettato verso il disaccoppiamento della sfera umana da quella della natura, propugnando soluzioni retrograde che distolgono l’uomo dalla sua perenne sfida con il futuro, è l’alternativa proposta. Fortunatamente nessuno dei due scenari è reale anche se le propulsioni realistiche non mancano.
Sono inconfutabili i successi ma anche le incongruenze delle politiche economiche globali; altrettanto innegabile è il contributo allo sviluppo da parte dell’innovazione scientifica e tecnologica pur in presenza di un rumoroso ostruzionismo alla sua accettazione. La sovranità alimentare è nata là dove ha fallito il progresso ed è pensata per situazioni oggettivamente bisognose: nel suo concetto è insito quello di autodeterminazione, quindi di confortevole senso di comunità e di appartenenza ma è infarcito di irrigidimenti ideologici che ne minano la credibilità. Ecco che, ricorrendo a un eufemismo diffuso, la rigida contrapposizione del modello di sovranità alimentare verso il libero commercio si identificherebbe nel “buttare il bambino con l’acqua sporca”. Da cui il già citato “est modus in rebus” quale percorso orientato a salvaguardare le reciproche positività. Rimane il rammarico, a distanza di tempo, di non riuscire a cogliere, nella nuova denominazione del nostro Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, alcun incipit collegabile ai principi fondanti della sovranità alimentare. L’Italia non è un paese povero, la sua agricoltura è di eccellenza e fa, del mancato accesso ad alcune innovazioni scientifiche e tecnologiche, motivo di recriminazione e non vanto ideologico di rifiuto o di incapacità. Produce e acquista, nei limiti delle sue caratteristiche territoriali, in un equilibrio antico e all’interno del contesto economico internazionale. Il tutto doverosamente migliorabile ma, auspicabilmente, …..andando oltre la semplice inversione del senso di marcia della via(!) come maliziosamente appare.

 



Note

 

  • 1- Articolo 25 . Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.
  • 2- Nel 2024, si stima che circa 673 milioni di persone abbiano sofferto la fame, pari all'8,2% della popolazione mondiale, con un calo rispetto al 2023 e 2022, anche se l'insicurezza alimentare ha interessato circa 2,3 miliardi di persone nel mondo. L'Africa e l'Asia occidentale sono le regioni più colpite da questo fenomeno. Tuttavia i progressi non sono stati uniformi in tutto il mondo, poiché la fame ha continuato ad aumentare nella maggior parte delle sottoregioni dell’Africa e dell’Asia occidentale. 
  • 3 -Gli attuali sistemi alimentari non sono riusciti ad affrontare la fame e, allo stesso tempo, a incoraggiare diete che sono fonte di sovrappeso e obesità. Una transizione verso diete sostenibili avrà successo solo sostenendo sistemi agricoli diversificati che garantiscano che diete adeguate siano accessibili a tutti, che sostengano contemporaneamente i mezzi di sussistenza degli agricoltori poveri e che siano ecologicamente sostenibili. 
  • 5-Uno dei punti di forza del movimento per la sovranità alimentare è la condivisione di una visione comune tra le comunità del Nord e del Sud. È in netto contrasto con la premessa competitiva di base della liberalizzazione economica dell'agricoltura, che mette agricoltori e mercati gli uni contro gli altri, il che significa che affinché qualcuno abbia successo, qualcun altro deve perdere. 
  • 6-La Via Campesina, fondata nel 1993, è un movimento internazionale che riunisce milioni di contadini, lavoratori senza terra, indigeni, pastori, pescatori, agricoltori migranti, piccoli agricoltori di medie dimensioni, donne rurali e giovani di tutto il mondo. Costruita su un solido senso di unità e solidarietà, difende l’agricoltura contadina per la sovranità alimentare.  La Via Campesina insiste sul fatto che modi diversi di produzione agroecologici guidati dai contadini, basati su secoli di esperienza e prove accumulate, sono centrali per garantire cibo sano a tutti pur rimanendo l’armonia con la natura. Per raggiungere la sovranità alimentare, La Via Campesina mobilita e sostiene la riforma agraria nei territori contadini e fornisce formazione sui metodi di produzione agroecologici. La sicurezza alimentare non può essere ottenuta senza tenere pienamente conto di coloro che producono il cibo. Qualsiasi discussione che ignori il nostro contributo fallirà nello sradicare la povertà e la fame. Il cibo è un diritto umano fondamentale. Questo diritto può essere realizzato soltanto in un sistema nel quale viene garantita la sovranità alimentare. La sovranità alimentare è il diritto di ogni nazione di conservare e sviluppare la propria capacità di produrre i suoi cibi fondamentali rispettando la diversità culturale e produttiva. Abbiamo il diritto di produrre il nostro proprio cibo nel nostro proprio territorio. La sovranità alimentare è la precondizione per una genuina sicurezza alimentare.  
  • 9-DISEGNO DI LEGGE: S. 1274 - CONVERSIONE IN LEGGE, CON MODIFICAZIONI, DEL DECRETO-LEGGE 13 SETTEMBRE 1996, N. 480, RECANTE MISURE URGENTI PER L'ORGANIZZAZIONE DEL VERTICE MONDIALE FAO SULL'ALIMENTAZIONE NEL MESE DI NOVEMBRE 1996 (APPROVATO DAL SENATO) (2513) La Camera dei deputati, visto che dal 13 al 17 novembre 1996 si svolgerà a Roma il Vertice Mondiale sull'alimentazione, convocato dalla FAO, al quale parteciperanno Capi di Stato e di Governo di paesi di tutto il mondo; considerando che il Vertice di Roma costituisce una delle più rilevanti occasioni per la riflessione ed il confronto sulle strategie che la comunità internazionale dovrà adottare per assicurare il diritto alla sicurezza alimentare per tutti; (omissis) impegna il Governo: 3. ad appoggiare ogni processo teso a moderare gli impatti negativi della liberalizzazione degli scambi per i paesi più poveri e con un debito insostenibile; 6. a sostenere le politiche che perseguano uno sviluppo alimentare, agricolo e rurale sostenibile;   
  • 10-Noi, più di 500 rappresentanti provenienti da oltre 80 paesi, di organizzazioni di contadini / agricoltori familiari, pescatori artigianali, popoli indigeni, popoli senza terra, lavoratori rurali, migranti, pastori, comunità forestali, donne, giovani, consumatori e movimenti ambientalisti e urbani si sono riuniti nel villaggio di Nyéléni a Sélingué, Mali per rafforzare un movimento globale per la sovranità alimentare. Lo stiamo facendo, mattone dopo mattone, come viviamo qui in capanne costruite a mano nella tradizione locale, e mangiano cibo che viene prodotto e preparato dalla comunità di Sélingué. Diamo al nostro sforzo collettivo il nome “Nyléni” come tributo e ispirazione da una leggendaria contadina del Mali che coltivava e nutriva bene i suoi popoli. La maggior parte di noi sono produttori di cibo e sono pronti, capaci e disposti a nutrire tutti i popoli del mondo. Il nostro patrimonio di produttori alimentari è fondamentale per il futuro dell’umanità. Ciò è particolarmente vero nel caso delle donne e dei popoli indigeni che sono creatori storici della conoscenza del cibo e dell'agricoltura e sono svalutati. Ma questa eredità e le nostre capacità di produrre cibo sano, buono e abbondante sono minacciate e minate dal neoliberismo e dal capitalismo globale. La sovranità alimentare ci dà la speranza e il potere di preservare, recuperare e costruire sul nostro cibo producendo conoscenze e capacità. La sovranità alimentare include il diritto al cibo, il diritto dei popoli a cibo salutare e culturalmente appropriato, prodotto con metodi socialmente giusti ed ecologicamente sensibili. Include il diritto dei popoli di partecipare nel processo decisionale e di definire i propri sistemi alimentari, agricoli, di allevamento e di  pesca. Difende gli interessi e l’inclusione della successiva generazione e sostiene nuove relazioni libere dall’oppressione e dalla diseguaglianza fra uomini e donne, fra i popoli, fra i gruppi razziali e fra le classi sociali. Promuove una genuina riforma e la condivisione dei territori produttivi dalla minaccia della privatizzazione e dell’espulsione .

  • 11-Quando le atrocità commesse dalla Germania nazista divennero pienamente evidenti dopo la guerra, il consenso all'interno della comunità mondiale era che la Carta delle Nazioni Unite non definiva sufficientemente i diritti a cui si riferiva. Si è ritenuto necessario creare una dichiarazione universale che specificava i diritti degli individui in modo da dare attuazione alle disposizioni della Carta in materia di diritti umani. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (UDHR) è un documento internazionale adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che sancisce i diritti e le libertà di tutti gli esseri umani.  
  • 12-Tutti i popoli hanno il diritto di autodeterminazione. In virtù di questo diritto, essi decidono liberamente del loro statuto politico e perseguono liberamente il loro sviluppo economico, sociale e culturale. Per raggiungere i loro fini, tutti i popoli possono disporre liberamente delle proprie ricchezze e delle proprie risorse naturali, senza pregiudizio degli obblighi derivanti dalla cooperazione economica internazionale, fondata sul principio del mutuo interesse, e dal diritto internazionale. In nessun caso un popolo può essere privato dei propri mezzi di sussistenza. 
  • 13-Un altro problema che è emerso è che nei settori dei conflitti e delle guerre, il diritto al cibo dovrebbe essere supremo e il cibo non essere usato come strumento politico. Le raccomandazioni delle ONG e delle OSC erano di garantire e proteggere un approccio basato sui diritti, riconoscendo l'emancipazione dei popoli e delle loro comunità; il diritto al cibo e alla produzione; l'accesso alle risorse produttive e ai mezzi di produzione; le scelte alimentari; la sicurezza delle sementi; il commercio equo e l'accesso ai mercati locali; e il diritto di determinare le politiche alimentari e agricole. Era responsabilità delle nazioni garantire questi diritti. La proposta era una convenzione sulla sovranità alimentare per proteggere questi diritti.  
  • 14- stragrande maggioranza (70%) della popolazione mondiale è alimentata e nutrita da sistemi ecologici locali di produzione alimentare. Ma questi sistemi sono gravemente minacciati e minati dai sistemi industriali dell’agricoltura che sono controllati dalle corporazioni e promossi dai governi. L'agricoltura industriale è guidata per massimizzare ciò che può estrarre dal terreno, letteralmente ad ogni costo. I suoli stanno diventando affamati e dipendenti da fertilizzanti chimici e input, distruggendo la biodiversità e la resilienza. L’idea di Sovranità Alimentare si è sviluppata come risposta alle crisi che affrontano gli agricoltori e i sistemi alimentari del mondo. Non è stato sviluppato da economisti, politici, accademici o aziende. Il concetto di Sovranità Alimentare si è evoluto attraverso l’esperienza e l’analisi delle persone da cui dipende ancora l’approvvigionamento alimentare del mondo: gli stessi produttori di alimenti su piccola scala. Non si basa quindi su teorie astratte sul profitto, sulla crescita e sul PIL. La sovranità alimentare è radicata nelle complesse realtà della produzione, dell’acquisto, della vendita e del consumo di cibo. Non è un’idea nuova, ma riconosce tutte le dimensioni di un sistema alimentare sano, etico e giusto. La sovranità alimentare è quindi un sistema più olistico della sicurezza alimentare. Riconosce che il controllo sul sistema alimentare deve rimanere nelle mani degli agricoltori, per i quali l'agricoltura è sia un modo di vivere che un mezzo per produrre cibo.  
  • 16-Wezel, A., Bellon, S., Doré, T. et al. Agroecology as a science, a movement and a practice. A review. Agron. Sustain. Dev. 29, 503–515 (2009). https://doi.org/10.1051/agro/2009004 




GIANLUIGI MAZZOLARI


Agronomo, laureato in Scienze Agrarie presso l'UCSC di Piacenza. Ha percorso la propria carriera professionale presso aziende multinazionali nel settore alimentare. Ora esercita attività di consulenza agro-alimentare.

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